Venerdì 30 settembre inizierà – su Canale 5 – la nuova fiction Viola come il Mare: tra i personaggi principali vedremo Giovanni Nasta. Un attore molto giovane e che sa perfettamente quali sono i suoi sogni: recitare è uno di questi, e lo ha dimostrato in varie occasioni. L’artista ci ha così raccontato la sua esperienza sul set di questa nuovissima serie che – a giudicare dalle numerose reazioni del pubblico – sarà sicuramente un grande successo.
Com’è nato il tuo primo approccio alla recitazione? Quando hai scoperto che sarebbe stata la tua strada?
I miei primi passi nel mondo della recitazione arrivano prestissimo e quasi per un segno del destino. Nella scuola elementare che frequentavo erano previste due ore a settimana di teatro in cui si lavorava per mettere in piedi uno spettacolo e andare in scena alla fine dell’anno. Come in tutte le discipline c’erano quelli più o meno portati, alcuni così sciolti per la loro età da far venire un’idea singolare al nostro insegnante: prendere i 15 più talentosi e fondare la prima compagnia composta da attori minorenni in Italia, così all’età di 10 anni mi ritrovo con i miei amici a calcare i palchi della capitale e non solo. Più crescevo e più mi rendevo conto che non era più solo un gioco complice con i miei compagni, era una passione e i feedback entusiasti del pubblico erano un chiaro segnale che c’erano i presupposti per fare questo nella vita. Fino al liceo ho continuato a fare spettacoli con loro, poi una volta preso il diploma, insieme ad altri due dello storico gruppo, Gabriele Berti e Diego Tricarico, abbiamo formato un trio e dal 2017 scriviamo e interpretiamo i nostri lavori.
Ti stiamo per vedere nella fiction Viola come il mare: cosa deve aspettarsi il pubblico da questa serie e quali sono le tue aspettative?
Se c’è una cosa che rende speciale Viola come il mare è il rapporto che si è creato tra tutti quelli che hanno lavorato sul set. La trasferta ha fatto la differenza: dopo la prima settimana di riprese, siamo subiti partiti per Palermo per rimanere un mese quindi passavamo le giornate, e le serate, tutti insieme, sempre. Il legame che si crea quando le persone con cui vivi la tua quotidianità a lavoro, diventano anche quelle che frequenti la sera, è un’altra cosa. Siamo veramente una famiglia, e non parlo solo del cast, ma di tutta la troupe. Tutto ciò in una cornice unica come Palermo in cui eravamo sempre accompagnati da centinaia di fan che ci seguivano e ci trasmettevano un calore unico, il vero motore di questa serie. Credo che l’aspettativa più grande sia riuscire a restituire al pubblico quello che ci ha dato in questi mesi e trasmettere l’autenticità dell’amicizia che si è creata tra tutti noi.
Nella fiction interpreti il personaggio di Turi. Quanto c’è di te in lui e cosa ti ha lasciato più di tutto?
Di Turi c’è tanto di me e altrettanto di molto lontano da me. Turi è un padre di famiglia che si sbatte senza sosta per sua moglie e le sue due figlie e si presenta a qualunque ora del giorno e della notte in ufficio per aiutare il suo capo, l’ispettore Demir. Se da un lato ritrovo una stessa diligenza e una stessa dedizione nel mio lavoro e nel dedicarmi alle persone a cui voglio bene, dall’altro c’è da dire che di certo non sono padre, quindi ho dovuto lavorare sul senso di responsabilità di un ragazzo della mia stessa età ma con tutt’altre ambizioni, ma soprattutto tutt’altre preoccupazioni. È un personaggio puro, autentico, forse un po’ ingenuo, ma proprio per questo speciale. Turi rimarrà sempre la mia prima volta in un ruolo così grande e così importante, un tassello fondamentale della mia carriera.
Com’è stato invece lavorare con Can Yaman e Francesca Chillemi? Cosa ti hanno insegnato loro professionalmente parlando?
Francesca e Can sono stati due protagonisti esemplari e per me sono diventati due amici meravigliosi e unici. Francesca è una donna intelligente, ironica e di una sensibilità sconfinata, una delle persone a cui chiedo spesso consiglio su vicende lavorative e personali. Ha una dote preziosa, sa leggere le persone, così capita che io le racconti una cosa e lei capisca come mi sento ancora prima che arrivi al punto.
Can è un fratello grande per me, un partner in scena e nella vita, non potevo chiedere di meglio.
In tutti questi mesi ci siamo donati e cresciuti a vicenda, ci siamo raccontati tante cose e ci siamo capiti nel profondo. In ogni scena insieme c’è qualcosa di nostro che è frutto della voglia di far vedere un rapporto vero come il nostro anche nell’interazione tra i nostri personaggi che proprio come noi, oltre che colleghi, sono molto amici. Lui ha sicuramente sofferto questo fatto che io sono più desiderato di lui dalle donne, questo è poco ma sicuro. Scherzo eh, che poi si arrabbia e non è proprio il piccoletto di casa. Ho imparato tanto da entrambi, sono due professionisti che hanno grande rispetto, sia del proprio lavoro che di quello di tutti coloro che li circondano.
Sono due persone a cui sono molto grato.
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Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?
Oltre a tentare la strada dell’attore e a fare provini su provini, scrivo molto. È sempre stata una mia passione al pari della recitazione, mi piacerebbe diventare un bravo sceneggiatore. Quest’anno ho scritto il primo film che uscirà nelle sale nel 2023, e sto lavorando ad alcuni nuovi progetti di cui non parlo per pura scaramanzia. Inoltre sarò nella seconda stagione di “Buongiorno, Mamma!” e chissà, magari in qualche altro ruolo…