Avere tra le mani una costante sensazione di perdita, il ricordo di una persona cara, e doversi tuffare nei suoi occhi ormai volati in cieli sempre più distanti, in luoghi sempre più irraggiungibili.
Camminare in strade divenute sentieri, mentre si cerca una mano da stringere, un cuore da amare.. essere soli, in quei sentieri.. soli mentre si chiudono occhi che non hanno la forza di guardare realtà divenute crudeli, soli mentre balenano nella mente immagini che non hanno la forza di essere rimosse. E allora vivere diventa sfida, diventa una gara a cui si vorrebbe vincere, ma non si ha il coraggio di farlo. Troppo grandi i pensieri che attanagliano anime, troppo grandi gli eventi che distruggono spiriti. Troppo grande la crudeltà che investe umanità ingenue; e non si ha la forza di sopravvivere, il coraggio viene a mancare e tutto intorno a sé diviene cenere. Cenere che si spolverizza nell’aria e vola, vola come fiori liberi di sbocciare, come farfalle libere di amare. E forse la libertà resta l’unico miracolo a cui si ha sempre la forza di assistere. Avere tra le mani fogli di carta rovinati, mentre parole prosciugate diventano ossigeno per chi non riesce ad amare nuovamente, per chi non riesce a trasformare quei sentieri colmi di ciottoli in strade sempre tassellate di mete. Ma intanto, cristallizzati nella propria solitudine, si continuano a chiudere occhi e a sognare volti, voci, parole dettate dal cuore; a sognare quell’ultima volta in cui due occhi sono stati guardati davvero e, inconsciamente, hanno pronunciato addii non voluti, sentimenti inconfessati, quell’ultima volta in cui il calore della voce si è trasformato in colore, colore da ricordare nei momenti in cui il nero diventa sfondo, e si crede che tutto sia stato perduto. Perduto perché umanità ingenue hanno ceduto il posto ad umanità crudeli, e il male è divenuto protagonista di uno spettacolo a cui non si vorrebbe mai assistere, di cui il mondo ne è stato spettatore, dando spazio a sofferenze e dolori, dando spazio a quella parte di Terra che dovrebbe volare via in luoghi sconosciuti. Sono state tante le grandi sofferenze che l’intera umanità ha dovuto attraversare, sono stati tanti i momenti in cui si credeva che dovesse terminare tutto ciò che avevamo costruito, solo perché il male voleva vincere questa battaglia, iniziata da sempre; sono stati tanti gli attimi di perdita, e di pianti, e di urla, in cui l’unica soluzione era morire, per poter rifugiarsi anche solo per istanti in quei luoghi in cui davvero un sorriso diventa oro, e l’abbraccio di chi ci ama argento, in cui le uniche armi sono piume, da usare in quei momenti in cui una carezza salva fragili umanità.
Tra queste grandi sofferenze, l’avvenimento che forse più di tutti ha scosso i cuori e le anime più fragili è avvenuto l’11 settembre 2001, data in cui hanno avuto luogo una serie di quattro attacchi suicidi che hanno causato la morte di quasi 3000 persone. Tremila anime, tremila vite, ognuno con una propria storia, ognuno con un proprio amore, ognuno con occhi che ancora oggi osservano come angeli e conducono in strade sempre più tassellate di mete. Quella mattina, diciannove affiliati all’organizzazione terroristica di matrice fondamentalista islamica al-Qāʿida dirottarono quattro voli civili commerciali. I terroristi fecero schiantare due degli aerei sulle torri nord e sud del World Trade Center di New York, causando il collasso di entrambi i grattacieli. Il terzo aereo venne invece dirottato contro il Pentagono; il quarto, diretto contro il Campidoglio o la Casa Bianca a Washington, si schiantò in un campo vicino Shanksville, nella Pennsylvania. E subito tutto divenne incubo: le vite di tremila persone rimasero cristallizzate nel cosmo, e i loro occhi si tramutarono in stelle che brillano quando tutto è buio, e i loro sorrisi nella luce del Sole che illumina i volti di chi li ama.Tremila stelle brillano nel cielo, e Jim è tra queste.
Il suo vero nome era James Micheal Gartenberg, volato via dalla Torre Nord a 35 anni, nel suo ultimo giorno al World Trade Center, avendo trovato un nuovo lavoro come agente immobiliare a Midtown. Jim era sposato da 7 anni con Jill, l’amore della sua vita, e insieme avevano due figlie: Nicole, di due anni, e Jamie, ancora nel grembo materno. Quella mattina, Jim era uscito di casa molto presto, convinto che il suo ultimo giorno sarebbe stato un giorno perfetto, un giorno che avrebbe ricordato per sempre perché gli avrebbe permesso di chiudere un capitolo della sua vita e iniziarne uno nuovo, avente come prima pagina la nascita della sua secondogenita. Si recò all’86esimo piano della Torre Nord, e iniziò normalmente il suo lavoro. Erano le 9.59 quando la vita di Jim e della sua famiglia e di tremila persone e dell’intera umanità cambiò radicalmente. Il volo United Airlines 175 si schiantò sulla torre meridionale che, dopo un incendio di 56 minuti, crollò; la torre settentrionale (torre in cui era presente Jim) collassò, invece, alle 10.28, dopo un incendio di circa 102 minuti, tempo che permise alle vittime di dichiarare amori mai confessati, o di affermare sentimenti già scoperti, o di avere paura e scappare. Così Jim raccolse il telefono e chiamò sua moglie: <<C’è un incendio. Ti amo, riferisci a Nicole che la amo. Non so se mi riprenderò, vi amo così tanto>>. Furono queste le ultime parole di Jim, furono queste le parole che la moglie Jill ricorderà per sempre, in quei momenti in cui il buio prende il sopravvento e allora si ha bisogno del colore della sua voce. Perché accadono eventi che sconvolgono l’animo umano, accadono eventi in cui tutto il mondo resta immobile, ad occhi chiusi, ad attendere qualcosa che permetterà al bene di vincere finalmente la sua battaglia. Jim è così divenuto stella, è divenuto una delle tante persone a cui si dovrebbe pensare ogni qualvolta un pugno sostituisce una carezza; egli è divenuto angelo, angelo che custodisce i cuori, non solo di Jamie e Nicole o di Jill, ma dell’intera umanità. “Quando camminavamo per la città avresti voluto dare sempre un cambio ai senzatetto per strada” – scrive la moglie Jill in una lettera al marito – “la tua risposta era semplice: <<abbiamo più di loro>>. Vedevi sempre il meglio nelle persone; non hai mai giudicato”. Perché Jim era così: Jim riusciva sempre a donare aiuti a mani bisognose o a cuori fragili; Jim non era solo buono, lui era il bene. E quando qualcuno rappresenta il bene, il male vuole portarselo via, convinto che questo funzioni per distruggere l’umanità, convinto che persone come Jim siano destinate a scomparire. E allora succede che vivere diventa combattere, combattere contro chi distrugge vite solo per paura di vivere la propria, solo per paura che qualcuno di migliore sia capace di migliorare mondi. Erano le 9.59 dell’11 settembre 2001 quando la vita di Jim e della sua famiglia e di tremila persone e dell’intera umanità cambiò radicalmente: molti potrebbero credere che da allora solo buio invase quelle anime bisognose; in realtà corpi divenuti angeli divennero non solo stelle, ma interi cieli che sovrastano le nostre esistenze, mentre ci guidano in percorsi sempre più tassellati di mete. Oggi le figlie di Jim, Nicole e Jamie, hanno 16 e 14 anni. Ricordano il loro padre come se fosse ancora vivo, come se l’avessero conosciuto davvero, e chiedono ogni giorno, ancora oggi, di guardare il filmato del matrimonio dei loro genitori, per vedere Jim ancora “vivo e felice”. Perché accade così… sono riusciti a spezzare quel bene che era contenuto nella parte più segreta dell’umanità, sono riusciti a creare sofferenze, dolori, pianti, urla, sono riusciti a distruggere tutto ciò che avevamo creato ma oggi… il mondo resta ancora l’unico posto in cui si può vincere quella battaglia da cui tanto speriamo di uscire, e la forza ce la danno loro.. ce la dà Jim che, con le tremila persone rimaste uccise negli attentati, illuminano vite fragili e deboli, vite che non hanno il coraggio di mettersi in gioco e di distruggere quella parte di male che da sempre esiste.
E così, ci si ritrova tra le mani una costante sensazione di perdita, il ricordo di una persona cara, e ci si tuffa nei suoi occhi ormai volati in cieli sempre più distanti, in luoghi sempre più irraggiungibili. Si cammina in strade divenute sentieri, mentre si cerca una mano da stringere, un cuore da amare.. si è soli, in quei sentieri.. soli mentre si chiudono occhi che non hanno la forza di guardare realtà divenute crudeli, soli mentre balenano nella mente immagini che non hanno la forza di essere rimosse. E allora vivere diventa sfida, diventa una gara a cui si vorrebbe vincere. Il male cerca di distruggere il bene, e non sembra esserci soluzione per conquistare la vittoria finale, non sembra esserci soluzione per essere chi si vuole diventare. Eppure… ogni sera, mentre tutto è buio, mentre i ciottoli diventano sempre più piccoli e quasi si intravedono, mentre iniziamo a correre in sentieri sconosciuti, mentre tutto questo diventa incubo, ogni sera, alziamo gli occhi al cielo e stelle diventano occhi, occhi che sorridono, occhi che ci sussurrano parole pronunciate con cuori divenuti angeli, occhi che ci svelano segreti, e ci conducono in questa battaglia di cui da sempre siamo i protagonisti.
E allora un sorriso diventa oro, l’abbraccio di chi ci ama argento e le uniche armi sono piume da usare in quei momenti in cui una carezza salva fragili umanità.
E improvvisamente, tutto diviene miracolo.
Articolo realizzato da Stefania Meneghella