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Federica Botter, l’atletica vista a stelle e strisce: “Lo sport in Usa? Finalizzato, organizzato.”

Federica Botter, atleta veneta del lancio del giavellotto, attualmente è studente universitaria negli Stati Uniti, Los Angeles, e la conosciamo per il suo record di 57.81m e per essersi qualificata ai Campionati Nazionali NCAA con 54.47m.

La forte passione per l’atletica e per l’America la accompagnano nel suo percorso ricco di esami ed obiettivi. Si prepara alle vicine Universiadi che si stanno per svolgere in Cina e si racconta su Kosmo Magazine


Ciao Federica, come e perché hai scelto di praticare il lancio del giavellotto? 

Ho iniziato con il giavellotto alle superiori, a Lignano Sabbia D’Oro, quando già praticavo pallavolo, perché il mio professore era un insegnante di atletica e vedendomi portata mi ha proposto questo sport che ho deciso di provare; sono stata sempre molto competitiva e sportiva, mettendomi in gioco in tutti gli sport. Ho deciso poi di continuare solo con l’atletica, in cui ho avuto in poco tempo grandi risultati. Dopo un anno e mezzo ero in Nazionale. Quello era il momento giusto per iniziare qualcosa di nuovo. Mi sono appassionata al giavellotto e non so se riuscirei a praticare altre discipline dell’atletica.

Cosa ti piace degli Stati Uniti e in cosa si differenzia dall’Italia per quanto riguarda lo sport? 

Gli Stati Uniti mi piacciono molto, soprattutto Los Angeles. Sono innamorata della zona in cui mi trovo, cioè quella vicino all’UCLA, vorrei pensare di rimanerci in futuro. Per quanto riguarda lo sport, io ho trovato differenze e vantaggi qui negli Stati Uniti, nei college c’è tutto, per ogni cosa hai una persona di riferimento, le strutture sono ottime. In Italia le strutture non sono adeguate. Un’altra differenza riguarda la nutrition, l’ho trovato un ottimo vantaggio perché stando via tutto il giorno c’è la comodità di non doversi portare dietro i pasti o di mangiare in giro quello che capita. La comodità di avere la nutrition lì e anche i fisioterapisti con i macchinari, le sale di recupero, sono tutti dei vantaggi. Le gare sono organizzate dall’inizio dell’anno, tutto finalizzato e programmato. Anche i viaggi sono ben organizzati, il team e tutto il resto.

Federica Bottar si racconta (foto gentilmente concessa dall’atleta) kosmomagazine.it

Quando arrivi in gara hai la sensazione che tutto è stato facile proprio grazie alla giusta organizzazione che c’è stata dietro. Il livello di competizione è molto più alto, c’è gente di tutto il mondo e quindi devi pedalare per ottenere dei risultati rispetto ad un campionato italiano. La pecca, forse, riguarda il futuro professionale, perché in Italia sai di poter contare su un Gruppo Sportivo, mentre qui devi cercare degli sponsor e non è facile. Ci si deve organizzare in anticipo e avere le idee chiare su cosa fare. Un’altra differenza riguarda gli allenamenti; anche quelli qui negli Usa sono ben organizzati. Io sono una persona che ha bisogno di stabilità mentale e avere il plan giornaliero e settimanale è vantaggioso. I professori sono molto comprensivi e lo sport qui non è considerato come un hobby e non è messo in secondo piano a differenza dell’Italia.   

Serena Williams è uno dei tuoi simboli sportivi. Una volta ha detto “Make sure you are very courageous: be strong, be extremely kind, and above all be humble”. Ti ritrovi in queste parole?

Sì, lei è uno dei miei simboli sportivi perché la ammiro per tutto quello che ha fatto e vinto. Mi ritrovo in quelle parole perché credo di essere una persona umile, ho iniziato l’atletica mentre facevo tutt’altro, per cui sto ancora imparando tante cose e sono sempre pronta ad imparare. Cerco di essere sempre gentile e dimostrare la mia forza, mi piace l’idea che se qualcuno mi vede allenarmi possa dire “quella è un’atleta forte!”. 

Come è strutturato il mindset di una eccellente atleta come te? 

Disciplina sicuramente, l’allenamento viene prima di tutto e cerco di dare il cento per cento. È importante anche avere delle persone di supporto vicino, soprattutto nei momenti di infortunio. Recentemente ho avuto un infortunio alla caviglia prima del Campionato Europeo e per fortuna ho avuto il sostegno di persone che mi hanno incoraggiato ad andare avanti. Il fatto che io sia molto organizzata mi aiuta, la sera mi preparo il programma del giorno dopo. Un’altra cosa che mi caratterizza è la tenacia, se devo portare avanti una cosa lo faccio senza fermarmi, perché so che se mi fermo è tutto lavoro in meno che non aiuta. Nei momenti poi in cui a livello fisico c’è molta stanchezza è giusto riposare, ma finché si è in forma bisogna dare il massimo. Per esempio, in palestra, le ultime ripetizioni sono quelle in cui si molla tanto, e io quando sto per farle e sento di mollare mi ripeto in testa “questa ripetizione è l’Europeo che vinci o l’Europeo che perdi”. 

Federica Bottar si racconta (foto gentilmente concessa dall’atleta) kosmomagazine.it

Su quali obiettivi stai lavorando ora? Quali i prossimi steps?

Ci stiamo avvicinando verso il fine stagione, perché qui negli Stati Uniti le gare sono cominciate presto; ora mi trovo in Europa con tutte gare di alto livello che richiedono tanto. Sono appena rientrata dalla Finlandia per i Campionati Europei Under 23 che sono andati discretamente bene, potevano andare peggio per la mia condizione fisica pre gara, intossicazione alimentare e distorsione della caviglia, quindi un ottavo posto. Era la mia ultima Under 23 perché ora passo all’Assoluto. In questo momento sto preparando le Universiadi, i Campionati del mondo universitari, rappresenterò l’UCLA ma viaggerò con la Nazionale Italiana, gareggerò la prossima settimana in Cina e questa gara sarà una delle mie ultime della stagione. Spero di piazzarmi bene in podio. Poi a metà settembre rientro in America per cominciare la preparazione invernale e gli allenamenti, non vedo l’ora di tornare e godermi di più l’UCLA, Los Angeles e gli Stati Uniti. 

Published by
Valentina Pasquali