
Giulia Lamarca si racconta (foto ig @giulialamarca) kosmomagazine.it
Giulia Lamarca è sinonimo di forza, ma non è solo questo a renderla speciale. Basta leggere la sua storia per capirne di più.
Quando ci capitano eventi negativi, spesso ci rifugiamo dentro noi stessi per cercare di coglierne le sfumature più colorate, anche se spesso diventa difficile abbandonare quel grigio in cui siamo stati catapultati. Di forza, senza che la vita ci abbia mai chiesto il permesso. Era il 6 ottobre 2011 quando Giulia è stata vittima di un incidente stradale, che l’ha costretta in carrozzina per sempre. Più volte lei stessa ha definito quella data come l’inizio di una nuova vita, di una nuova pagina, di un capitolo tutto diverso da scoprire e anche di un mondo che, prima di allora, non aveva mai nemmeno sfiorato.
Eppure, quel percorso che ha iniziato a fare – non più da sola, ma in due – le ha dato tutta la speranza di cui aveva bisogno. Più di ogni altra cosa, le ha regalato il sorriso, che lei usa come arma in ogni occasione. Sono trascorsi anni da quell’evento, ma oggi Giulia ha saputo costruirsi e mettere la sua storia di vita a disposizione degli altri. Influencer, psicologa e travel blogger, viaggia il mondo insieme al marito e i due bellissimi figli, consapevole del fatto che la vita le ha tolto ma che le ha anche dato tanto. E che quel tanto lei vuole proteggerlo ad ogni costo.
Energia e tanta determinazione. Questo è ciò insegna la tua storia. Com’eri da bambina e quali erano i tuoi sogni più grandi?
Da bambina ero una ribelle, soprattutto con i miei genitori. Non sono mai stata in realtà una bambina con dei sogni chiari nella testa. Di certo mi piaceva fare di tutto, ero molto attiva e ho sempre fatto tanto sport. Semplicemente mi piaceva l’avventura, uscire e fare cose.
La tua vita è cambiata del tutto il 6 ottobre 2011, quando hai avuto un incidente che ti ha costretta in carrozzina. In più occasioni hai raccontato che c’è un prima e un dopo quella data, ma ora come ti senti di essere e quanto la disabilità ti ha cambiata?
Mi ha cambiata tantissimo. Sono una con i piedi per terra e molto pragmatica. Sogno, ma sogno quello che mi porta verso una direzione; non direi mai che sogno qualcosa che proprio non c’entri con me. Insomma, sono sognatrice ma lucida, speranzosa ma pragmatica.
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Con il tempo sono infatti diventata più pratica e sono molto attenta agli altri, penso molto alle persone. Un’altra cosa che è cambiata in me è il fatto che a volte mi sento discriminata, e questa sensazione mi ha cambiato profondamente. Molto spesso, anche quando non è così, tendo a dubitare delle persone attorno a me. Sono anche più buona e sono cambiati i miei valori. Ad esempio la mia famiglia è al primo posto ora.
A contraddistinguerti più di tutto è la passione per i viaggi, attraverso cui hai sempre insegnato la libertà e l’avventura. Dal punto di vista pratico, com’è viaggiare in carrozzina? Quali sono le difficoltà che riscontri nei paesi esteri?
Ci sono molte difficoltà quando si viaggia in carrozzina: dall’aereo al trovare l’hotel, fino allo scegliere le mete. Devo dire però che ormai ci sono abituata e che ho imparato a conviverci. Le difficoltà principali sono inerenti fatto di dover indagare, prima di partire, dove si vuole andare e cosa si vuole fare, ma soprattutto se il luogo sia accessibile ai disabili. Questo comporta comunque una grande fatica mentale.
A che punto siamo invece in Italia? C’è ancora molta strada da fare sul tema della disabilità?
Si molta. Purtroppo siamo un paese vecchio e quindi le case, le strade, i marciapiedi sono davvero difficili e inagibili. Secondo me il problema principale è che in Italia non si pensa a lungo termine. Si pensa di 5 anni in 5 anni ma, per rendere un paese più vivibile, bisogna pensare subito al futuro, soprattutto quando si parla di strutture.
Bellissima è anche la storia d’amore con tuo marito, da cui sono nati i vostri due bellissimi figli. Vi siete conosciuti proprio in ospedale e nel periodo più brutto della tua vita. Quanto il vostro legame ti ha aiutato nell’affrontare i momenti negativi che stavi vivendo proprio in quel periodo?
Ricordo che lui mi diceva sempre: “Qualcuno deve esserlo“. Questa frase stava a significare che lui era il mio qualcuno quando ne avevo bisogno. Qui c’è tutto quello che lui ha rappresentato per me.

Cosa consiglieresti a coloro che stanno vivendo la tua stessa situazione? Qual è il segreto per affrontarla?
La leggerezza. La vita con disabilità è più pesante di un’altra e bisogna imparare a raccontarla in modo leggero. Se impari a fare questo, impari a vivere la difficoltà con un’altra attitudine.
Prima di ogni viaggio, come organizzate il tutto e riuscite alla fine a realizzare tutti gli obiettivi?
Non abbiamo obiettivi, eccetto il sopravvivere. Ora partiamo in 4 e non ho piani. Ho posti dove mi piacerebbe andare ma poi seguiamo quello che riusciamo a fare giorno dopo giorno. La gente si immagina un’organizzazione dettagliata ma non c’è, non abbiamo nemmeno gli hotel. L’unica cosa che sappiamo che abbiamo la macchina lì e che dobbiamo riuscire a mettere tutto in un’unica valigia, massimo in due. L’importante è muoversi sempre leggeri.
Avete già un viaggio in programma nel futuro prossimo?
Si partiamo il 26, quindi seguiteci!