Giorgia Salari è la protagonista del cortometraggio Le molecole del destino di Massimo Ivan Falsetta. Il progetto racconta la storia vera di una giovane donna che viene contagiata dal visurs Hpv, ed è stato realizzato con il professor emerito Vittorio Unfer (ginecologo e massimo esperto del Virus). Il corto sarà presentato il 2 marzo 2023 a Roma dinnanzi al Rettore dell’Università Unicamillus a Roma. L’attrice ce ne ha parlato in questa intervista.
Com’è nato il tuo primo approccio alla recitazione? Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?
Non ho mai avuto altri pensieri se non quello di fare l’attrice. Ho iniziato a 3 anni e non ho più smesso. Per un attimo ho avuto l’idea di fare il medico, ma in realtà così non è stato.
Parliamo del cortometraggio Le molecole del destino che ti ha visto protagonista. Com’è stato prendere parte a un progetto così carico di significati?
È stata una grande responsabilità per me parlare di una storia così drammatica, che affronta una serie di problematiche come ad esempio l’ipotesi che una donna possa essere privata del suo utero. Abbiamo parlato di maternità e di temi molto importanti per la donna. Ho sentito anche una certa responsabilità artistica, e ho cercato di non essere troppo sopra le righe o troppo poca empatica. E’ stato bello e divertente perché abbiamo attraversato 10 anni in soli 3 giorni di riprese. Ci sono stati anche dei momenti di divertimento in tutto questo caos e siamo stati accolti molto bene. Abbiamo visto posti molto belli, vissuto aneddoti divertenti e curiosi.
Tu interpreti il personaggio di Eleonora: quanto c’è di te in lei e cosa ti ha lasciato più di tutto questo ruolo?
Ci sono tanti aspetti di lei da raccontare: il personaggio in sé ha una grande spinta, un grande ottimismo e una grande voglia di combattere perché la vita è più importante (la propria, quella del bambino e la voglia di averne un altro). E’ stata per me una grande lezione di coraggio: quando succedono cose drammatiche ci si butta giù e si cade in momenti di sconforto. Eleonora mi ha lasciato invece una grande spinta vitale.
Il tuo personaggio è appunto una donna che è stata colpita dal virus HPV. Qual è secondo te l’insegnamento più grande che questo progetto vuole dare al pubblico?
La cosa più importante è parlarne: come in tantissime cose, non c’è molta prevenzione soprattutto sui problemi al femminile. Ultimamente se ne sta parlando di più, ma se ne parla ancora troppo poco. Credo che lo scopo principale – oltre alla ricerca su una cura – riguardi gli studi del Professore che sta lavorando su questo integratore. La cosa più importante è parlare della prevenzione, di come si possano prevenire queste patologie e parlare anche del fatto che questo può essere un problema che riguarda anche gli uomini. Bisogna fare in modo che i ragazzi si vaccinino e che prevengano malattie sessualmente trasmissibili. Noi raccontiamo un’esperienza positiva, affinché non si debba arrivare a delle estreme conseguenze.
Di recente hai partecipato alla fiction Nero a metà insieme a Claudio Amendola. Com’è stato partecipare a questo progetto?
Mi sono divertita moltissimo: Claudio è un uomo molto professionale ed è capace di mettere ironia quando lavora sul set. Ci siamo trovati molto bene e abbiamo riso tanto. Il progetto è impegnativo, soprattutto per lui che è stato anche regista. Aveva una grande mole di lavoro e, nonostante questo, teneva tutto sempre sotto controllo con parole di leggerezza.
Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?
Ci sono un paio di cose: un progetto teatrale e un altro cinematografico credo. Non posso parlarne, ma ho due bei progetti in ballo.