Il telescopio spaziale Hubble ESA/NASA, in orbita terrestre dal 1990, ha catturato una stella morente 90 volte la massa del Sole, e 5 milioni di volte più luminosa della nostra stella. Gli astronomi ritengono che la stella esploderà in supernova, o addirittura ipernova entro il prossimo milione di anni, anche se non si esclude che ciò possa accadere da qui a qualche migliaio di anni.
All’inizio del XIX secolo, il sistema stellare binario Eta Carinae era debole e indistinto. Nei primi decenni del secolo, una delle due stelle del sistema, divenne sempre più luminosa, finché, nell’aprile del 1843, divenne la seconda stella più luminosa del cielo, eclissata solo da Sirio (che è quasi mille volte più vicina alla Terra). Negli anni che seguirono, gradualmente si affievolì di nuovo e nel XX secolo era totalmente invisibile ad occhio nudo.
Da allora la stella ha continuato a variare di luminosità e, sebbene sia di nuovo visibile ad occhio nudo in una notte buia, non si è mai più avvicinata al suo picco del 1843.
La più grande delle due stelle nel sistema Eta Carinae è una stella enorme e instabile che si sta avvicinando alla fine della sua vita, e l’evento osservato dagli astronomi del XIX secolo è stata un’esperienza stellare di pre-morte.
Sebbene gli astronomi del 19° secolo non avessero telescopi abbastanza potenti per osservarla nel dettaglio, i suoi effetti possono essere studiati oggi. Le enormi nubi di materia espulse un secolo e mezzo fa, note come Nebulosa Homunculus, sono state un bersaglio regolare per Hubble sin dal suo lancio nel 1990. Questa immagine, scattata con Advanced Camera for Surveys High Resolution Channel è la più dettagliata ancora oggi, e mostra come il materiale della stella non sia stato espulso in modo uniforme, ma formi un’enorme forma a “manubrio”.
Eta Carinae non è interessante solo per il suo passato, ma anche per il suo futuro. È una delle stelle più vicine alla Terra, che probabilmente esploderà in una supernova in un futuro relativamente prossimo (sebbene in tempi astronomici il “futuro prossimo” potrebbe essere ancora lontano un milione di anni).
- Cover image credit: NASA, ESA, and the Hubble SM4 ERO Team