Un caloroso applauso ha accolto Marco Tullio Giordana e il suo film Rai “Lea” (2015) durante il Milazzo Film Festival – Attorstudio, evento che si è svolto a Milazzo, in Sicilia, sotto la direzione artistica di Mario Sesti e Caterina Taricano. L’interpretazione di Vanessa Scalera, che ha guadagnato attenzione prima del suo successo nella serie “Imma Tataranni”, ha colpito il pubblico. “Lea” è un tributo a Lea Garofalo, testimone di giustizia assassinata dalla ’ndrangheta nel 2009. Al termine della proiezione, numerosi studenti hanno posto domande al regista e all’attrice, dimostrando un vivo interesse per film che affrontano tematiche scomode, come “Maledetti vi amerò”, “Pasolini un delitto italiano”, “I cento passi”, “La meglio gioventù”, “Romanzo di una strage”, “Yara” e “La vita accanto”. Giordana, 74 anni, è considerato un maestro del cinema d’impegno civile, erede della tradizione di Francesco Rosi.
L’entusiasmo mostrato nei confronti di “Lea” a Milazzo fa emergere una domanda: c’è un rinnovato interesse per il cinema d’impegno civile? Giordana ha risposto con una riflessione sul valore di film ben realizzati, capaci di toccare il cuore del pubblico senza risultare didascalici o noiosi. La sua esperienza nel settore cinematografico gli consente di affermare che l’arte deve avere la capacità di raccontare storie significative e coinvolgenti, in grado di stimolare una riflessione profonda.
Il regista ha condiviso le sue origini artistiche, attribuendo la sua formazione a grandi maestri del cinema italiano come Visconti, Rosi e Fellini. Questi registi, pur avendo stili differenti, hanno saputo narrare con grande efficacia la complessità della società italiana. La passione di Giordana per il cinema si è alimentata di queste influenze, portandolo a dedicarsi a opere che affrontano momenti controversi e figure significative della storia nazionale.
Un tema ricorrente è la percezione che il cinema d’impegno civile sia in declino. Giordana ha ribadito che questa visione è errata, sottolineando l’importanza di raccontare la realtà senza compromessi. Secondo lui, un film ha valore solo se riesce a toccare i sentimenti degli spettatori, e questa necessità di autenticità è ciò che rende il cinema un mezzo potente di comunicazione.
Quando si parla di Francesco Rosi, Giordana ricorda la sua curiosità intellettuale e la generosità. Negli ultimi anni della sua vita, i due registi condividevano spesso momenti al cinema, dove Rosi mostrava un interesse particolare per le opere degli altri autori, non esitando a contattarli per complimentarsi o fornire suggerimenti. Questo approccio ha lasciato un segno profondo su Giordana, che considera Rosi un faro nel panorama cinematografico.
Giordana ha espresso il suo apprezzamento per i nuovi talenti del cinema italiano, evidenziando come, anche se stilisticamente diversi, molti di loro condividano la stessa passione per il cinema e la libertà espressiva. Tra i nomi citati, spiccano quelli di Cupellini, Garrone e Sorrentino, tutti artisti che, a modo loro, contribuiscono a mantenere viva la tradizione del cinema d’impegno.
L’esperienza di Giordana con “La meglio gioventù”, film che ha coperto 37 anni di storia italiana e ha ricevuto riconoscimenti a Cannes, è stata definita come una fase molto positiva e creativa. Anche il suo lavoro su “I cento passi”, che racconta la vita di Peppino Impastato, è stato significativo, con il regista che ricorda come il protagonista Luigi Lo Cascio sia diventato una figura nota dopo la proiezione del film.
Giordana ha rivelato di essere attualmente impegnato nella realizzazione di un film “noir” che esplorerà la società contemporanea attraverso una lente critica. Ha anche espresso preoccupazioni riguardo all’impatto dell’Intelligenza Artificiale sul cinema, affermando che il medium deve rimanere un luogo di intelligenza e creatività, piuttosto che essere subordinato alla tecnologia.
Infine, il regista ha condiviso il suo punto di vista sui premi, sottolineando come possano avere valore solo se accompagnati da un sostegno economico, mentre ha espresso una certa avversione per la competizione tra artisti. La sua visione si concentra sulla creazione di opere significative piuttosto che sulla ricerca di riconoscimenti.