Il prossimo 4 aprile alle ore 21, presso il Teatro Franco Parenti di Milano, si terrà l’attesissimo concerto di Giovanni Nuti. Il musicista ricorderà due grandi donne che, con la loro arte, hanno lasciato un segno in moltissimi cuori: Alda Merini e Milva, le sue partner artistiche con cui ha avuto un meraviglioso sodalizio professionale.
Sarà un evento dolce, che lui definisce come un “continuare” quello che loro hanno lasciato su questa Terra. La bellezza in primis, e poi l’amore, l’arte, la passione, tutto quello che non si vede con gli occhi.
Com’è nato il tuo primo approccio alla musica? Quando hai compreso che sarebbe stata la tua strada?
Sono cose che nascono con noi. Quando ci sono grandi vocazioni non arrivano col tempo, ma nascono con noi; tant’è che quand’ero piccolo già sapevo cosa volevo fare. Sono quelle chiamate dove non squilla il telefono, ma le senti nel cuore.
Hai avuto un meraviglioso sodalizio professionale con la grande Alda Merini. Com’è nato il vostro incontro e cosa ti ha lasciato lei professionalmente parlando?
L’incontro pare casuale, anche se nulla è casuale. La stessa Alda Merini disse che il nostro era stato un incontro destinato: un giorno ero in una libreria e feci cadere per sbaglio un libro, che era aperto su una poesia di Alda Merini. Sentii quasi istintivamente una musica legata alla poesia, così mi precipitai a casa e la trasformai in musica. Dopodiché le scrissi una lettera spiegandole la mia idea. Nacque così il nostro rapporto che durò fino alla sua morte. Oltre ad avermi lasciato la poesia, mi ha cambiato la vita: ho fatto con lei un viaggio dell’anima, che mi ha dato la possibilità di dare un senso alla realtà attraverso la musica. Così siamo riusciti a trovare la bellezza anche dove nessun altro ci sarebbe riuscito.
Avete unito in un’unica dimensione la sua poesia e la tua musica: qual è l’elemento che ha legato più di tutto questi due mondi?
Innanzitutto la stessa Alda Merini si stupiva di come musicavo in mezz’ora una sua poesia. Era arrivata a dirmi che riusciva a capire la sua stessa poesia meglio attraverso la mia musica che attraverso le sole parole. Quello che ci ha unito davvero è stata l’affinità in tutto: c’era questa connessione con un mondo perfetto, spirituale.
Il 4 aprile si svolgerà un concerto che sarà un omaggio ad Alda Merini e a Milva: qual è il messaggio principale che vuoi lasciare tramite questo evento?
Più che un omaggio ad entrambe, è un continuare come se loro fossero qui: i giganti vivono in eterno. Dopo questa lunga pausa dovuta alla pandemia, ho deciso di riproporre i miei spettacoli in cui ci sono sia le poesie musicate di Alda Merini che il frutto del lavoro che ho fatto con Milva.
Hai avuto un incontro eccezionale anche con Carla Fracci: cosa ti ha lasciato lei? Com’è stato il vostro legame?
Carla Fracci mi ha lasciato tanto, anche se purtroppo è durato poco. Avremmo dovuto fare tanti spettacoli: Poi è scoppiata la pandemia, e infine lei ci ha lasciati. Ho avuto la fortuna di collaborare con donne che sono entrate nella storia, e anche Carla Fracci mi ha insegnato che per fare l’artista bisogna studiare sempre, non ci si può improvvisare. Il percorso deve essere seguito da una lunga gavetta.
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Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?
Questo spettacolo “Io fra di loro” lo divulgherò in tutta Italia, Covid permettendo. Poi riprenderò lo spettacolo iniziato con Carla Fracci, ma bisognerà individuare qualcuno che la sostituisca. Sto inoltre lavorando ad un nuovo album.
Intervista a cura di Stefania Meneghella