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Garrison Rochelle tra passato e presente: “Il mio addio ad Amici? È stato come lasciare un amore” | Il coreografo si racconta

Garrison Rochelle è uno dei protagonisti della scena artistica nazionale che, con il suo talento, ha influenzato molte generazioni.

Lo ha fatto con positività e genuinità, due elementi che lo hanno sempre contraddistinto nel corso della sua carriera. Diventato noto grazie al talent show Amici, in cui ha lavorato come insegnato per moltissimi anni, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della televisione italiana, facendo apprezzare sempre di più a migliaia di persone l’arte della danza.

Il ballerino si è così raccontato ai microfoni di Kosmo Magazine, ripercorrendo con noi le tappe più importanti della sua vita e della sua carriera, senza filtri ma sopratutto con quella grande dose di passione che lo ha sempre accompagnato.


Sei uno dei coreografi più amati del mondo, ma ricordi quando è nata in te questa fiammella per la danza? Che bambino eri?

Sono cresciuto in una fattoria con animali, quattro cugini e un fratello. L’amore per la danza è nato quando abitavo in Texas: avevo 13 anni e una mia amica, che ne compiva 16, mi chiese di accompagnarla al ballo delle debuttanti. Io dovevo fare un valzer, e per questo motivo sono entrato per la prima volta in una sala prove. Ho visto la sala, lo specchio, l’odore della pece, gli insegnanti di danza e sono chiesto “Ma cos’è?“. Così per un anno ho iniziato a fare lezioni di danza di nascosto e, pian piano, mi sono abituato a questo meraviglioso mondo. La passione è nata soprattutto quando ho cambiato scuola: avevo un insegnante che veniva da Broadway, e ricordo che in casa aveva una biblioteca piena di libri di danza. Dopo di ché, ho ottenuto una borsa di studio e ho frequentato un’università privata di Dallas. Tre anni dopo, ho fatto un provino per la Houston Ballet e mi hanno preso. Mi dissero che avevo il fisico perfetto per diventare ballerino classico. Da lì ho iniziato un percorso che mi ha portato anche a insegnare.

Hai trovato delle differenze tra il mondo della danza americano e quello italiano?

Sono arrivato in Italia nel 1983, ed ero un po’ escluso da quello che era la danza, il canto e la recitazione in questo Paese. Qui ho iniziato a notare una grandissima differenza, dato che non c’era la possibilità di fare musical: non si poteva abbinare queste tre arti in un unico spettacolo. In questi ultimi dieci anni, l’Italia si è invece avvicinata molto al modo di fare americano. A me piace cantare, ballare, recitare ma, quando faccio queste tre cose insieme, sono al settimo cielo. Mi definisco un performer completo.

Dagli Stati Uniti all’Italia: un viaggio che ti ha cambiato la vita. Ti manca l’America? Quali sono i momenti più belli che conservi del periodo americano?

Oggi faccio molta fatica a rispondere, perché sto vedendo l’America molto scombussolata in questo ultimo periodo. Da quando è arrivata la caduta delle Torri Gemelle, gli americani si sono un po’ persi. Hanno eletto un Presidente – Donald Trump – che ha sconvolto il Paese e il mondo. Ci troviamo in una fase molto precaria, dove non c’è niente di chiaro. Trump è sotto pressione e, nonostante questo, è alto in classifica.

Garrison Rochelle si racconta (foto gentilmente concessa dall’artista) kosmomagazine.it

C’è inoltre molto razzismo in America, e non ho mai capito a fondo questa situazione. Se si parla invece del mio lavoro, direi che Broadway sta approfittando tanto di quesa condizione: il teatro, il cinema, le scuole di danza stanno andando a mille.

A renderti noto nella televisione italiana è stata la tua partecipazione al talent show Amici. Una collaborazione, quella con il programma, che è durata anni. Cosa ti ha insegnato più di tutto quell’avventura e cosa ha lasciato in te?

Ho iniziato a lavorare con Maurizio Costanzo 25 anni fa, e poi è iniziata la mia collaborazione con Maria. Quando è iniziato Saranno Famosi – la prima edizione di Amici – lei mi chiese di aiutarla a provinare i ballerini. Ho capito di cosa si trattasse e ho alzato subito la mano, proponendomi e dicendo in modo aggressivo: “Quel ruolo è mio“. Lei mi ha quindi preso come insegnante, e Amici è diventato il programma che è oggi.

Garrison Rochelle e l’uscita di scena da Amici: “Ho piantato quel seme e l’ho fatto crescere”

Maria mi ha dato una vetrina che ha permesso agli italiani di capire bene chi fossi, e questo mi ha aiutato moltissimo. Da quando ho lasciato Amici, le cose non sono cambiate per niente. Ho la possibilità di dire grazie agli italiani, su cui vedo sempre stampato un sorriso quando mi vedono. La mia popolarità non si è abbassata per niente, e abbraccio pienamente questo. È bello. Ho piantato quel seme e l’ho fatto crescere.

C’è un tuo ex allievo a cui sei ancora oggi particolarmente legato? E uno dei recenti allievi che ti ha colpito più di tutti?

Essendo un programma televisivo, studiavamo ore per poter mostrare quello si vede in tv. Dietro le quinte c’è tutto un mondo, e io mi sono affezionata a moltissimi allievi. Molti di loro mi chiamano ancora e mi chiedono consigli. Vogliono sapere come si devono presentare per un’audizione; io consiglio ma non do mai una raccomandazione. Non sono contrario a questo, ma voglio che ci sia soprattutto meritocrazia.

Dopo la tua uscita di scena da Amici, non hai di certo abbandonato la danza. Di cosa ti occupi adesso? Quali sono i tuoi più recenti progetti?

Sono uscito da Amici in accordo con Maria, è stato difficile dopo 18 anni: per me è stato come lasciare un amore. Con la spinta di Maria, sono però riuscito a farlo. Poi è arrivato il covid, e durante quel periodo ho studiato canto con Ivan Lazzara, il mio maestro per eccellenza. Ho poi ricevuto una telefonata da Luciano Cannito che mi ha proposto di far parte del cast di un musical: Saranno Famosi. Dopo avermi sentito cantare, sono entrato ufficialmente nel cast e sono davvero orgoglioso di questo. Nel mese di gennaio, presenterò inoltre un programma su Rai 2 e a febbraio inizierò un film per il cinema che si chiama Un papà sotto l’albero.

Hai avuto una vita piena, ma hai qualche rimpianto?

Nella vita privata, il mio più grande rimpianto è non aver avuto figli. Professionalmente, avrei invece voluto imparare a fare il tip tap ma non ho mai studiato questo genere di danza.

Published by
Stefania Meneghella