Harry Marshall è tornato sulla scena musicale mondiale con il nuovo singolo Cost of Living, che rappresenta una vera e propria denuncia sociale contro il governo inglese. L’artista parla infatti di quanto sia difficile, nella società britannica, continuare la lotta alla povertà e alla sopravvivenza. Ce ne ha parlato in questa intervista.
Com’è nato il tuo primo approccio alla musica?
Quando avevo 9 anni, mia madre mi portò a delle lezioni di canto perché, per qualche ragione, avevo un’abilità a memorizzare tutte i testi delle canzoni che passavano alla radio e anche a cantarle. E’ così che è nato tutto per me; poi ho iniziato a scrivere poesie all’età di 10 anni e a scrivere canzoni quando ne avevo 11, finché non ho deciso che avrei dedicato la mia intera vita a questo. Oggi sono così grato a mia madre per avermi spronato nella musica quando avevo solo 9 anni, e per aver pensato “potrebbe essere bravo“.
Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?
Avevo 12 anni quando ho deciso che avrei voluto fare questo per tutta la mia vita, e non sono mai tornato indietro.
Parliamo del tuo nuovo singolo Cost of Living: dove nasce l’idea per questo brano?
Cost of Living è nato dalla frustrazione per il sistema classista in cui viviamo. I nepo baby privilegiati dominano l’industria musicale e l’1% sta distruggendo la gente della classe operaia di tutti i giorni. Gli infermieri usano i banchi alimentari perché “non c’è l’albero dei soldi“, ma lo Stato può permettersi di buttare 250 milioni di sterline di denaro dei contribuenti all’Incoronazione del nuovo Re. È pazzesco per me e sono così arrabbiato per l’intera faccenda.
La tua è una denuncia sociale e politica che rivolgi principalmente ai governanti. Quali sono le tue aspettative? Quanto pensi che la musica possa portare a un cambiamento nella società?
Non ho risposte, ma quello che so è che l’attuale partito è al potere da più di un decennio e la disparità tra ricchi e poveri è aumentata; il numero di miliardari è intanto aumentato notevolmente. 14 milioni di persone vivono in povertà nel Regno Unito in questo momento e non si fa nulla. Nel corso del tempo la musica di protesta è stata al centro del cambiamento sociale, e se la mia canzone ispira una persona a fermarsi, pensare “Basta!” e lottare per il cambiamento, allora questo brano ha fatto esattamente ciò che intendevo.
Come ti sei approcciato a questo genere musicale? Chi sono stati i tuoi maestri musicali?
Ho sempre voluto scrivere una canzone punk, ed è stato piuttosto impegnativo entrare in un nuovo genere e cercare di suonare anche in quel genere. Ma penso che se sei solo inesorabilmente te stesso quando scrivi, risulterà sempre unico a modo suo perché siamo tutti unici nei nostri piccoli modi. Me lo hanno insegnato i miei insegnanti di musica d’infanzia, la signora Narelle e il signor Raschle.
Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?
Mi sono preso un anno di pausa per realizzare questo disco, quindi i miei progetti futuri sono tutti orientati sulla musica dal vivo e sul suonare live queste nuove canzoni. Sto già anticipando spettacoli più grandi e migliori e non vedo l’ora di rivedere tutti i miei fan!