Giuliano Crupi ritorna sulla scena musicale con il nuovo singolo L’Amore è Inopportuno: un brano che risalta in modo potente l’amore in tutte le sue forme. L’artista si racconta in un modo sincero e trasparente, e lo fa abbandonando tutti i filtri che spesso la società ci pone davanti. E’ una musica senza veli, quella di Crupi, e che dimostra ancora una volta quanto il sogno e la passione siano necessari per ricostruire la propria vita sulla felicità. Con alle spalle numerose esperienze musicali, Crupi si occupa oggi di scrivere brani per altri artisti e di fare musica per sé stesso. Ce ne ha parlato in questa intervista, che rappresenta ancora una volta cosa significa per lui la parola Arte.
Come nasce il tuo primo approccio alla musica? Quando hai compreso che sarebbe stata la tua strada?
Sono nato in una casa con un pianoforte, che era di mia madre, e che ho portato a casa mia. Mia madre è infatti pianista, mentre mio padre è musicista. Entrambi molto amanti della musica, la mia naturale propensione è stata stimolata dall’ambiente e questo va a sottolineare quanto l’ambiente sia importante. Insomma, la musica è nata prima di me. Ho studiato chitarra e canto, ho scritto le mie prime canzoni, e mi sono avvicinato al pianoforte circa quattro anni fa. “Filtro” è nata infatti al pianoforte.
Parliamo del tuo ultimo singolo L’amore è inopportuno: dove nasce l’idea per questo brano?
Ogni mia canzone nasce da un momento catartico durante il quale la canzone arriva. E’ sempre così. Non ricerco mai le canzoni in maniera forzata, ma i miei brani arrivano veramente da quel momento catartico in cui, alla fine della scrittura, non ricordo il momento della scrittura. La canzone si manifesta sempre dopo un lungo percorso: non c’è mai un episodio, ma c’è un vissuto. La canzone è sempre un epilogo di un percorso di due mesi o di un anno. Ogni artista deve essere infatti connesso al mondo, alle cose che succedono, al proprio sguardo sul mondo. L’artista dovrebbe essere sempre un grande osservatore e, anche in questo caso, è arrivato dopo un mio percorso di lavoro interiore su me stesso. Un periodo legato al periodo pandemico, ma soprattutto a una mia caduta personale in cui ero in un momento di buio profondo. Ho chiesto aiuto, ho fatto un mio percorso di psicoterapia (durato un anno e mezzo) e questo mi è sempre stato utile perché mi ha messo di fronte uno specchio e mi ha fatto vedere esattamente cosa mi abbia provocato il dolore. Il brano è stato la mia rinascita: ho deciso di non aver più paura dell’amore, delle ferite che l’amore poteva provocare, di non aver paura di essere ferito, le ferite che sentivo vere erano del passato, non mi appartenevano. Questa canzone è il simbolo della mia rinascita, dell’amore verso gli altri e verso me stesso. La musica è un mezzo per portare avanti quello che porto avanti nella vita di tutti i giorni. E’ anche un lavoro quotidiano e non è facile.
Hai collaborato con il noto produttore discografico Francesco Valente. Com’è nato il vostro incontro e come definiresti la vostra collaborazione?
Nel 2015, ho fatto uscire un album con un’etichetta indipendente. Dal 2017 ho fatto invece uscire il mio primo singolo ed è stato prodotto da Stefano Calabrese. Per questi nuovi singoli, ho scelto di cambiare produzione perché volevo sperimentare, volevo trovare dei modi di arrangiare e di lavorare diversamente. Francesco è capitato un po’ per caso, alcuni amici mi hanno fatto il suo nome. Per me la parte umana deve prevalere: dal punto di vista umano mi sono così trovato bene nella nostra prima chiacchierata. Ho capito che era la persona giusta, e che ha la sensibilità giusta per farlo. Il nostro è stato senz’altro un lavoro meraviglioso, sono molto contento di essere entrato nella sua strada.
Il videoclip da te realizzato celebra l’importanza della donazione del sangue. Cosa ti ha ispirato e cosa ti ha insegnato questo importante tuo gesto?
Mi ha spinto sicuramente il fatto che sono un donatore di sangue da più di un anno e mezzo. Anche quella era una cosa che volevo fare da tanto tempo e non riuscivo a fare. E’ stato tutto molto automatico, la canzone è nata alla fine di questo mio percorso come simbolo della mia rinascita e del mettere il mio amore sul piatto. Non poteva non essere che quello, perché camminano sullo stesso treno. Nel momento in cui è avvenuta la registrazione del singolo, ho immaginato dei frame del videoclip in cui raccontare la donazione in modo efficiente. Volevo innanzitutto dare visibilità, dato che questo non succede spesso quando si parla di donazione del sangue. Volevo dare spazio a questa tematica. Non parliamo solo di persone che hanno bisogno una tantum; nel videoclip raccontiamo la storia di una ragazza talassemica che ha bisogno di una sacca di sangue ogni 15 giorni. Ci sono pochissimi donatori, soprattutto nel Lazio. Abbiamo così avuto il patrocinio della Regione e dell’Associazione con cui dono il sangue. Loro mi hanno aiutato con le liberatorie, in un periodo delicato come quello della pandemia. E’ stato fondamentale il loro supporto, e sono molto fiero del risultato. Amo il videoclip perché credo che sia importante per tutti.
Hai realizzato numerose esperienze musicali: c’è stata una che ti è rimasta particolarmente nel cuore?
Ricordo la finale di un concorso che si svolgeva a Maratea; avrei dovuto trovare un posto dove dormire. All’epoca ero in una situazione economica precaria. Partii così con la macchina e dormii in macchina fuori dall’hotel la prima notte. La seconda notte feci amicizia con altri ragazzi, e loro mi fecero entrare dalla finestra dell’albergo. Avevo all’epoca 19 anni. C’è stata poi la finale del Premio Fabrizio De Andrè 2019 che ho ricevuto durante il Festival di Sanremo. De Andrè è uno dei cantautori che amo di più in assoluto, e per me è stato importantissimo. Essere tra i 15 scelti è stata una cosa che mi porto nel cuore. In L’Amore è Inopportuno, nel primo ritornello della strofa, avevamo messo inizialmente l’inizio della canzone de L’Amore perduto per fare un omaggio a Fabrizio. Un avvocato mi ha però suggerito di cercare gli editori della canzone e di chiedere una liberatoria. Li ho trovati, ma loro non ci hanno dato l’autorizzazione.
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Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?
La scorsa settimana abbiamo ricevuto il Premio Sorrisi Rai Cinema Channel 2022 durante il Festival Tulipani di Seta Nera, nella categoria Videoclip. Non so ancora quali saranno i prossimi progetti, stiamo cercando di trovare delle date. Spero che arriveranno presto, è uno degli aspetti più importanti della musica. Sto continuando a scrivere, ed è tutto molto in divenire. Sono stati due mesi intensi per l’uscita del singolo e per la sua promozione live. Spero che arriveranno altre date a breve.
Intervista a cura di Stefania Meneghella