Avere sempre la costante sensazione di non essere abbastanza, di non sentirsi abbastanza, di non sentirsi parte di un mondo che esiste solo nella propria mente, di un mondo che, al di là di tutto, resta l’unico luogo in cui potersi rifugiarsi. E allora vivere in una costante attesa, vivere con la speranza che un giorno i proprio sogni saranno finalmente guardati, i propri occhi capiti, la propria vita ammirata. A volte, è presto credere nei sogni, è presto per diventare chi si è sempre stati, per rivelare segreti che non si hanno la forza di pronunciare o anche solo per urlare a mondi sordi <<Io ci sono>>. E’ invisibile, l’anima, in quei momenti. Invisibile. E si è costretti a mentire, a mentire agli altri come a sé stessi, solo perché non si ha il coraggio di abbandonare amori in cui non si ha mai avuto la forza di credere, di abbandonare persone che sono state tali solo in pochi attimi. Si pensa che l’amore possa sconfiggere ostacoli, possa perdonare tutto, possa accettare tutto. E si crede anche… che qualcuno abbia finalmente capito i sogni, stelle che brillano sugli occhi.
Si crede.
Si crede nelle persone.
Si crede nell’amore.
Si crede in quella vita che stupisce, così come delude.
E si continua così.. si continua a credere, mentre sogni si trasformano in polvere, mentre occhi cercano ancora quelle stelle. E intanto la vita va avanti così.. noi andiamo avanti così.. e quando ci rendiamo conto che la realtà non è altro che un’enorme sfera di cristallo costruita da qualcuno che voleva manipolarci.. è troppo tardi. Non possiamo tornare indietro, non possiamo farlo per gli altri, così come per noi stessi. Allora prendiamo l’aspetto di burattini, e siamo felici. Lo siamo mentre il mondo crea sorrisi, costruisce sguardi, lo siamo mentre il mondo ci guarda dall’alto e non ci conosce più. Noi non siamo più noi, o forse non lo siamo mai stati, forse non siamo mai nati davvero, forse siamo già morti. Ci ritroviamo ad occhi chiusi, mentre preghiamo a divinità umane, e tutto diviene teatro. La nostra vita è uno spettacolo. Da attori, ci ritroviamo ad occhi chiusi mentre recitiamo parti in cui non crediamo, che non sogniamo, che non amiamo. Siamo corpi privi di spiriti, siamo vite prive di carne. Il mondo ci ruota attorno, e non ci conosce più. Noi non ci conosciamo più. Chi siamo?
Se qualcuno avesse guardato con attenzione le opere di Margaret Keane, la verità si sarebbe svelata. Occhi grandi, grandi come cuori che urlavano in cerca di aiuto, grandi come anime fragili che non avevano il coraggio di lottare. Erano così grandi, quegli occhi, che il mondo quasi ne aveva paura, come se qualcuno lo guardasse dall’alto e avesse la forza di svelare la verità. I volti di Margaret parlavano, e nessuno li aveva ascoltati. Se solo fosse successo… Margaret avrebbe avuto presto il coraggio di uscire da quella sfera di cristallo ed urlare <<Io ci sono>>. Ma purtroppo, fu qualcun altro a farlo per lei, fu qualcun altro a diventare lei.
Questa storia ha inizio a Berlino nel 1946, quando un giovane americano di nome Walter Keane era appena giunto in Europa per imparare a dipingere. Improvvisamente, egli venne colpito dagli
occhi dei bambini che cercavano il cibo nella spazzatura: cominciò a realizzare degli schizzi di queste piccole vittime della guerra con i loro lividi, le loro menti e i loro corpi lacerati. Keane divenne un fenomeno dell’arte e, accompagnate dal desiderio della gente di appendere alle pareti dei quadri, le sue opere iniziarono ad essere acquistate in maniera spropositata. Walter Keane era l’artista del momento. Tra Berlino e il successo, egli aveva conosciuto la sua futura moglie, Margaret Keane, durante una mostra a San Francisco, nel 1955. Walter era allora ancora un artista sconosciuto, ma Margaret gli avrebbe detto: <<sei il migliore artista del mondo>>. I due si sarebbero così innamorati, mentre lui continuava ad essere una delle persone più famose di Berlino, e poi del mondo. Agli inizi del 1960, stampe e cartoline con i bambini dagli occhi grandi erano vendute a milioni. Persone famose come Natalie Wood, Joan Crawford, Dean Martin, Jerry Lewis e Kim Novak e molte altre star di Hollywood comprarono degli originali. Qualche quadro venne acquistato anche da musei negli Stati Uniti, a Madrid, in Messico e a Tokyo. Walter e Margaret si trasferirono in una grande casa con piscina e iniziarono a frequentare personaggi celebri. Nel 1964, un capolavoro intitolato “Tomorrow forever” (che rappresentava un centinaio di bambini tristi dagli occhi grandi di ogni etnia) venne appeso all’Esposizione Universale di New York nel padiglione dedicato all’istruzione. Era un enorme successo la loro vita, era per Walter Keane costante lusso e benessere. E per il mondo era felicità.
Trascorse molto tempo prima di capire che non era questa la vera storia da raccontare nei libri di storia dell’arte, o da raccontare alle umanità future. Trascorse molto tempo prima di conoscere la vera storia.
Questa storia ha inizio a Berlino nel 1946, quando un giovane americano di nome Walter Keane era appena giunto in Europa per imparare a dipingere. La stessa notte del suo arrivo, Walter e Margaret si incontrarono, e divennero amanti. Walter rimase impressionato dal talento artistico della donna, che raffigurava nelle opere bambini tristi con occhi grandi quanto la loro sofferenza. I primi due anni della loro vita furono felici, ma tutto cambiò una notte in cui Margaret accompagnò il marito in un club di San Francisco in cui si esibivano comici come Lenny Bruce e Bill Cosby, con il desiderio di mostrare i quadri della donna al pubblico. Ebbero un grande successo, quelle opere, quella notte. Tutto andò alla perfezione, ad eccezione del fatto che veniva raccontato alla gente che esse erano dipinte da Walter Keane. Egli si prese il merito di quadri che non aveva dipinto e Margaret si rese improvvisamente conto che ai suoi committenti e ai suoi clienti, Walter raccontava una falsità. Tornati a casa, lui disse che avevano bisogno di soldi e che le persone erano più propense ad acquistare un dipinto se pensavano di parlare o di comprarlo direttamente dall’artista. Così, per i dieci anni successivi, Margaret annuì con rispettosa ammirazione ogni volta che il marito diceva di essere il miglior pittore di occhi dei tempi, e continuò a dipingere quadri che Walter vendeva spacciandoli per suoi. Si sentiva in trappola, Margaret, ma non aveva la forza di lasciarlo , non aveva la forza di urlare al mondo che i suoi sogni erano reali, che lei era reale, che lei esisteva. E invece.. invece, nessuno la vedeva. Invisibile era agli occhi degli altri, invisibile era ai suoi occhi. Dal loro matrimonio, era intanto nata la loro figlia e questo contribuì a non trovare quel coraggio che le mancava: le servivano soldi per mantenerla, e quella era l’unica soluzione. Iniziarono ad essere vendute milioni di stampe e cartoline con i bambini dagli occhi grandi, e personaggi famosi acquistavano gli originali. La famiglia si trasferì in una grande villa con piscina e, in una stanza nascosta, fu posizionato lo studio in cui Margaret lavorava, all’oscuro di tutti e persino della figlia; dipingeva anche sedici ore al giorno, in quella stanza sempre buia e, quando il marito non era a casa, le telefonava per assicurarsi che la donna non fosse uscita. Egli la minacciava e le ordinava in continuazione dipinti con soggetti diversi, trasformandola in burattino da manovrare, in sorrisi da creare, in sguardi da costruire. Era un inferno senza fine, la vita di Margaret. E lo divenne ancor di più quando il marito le ordinò di realizzare quello che sarebbe dovuto essere il suo capolavoro, intitolato poi “Tomorrow forever”, che venne appeso nel 1964 all’Esposizione Universale di New York nel padiglione dedicato all’istruzione. Non era amore, il loro. Non lo era mai stato. E non lo sarebbe diventato mai. Walter Keane era un truffatore, e quando Margaret lo capii del tutto decise di divorziare dall’uomo. Dopo dieci anni di matrimonio, i due si separarono ma Margaret promise all’ex marito che avrebbe segretamente continuato a dipingere per lui, e lo fece, per un po’. La donna si trasferì con la figlia alle Hawaii e da lì inviava più di 20 o 30 opere al mese; lui si era trasferito nella casa di un pescatore in California, e aveva costanti problemi di alcolismo. Poi accadde qualcosa.. accadde che Margaret abbandonò sorrisi creati, sguardi costruiti, abbandonò il suo corpo da burattino per diventare sé stessa, per diventare donna. Decise così di iniziare a lottare. Decise che quell’uomo non l’avrebbe mai più raggirata, manipolata, delusa. Iniziò con qualche breve dichiarazione in un’intervista nel 1970; lui si difese attaccandola. Fu solo verso la fine degli anni Ottanta che Margaret citò l’ex marito in tribunale.
Se qualcuno avesse guardato con attenzione le opere di Margaret Keane, la verità si sarebbe svelata. Occhi grandi, grandi come cuori che urlavano in cerca di aiuto, grandi come anime fragili che non avevano il coraggio di lottare. Erano così grandi, quegli occhi, che il mondo quasi ne aveva paura, come se qualcuno lo guardasse dall’alto e avesse la forza di svelare la verità. I volti di Margaret parlavano, e nessuno li aveva ascoltati. Se solo fosse successo… Margaret avrebbe avuto presto il coraggio di uscire da quella sfera di cristallo ed urlare <<Io ci sono>>. Ma purtroppo, fu qualcun altro a farlo per lei, fu qualcun altro a diventare lei.
Fu il mondo a parlare per lei, gli occhi parlarono per lei.
Walter e Margaret si incontrarono in tribunale dinnanzi al giudice, per stabilire la verità, una verità in cui nessuno aveva mai creduto. C’era solo un modo per scoprirla. Il giudice chiese ad entrambi di dipingere un bambino dagli occhi grandi proprio lì davanti a tutti, in aula. Margaret finì il quadro in 53 minuti. Walter disse che non poteva farlo perché aveva male a una spalla.
Fu lei a vincere la causa, e fu autorizzata a firmare da quel momento i dipinti. Avrebbe dovuto ricevere un risarcimento di 4 milioni di dollari dall’ex marito, risarcimento che non ricevette mai perché Walter aveva speso tutto e non aveva ormai più nulla.
E si concluse così la storia di Walter e Margaret Keane, storia che ha portato al mondo la consapevolezza che credere in comode apparenze non è solo errore; è soprattutto restare immobile e non poter essere mai sé stessi. Perché purtroppo accade sempre così…
Si crede.
Si crede nelle persone.
Si crede nell’amore.
Si crede in quella vita che stupisce, così come delude.
E si continua così.. si continua a credere, mentre sogni si trasformano in polvere, mentre occhi cercano ancora quelle stelle. E intanto la vita va avanti così.. noi andiamo avanti così.. e quando ci rendiamo conto che la realtà non è altro che un’enorme sfera di cristallo costruita da qualcuno che voleva manipolarci.. è troppo tardi. Non possiamo tornare indietro, non possiamo farlo per gli altri, così come per noi stessi. Allora prendiamo l’aspetto di burattini, e siamo felici. Lo siamo mentre il mondo crea sorrisi, costruisce sguardi, lo siamo mentre il mondo ci guarda dall’alto e non ci conosce più. Noi non siamo più noi, o forse non lo siamo mai stati, forse non siamo mai nati davvero, forse siamo già morti. Ci ritroviamo ad occhi chiusi, mentre preghiamo a divinità umane, e tutto diviene teatro. La nostra vita è uno spettacolo. Da attori, ci ritroviamo ad occhi chiusi mentre recitiamo parti in cui non crediamo, che non sogniamo, che non amiamo. Siamo corpi privi di spiriti, siamo vite prive di carne. Il mondo ci ruota attorno, e non ci conosce più. Noi non ci conosciamo più. Chi siamo?
<<Chi sono?>>, si ripeteva Margaret.
<<Chi sei??>>, le ripeteva il mondo.
Margaret è semplicemente una donna che non si è arresa, è semplicemente una sognatrice, una persona che ha creduto nelle persone, così come nei sogni. E non c’è stato attimo in cui non ha creduto di poter morire, improvvisamente, morire dentro.. solo perché il suo corpo era burattino, e qualcuno la manipolava. Margaret è semplicemente una donna che ha urlato <<Io ci sono!>>, lo ha urlato in quegli occhi grandi quanto la sua sofferenza. E se solo qualcuno li avesse guardati davvero, avrebbe capito.. e non ci sarebbero stati sorrisi creati, sguardi costruiti. Margaret non sarebbe mai stata Walter.
Walter Keane morì nel 2000, malato di disturbo delirante. Margaret, invece, oggi ha 87 anni ed è una delle artiste contemporanee più famose del mondo. Gli occhi dei suoi bambini parlano ad un mondo che ha oggi imparato ad ascoltare e a credere, perché nonostante tutto..
Si crede.
Si crede nelle persone.
Si crede nell’amore.
E si continua così.. si continua fin quando un Walter Keane non entra nella nostra vita e ci trasforma in burattini.
Lo incontreremo prima o poi, e noi, travestite da Margaret, avremo la forza di urlare <<Io ci sono>> a mondi sordi.
Lo faremo dipingendo, lo faremo scrivendo, lo faremo ridendo.
Ma lo faremo.
E sarà un niente poi la felicità.
Articolo realizzato da Stefania Meneghella