
Le connessioni neurali rappresentano le vie di comunicazione del nostro cervello, simili a quelle stradali di una città. Quando un trauma compromette queste strutture, l’intero sistema cerebrale può subire gravi conseguenze. Una nuova ricerca condotta dalla Northeastern University nel 2025 suggerisce che i funghi terapeutici, in particolare la psilocibina, possano fornire una soluzione innovativa per ripristinare e migliorare queste connessioni danneggiate.
Ripristino delle connessioni cerebrali danneggiate
L’indagine condotta dai ricercatori ha coinvolto sedici ratti femmine adulti, sottoposti a un esperimento che simulava lesioni cerebrali lievi e ripetute, simili a quelle subite da atleti o personale militare. Questo protocollo, che ha previsto traumi quotidiani per tre giorni consecutivi, è stato realizzato senza anestesia. L’obiettivo era quello di ricreare situazioni di trauma comune, come quelli vissuti da anziani e vittime di violenza domestica.
Dopo ogni trauma, metà dei ratti ha ricevuto un’iniezione di psilocibina. I risultati ottenuti hanno sorpreso gli scienziati. Come affermato dallo psicologo Craig Ferris, i traumi cranici portano a una diminuzione delle connessioni funzionali nel cervello, ma l’intervento con la psilocibina ha riportato queste connessioni alla normalità e, in alcuni casi, ha addirittura creato uno stato di iperconnettività cerebrale.
Le scansioni cerebrali hanno evidenziato differenze significative: i ratti trattati con psilocibina presentavano connessioni molto più pronunciate rispetto a quelli non trattati, che mostrano un ridotto collegamento con aree chiave del cervello come il talamo e la corteccia sensomotoria.
Effetti della psilocibina oltre la connettività neurale
Oltre a ripristinare le connessioni neurali, la psilocibina ha dimostrato di avere effetti significativi sulla riduzione del gonfiore cerebrale. Questo è particolarmente rilevante in aree critiche come l’ippocampo e la corteccia prefrontale. Le ricerche hanno anche rivelato un abbassamento dei livelli di tau fosforilata, una proteina associata a condizioni neurodegenerative come la demenza.
I ratti che hanno ricevuto solo traumi senza il trattamento con psilocibina hanno mostrato un aumento significativo di questa proteina, mentre i ratti trattati hanno mantenuto livelli notevolmente più bassi. Questo suggerisce che i benefici della psilocibina potrebbero estendersi a disturbi neurodegenerativi, aprendo nuove strade per la ricerca nel campo della demenza e del Parkinson.
Verso un’applicazione clinica della psilocibina
Il team di ricerca ha proposto un modello traslazionale che collega le osservazioni cliniche ai risultati di laboratorio, identificando la psilocibina come un promettente agente terapeutico per le lesioni cerebrali lievi e le loro conseguenze neurodegenerative. Sebbene lo studio non sia ancora stato sottoposto a revisione paritaria, i risultati preliminari potrebbero avere un impatto significativo sulla gestione dei traumi cerebrali.
Se confermati negli esseri umani, questi risultati potrebbero rivoluzionare l’approccio alla prevenzione dei danni cerebrali a lungo termine, specialmente in ambito sportivo, militare e geriatrico. La strada verso un’applicazione clinica è ancora lunga, ma le scoperte attuali offrono prospettive promettenti per l’uso di funghi terapeutici nella lotta contro i danni cerebrali e le malattie neurodegenerative.