ANIMA IN PAROLE

Farzana Parveen, la sabbia che diviene pietra


 Il prato su cui è posata la loro esistenza è un prato fatto di sogni e desideri, di piccoli attimi che creano eternità costruite come castelli di sabbia. Basterebbero pochi secondi per soffiarci su, e farli infrangere. Bastano pochi secondi per infrangere una vita.

Sono pochi anche i secondi necessari per chiudere gli occhi e andare via per sempre, intrappolati in un vento sorto nel cuore e cresciuto nell’aria. Il mondo, senza prati, è un luogo vuoto e senza speranze, un luogo fatto di sabbia, ma la vita non è sabbia. La vita è un insieme di tanti piccoli cementi denominati attimi costruiti su quel castello di pietra che è la nostra esistenza. E il mondo, senza pietre, è un luogo vuoto e senza speranze.

E allora loro ci provano.. ci provano davvero, a trasformare tutta la loro vita in castello; vivono assecondando i loro sogni, divenendo chi hanno sempre desiderato. Non hanno mai amato la sabbia: il suo destino è svanire improvvisamente lasciando dentro di loro solo la scia di ciò che è stato.

 Ma la vita è.

 La vita è, anche quando un’enorme massa di barbari decide di attaccare il loro castello, di infrangere quell’enorme pietra sui cui sono posati, trasformando il loro mondo in sabbia. Sabbia che scotta, sabbia che vola, prato che diviene sabbia. Restare a piedi scalzi significherebbe distruggere tutto ciò che è stato costruito, significherebbe morire. E allora si preferisce restare immobili, mentre la sabbia si smuove sotto i loro piedi. Loro la guardano e restano lì, con la paura di scottarsi, con la paura di svanire. Non vorremmo mai vivere in luoghi di sabbia; insicure sarebbero le nostre esistenze, infranti i nostri sogni, e il mondo sarebbe vuoto e senza speranze. La nostra vita è pietra. Siamo un castello posato su prati fatti di sogni e desideri, di piccoli attimi che creano eternità. E il mondo, senza eternità, sarebbe un luogo vuoto e senza speranze.

 Sarebbe come vivere in Pakistan, in cui ogni anno centinaia di donne sono vittime dei cosiddetti “delitti d’onore”. Donne che hanno scelto di vivere la propria vita sulla pietra, ma che hanno dovuto affrontare la sabbia bollente che si muoveva proprio sotto ai loro piedi. Donne vittime di omicidi commessi da mariti o parenti per un presunto adulterio o per altri comportamenti sessuali considerati illeciti. Gli uomini che commettono violenza sono quasi sempre assolti, mentre la legge pakistana permette alla famiglia della vittima di perdonare il femminicida o di risolvere la questione con una compensazione in denaro, dando luogo così a una mercificazione del dolore, della dignità strappata, della libertà divenuta sabbia. Perché tutto è

sabbia lì; basterebbero pochi secondi per soffiarci su. Bastano pochi secondi per infrangere una vita.

Sono bastati pochi secondi per infrangere la vita di Farzana Parveen, donna pakistana che a soli 25 anni ha chiuso i suoi occhi per sempre.

 Il suo sogno era sposare un uomo di cui era follemente innamorata; avrebbero vissuto in un castello fatto di pietra, avrebbero vissuto su quel prato fatto di sogni e desideri, fatti di attimi che costruiscono eternità. La sua era un’anima troppo coraggiosa per quel luogo vuoto e senza speranze. Lui si chiamava Mohammad Iqbal, e aveva iniziato a frequentare Farzana dopo la morte della sua prima moglie, da cui aveva avuto cinque figli. Farzana, invece, era promessa a un altro uomo sin dalla sua infanzia e costretta dalla famiglia a sposarlo. Ma lei non aveva avuto paura della sabbia bollente e, lentamente, aveva iniziato a camminare a piedi scalzi mentre il mondo diveniva pietra. Fuggita di casa, aveva sposato per scelta Mohammad che, in seguito, era stato denunciato dal padre di Farzana per rapimento. La famiglia, sempre contraria alle nozze tra i due, aveva più volte ostacolato la relazione, nonostante le continue lotte della donna. L’amore non era contemplato. La coppia, però, aveva sempre contestato questa tesi e si stava recando in tribunale per raccontare al giudice che il loro era un matrimonio d’amore.

 Il prato su cui era posata la loro esistenza era un prato fatto di sogni e desideri, di piccoli attimi che creavano eternità costruite come castelli di sabbia. Sarebbero bastati pochi secondi per soffiarci su, e farli infrangere. Sarebbero bastati pochi secondi per infrangere una vita. Erano pochi anche i secondi necessari per chiudere gli occhi e andare via per sempre, intrappolati in un vento sorto nel cuore e cresciuto nell’aria.

E’ stato proprio in quei secondi che Farzana è divenuta vento.

 Mentre i due erano in attesa che il cancello del tribunale aprisse, in una delle principali vie del centro della città, sono stati aggrediti da circa 20 membri della famiglia della donna, tra cui il padre e i fratelli che hanno sparato alcuni colpi di pistola in aria e cercato di allontanare la donna da Mohammad. Quando lei ha opposto resistenza, il padre, i fratelli e gli altri parenti hanno iniziato a picchiarla con bastoni e mattoni davanti a diversi testimoni situati in strada.

 Il mondo, senza prati, è un luogo vuoto e senza speranze, un luogo fatto di sabbia, ma la vita non è sabbia. La vita è un insieme di tanti piccoli cementi denominati attimi costruiti su quel castello di pietra che è la nostra esistenza. E il mondo, senza pietre, è un luogo vuoto e senza speranze. Il mondo, senza Ferzana, ha un’anima in meno, anima che scotta, anima che vola, prato che diviene anima. E’ volata via per questo; Farzana è la sabbia che porta terrore a chi, la propria vita, non l’ha costruita sulla pietra.

 <<Ho ucciso mia figlia poiché lei aveva insultato tutta la nostra famiglia sposando un uomo senza il nostro consenso, e non ho nessun rimpianto per questo>>, afferma il padre della donna, l’unico ad esser stato arrestato. E’ un sangue che scorre nell’indifferenza, il suo; è un legame sorto nel cosmo e morto in Terra. E’ sabbia, che lascia solo una scia di ciò che è stato.

 Ma la vita è.

La vita è, anche quando un’enorme massa di barbari decide di attaccare il nostro castello, di infrangere quell’enorme pietra sui cui siamo posati, trasformando il nostro mondo in sabbia.

 La vita è, anche due occhi cristallizzati nell’universo guardano la loro vita dall’esterno, e scoprono che tutto questo rincorrere la pietra ed evitare la sabbia potrebbe svanire se solo, a piedi scalzi, avessimo la forza di camminare sull’acqua e divenire immortali.


Articolo realizzato da Stefania Meneghella

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Stefania Meneghella