Sito Web: Fabrizio De Blasio
L’universo è fatto di tante cose: di bellezza, meraviglia, di cieli distanti ma che appaiono vicini, di amori vicini ma che sono lontani, di destini.
Sono tante le sfaccettature del mondo, tante le ombre, tante le luci, tante le persone.
Ma… più di tutto, più di tutti i mondi che incontriamo, più di tutti i sogni che intendiamo realizzare, c’è qualcosa di cui è veramente fatto l’universo, qualcosa che non ha inizio né fine, qualcosa che non ha limiti, ma che contiene in sé l’amore: lo sguardo.
Lo sguardo è l’anima incorporata in ciò che pensiamo, in ciò che speriamo; lo sguardo è magia e miracolo assieme. Lo sguardo è tutto; è veramente tutto.
Sono fatte di questo le fotografie di Fabrizio De Blasio. Sono fatte di sguardi.
Per lo spettatore, ammirarle significa un po’ desiderare di allungare la propria mano e raggiungere quei soggetti, che non sono soggetti in solitudine, come potrebbe apparire. Sono soggetti in cerca di verità e di speranza, sono soggetti che chiedono aiuto. Con i loro sguardi, loro chiedono aiuto.
In particolare, la raffigurazione dei bambini abitanti in luoghi messi in pericolo va a rappresentare l’essenza delle anime: l’anima del fotografo, dei soggetti, del pubblico. Tre anime distanti tra di loro ma che costruiscono una sola dimensione: un mondo diverso, separato dalla superficialità della quotidianità, separato da ciò che diventa urgente, per dare spazio al silenzio insito negli occhi, al bisogno di cercarsi, al bisogno di salvarsi. Al bisogno di colore, che si riflette nella necessità del fotografo di fotografare in bianco e nero, come per definire una condizione di sofferenza, in cui la speranza è filtrata solo negli occhi.
Solo nello sguardo, si intravede una piccola sfumatura di colore, una luce destinata a diventare sorriso.
Fabrizio De Blasio nasce a Roma e si appassiona fin da adolescente alla fotografia. Terminati gli studi superiori, espleta gli obblighi di leva come fotografo militare. Conclusa questa esperienza, comincia a lavorare come assistente presso lo “Studio33”, nota struttura a noleggio della capitale, dove ha la possibilità di collaborare con alcuni tra i più famosi fotografi italiani e stranieri. Nel giro di pochi anni, comincia a realizzare i primi lavori personali e riceve i primi incarichi da magazines e agenzie pubblicitarie. Attualmente il suo ambito lavorativo spazia dalla ritrattistica per testate di livello nazionale ed internazionale, alle campagne pubblicitarie, con saltuarie incursioni in ambito moda, reportage sociale, ritratti di attori e personaggi dello spettacoli, foto di scena, promozione di fiction e programmi tv Rai, Mediaset, Sky e La7 e nella regia di video musicali e spot pubblicitari. Le sue immagini sono state pubblicate da: Corriere della sera Magazine, Donna Moderna, L’espresso, F, Gente, Oggi, Natural Style, Panorama, Glamour, Io Donna, Sette, Marie Claire, Panorama, Tv Sorrisi e Canzoni, Vanity Fair e tanti altri…
Lasciamo la parola ora a Fabrizio De Blasio, a cui auguriamo di continuare a parlare attraverso gli sguardi del mondo.
D: Come nasce la passione per la fotografia?
R: Nasce con la prima macchina fotografica ricevuta per la prima comunione; piano piano si è sviluppata la passione che nel corso degli anni è divenuta poi un lavoro.
D: Cosa ti ha portato a indirizzare la tua fotografia verso ambiti come il cinema e la televisione?
R: Inizialmente la casualità perché finito il liceo ho fatto da assistente presso fotografi di quest’ambiente e poi mi sono stati affidati i primi lavori, da lì mi sono mosso poi in altri ambiti.
D: Qual è una collaborazione tra le tante star che hai fotografato che ricordi con più piacere? Perché?
R: Sono tante le collaborazioni che ricordo con piacere; sicuramente è stato un onore lavorare con tutte le persone con cui mi sono trovato a contatto. A volte ho riscontrato più disponibilità e professionalità lavorando con personaggi di livello internazionale piuttosto che da “new entry” del mondo dello spettacolo.
D: Quali sono gli elementi che ti piace cogliere nel momento di uno scatto?
R: Dipende molto dal motivo dello scatto, se sto facendo un ritratto per una testata cerco di lavorare su quello che l’attore vuole trasmettere e su come lo vedo io attraverso l’obiettivo, diverso è il caso di una campagna pubblicità o per la promozione di un film perché in questo caso ci sono alcuni paletti da rispettare. Quando ho totale libertà di movimento cerco di far emergere la personalità del soggetto.
D: Attualmente collabori sia con la televisione che con numerose testate giornalistiche. Qual è l’esperienza tra tutte quelle vissute fino ad ora che più ti ha segnato?
R: Tante sono le cose che mi hanno segnato, tra cui il lavoro per la fiction sulla storia di Oriana Fallaci (esperienza diversa dal quotidiano, e dal punto di vista interculturale molto interessante), e i viaggi che compio per associazioni “non profit” che si occupano di adozioni a distanza.
D: Hai realizzato anche foto durante dei viaggi che hai compiuto in altri continenti. Cosa ti ha colpito di questi nuovi paesi? C’è qualcosa che hai imparato dalle persone del posto o anche solo dal loro volto in uno scatto?
R: Sono stato in Afghanistan, Pakistan, Bolivia, Madagascar, Colombia, Tunisia dove ho realizzato una serie di lavori per promuovere le attività delle associazioni. Il confronto con questi bambini è stato veramente toccante e mi ha spinto a realizzare una mostra sui loro occhi e sguardi, se si isolano i loro occhi sarà evidente come tutti gli sguardi del mondo in base alle situazioni si somiglino.
D: Cosa credi una fotografia debba lasciare dal punto di vista sensoriale a chi la osserva?
R: Deve colpire una persona in maniera piacevole oppure nel caso di un reportage di guerra deve far si che si possa comprendere la situazione. La cosa più bella da sentirsi dire è che le persone si ricordano di una fotografia realizzata.
D: Come gli studi inizialmente ti hanno aiutato nel tuo approccio alla fotografia? Ti senti cambiato dagli inizi?
R: Secondo me non si è in grado di fare una foto ricercata se non si ha un background culturale di informazione, ricerca e interazione sociale, questo aiuta molto nella crescita di un fotografo. Per me lo studio è qualsiasi esperienza umana che posso riversare nel mio modo di vedere la vita attraverso l’obiettivo.
D: In cosa la fotografia ti è aiuto anche nella tua quotidianità?
R: Credo che la fotografia possa aiutare a vincere la timidezza e a capire certi aspetti delle persone che ci circondano.
D: Quali sono i tuoi futuri progetti?
R: Grazie all’esperienza di anni maturata sui set cinematografici e televisivi, ho assorbito le giuste competenze per gestire anche l’immagine in movimento…Il futuro, grazie anche ai social network, va a mio avviso in questa direzione, quindi mi sto cominciando a cimentare nella regia, realizzando videoclip musicali e spot pubblicitari. Ho avuto riscontri positivi, quindi, senza mai abbandonare la fotografia; credo che il mio futuro sarà sempre più orientato in questa direzione.
Ringraziamo Fabrizio De Blasio per la sua collaborazione e per il tempo che ci ha donato, a cui auguriamo di continuare a parlare attraverso gli sguardi del mondo.
Recensione a cura di Stefania Meneghella
Intervista realizzata da Manuela Ratti
Pubblicazione a cura di Roberta Giancaspro