Heretic e l’attrazione del cinema verso gli psicopatici con personalità multiple

La relazione tra il cinema e i serial killer si è evoluta nel corso degli anni, diventando una delle più affascinanti e durature nella storia della Settima Arte. Questo legame non è nato da un semplice colpo di fulmine, ma ha richiesto un processo complesso e un trauma iniziale che ha spinto i narratori a esplorare tematiche inquietanti. La fascinazione per questa figura oscura ha generato una vera e propria sbornia cinematografica, alimentata da dettagli e attenzioni quotidiane che continuano a catturare l’attenzione del pubblico.

Heretic: un nuovo capitolo nel legame tra cinema e serial killer

La pellicola Heretic, diretta da Scott Beck e Bryan Woods, con Hugh Grant nel ruolo del misterioso Signor Reed, rappresenta un nuovo tassello in questo vasto mosaico narrativo. Il film, che debutterà nelle sale il 27 febbraio 2025 grazie a Eagle Pictures, non solo si inserisce in questa tradizione, ma evidenzia un elemento cruciale per il successo di queste storie: l’analisi della patologia mentale. Questo approccio ha contribuito a diversificare il genere, dando vita a sottogeneri che esplorano le complessità psicologiche dei protagonisti.

Uno dei temi più ricorrenti è quello legato ai personaggi affetti da disturbo dissociativo dell’identità (DID), noto in passato come disturbo di personalità multipla. Questa condizione affascina il pubblico, poiché crea un ponte identificativo tra l’individuo psicopatico e lo spettatore, generando al contempo un senso di disorientamento per l’imprevedibilità delle azioni del protagonista. Questa narrazione, intrisa di caos, si rivela particolarmente efficace per intrattenere e stimolare l’interesse.

Il disturbo dissociativo dell’identità e il suo impatto

Secondo il DSM-5-TR, il disturbo dissociativo dell’identità è caratterizzato da una disgregazione dell’identità, manifestata attraverso due o più stati di personalità distinti. Questa condizione è descritta come un’esperienza di possessione in alcune culture e comporta una marcata discontinuità nel senso di sé, accompagnata da alterazioni affettive e cognitive. L’evidente caos esistenziale che accompagna questi individui ha attratto l’attenzione di narratori e cineasti, anche prima della sua ufficializzazione nel 1978, quando il caso di William Stanley Milligan portò alla luce la complessità di tale patologia.

La storia di Milligan, raccontata nel bestseller di Daniel Keyes, Una stanza piena di gente, ha stimolato l’interesse per un possibile adattamento cinematografico. Sebbene il progetto con Leonardo DiCaprio e James Cameron non si sia mai concretizzato, nel 2023 è stata realizzata una miniserie su Apple TV+ intitolata The Crowded Room, con Tom Holland nel ruolo di Billy, che ha riportato alla ribalta questa tematica.

Da Psycho a Heretic: l’evoluzione del serial killer nel cinema

La figura del serial killer ha radici profonde nel cinema, con il primo grande esempio rappresentato da Norman Bates, interpretato da Anthony Perkins in Psycho di Alfred Hitchcock. Questo personaggio, ispirato a Edward Gein, ha segnato un punto di svolta, introducendo il pubblico a una nuova forma di horror che rifletteva le ansie sociali degli anni ’50 negli Stati Uniti. Bates è diventato l’archetipo del serial killer, aprendo la strada a una corrente cinematografica che ha continuato a evolversi nel tempo.

Attori come Edward Norton hanno costruito parte della loro carriera interpretando personaggi affetti da disturbi mentali, come nel caso di Roy/Aroon Stampler in Schegge di paura del 1996. Questo film ha cavalcato l’onda dell’exploitation legata ai serial killer, mentre registi come Brian De Palma hanno continuato a esplorare queste tematiche, come dimostrato in Doppia personalità del 1992.

Il film Heretic si inserisce perfettamente in questa tradizione, offrendo a Hugh Grant l’opportunità di sfoggiare le sue doti attoriali, creando un personaggio complesso e affascinante. La pellicola promette di arricchire il panorama cinematografico con una nuova storia che si unisce a un patrimonio narrativo già vasto e intrigante.

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Gianni Losaco