Fabio De Vincente è tornato sulla scena musicale con l’album Vincente: un brano, questo, che racconta tutto il suo vissuto e tutte le emozioni che ha provato nel suo percorso di vita. Il disco è stato composto e scritto dallo stesso cantante e da Carlo Montanari, per poi essere prodotto da De Vincente con Vivio dei Subsonica e masterizzato dal vincitore di un Grammy Giovanni Versari. Il cantante ce ne ha parlato in questa intervista.
Com’è nato il tuo primo approccio alla musica? Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?
Penso che sia stata una cosa innata; da bambino mi chiesero cosa volessi fare da grande. Io rispondevo sempre il musicista. Ho sempre dato molto risalto alla parte melodica e compositiva. Non era il desiderio di apparire quanto una ricerca di qualcosa di più profondo. Era un modo per fare pace con sé stessi.
Parliamo del tuo nuovo album Vincente: dove nasce l’idea per questo lavoro?
Questo lavoro è un racconto autobiografico che parla di vari periodi della mia vita; racconto testualmente quello che mi è accaduto. È un’esigenza di vomitare gioia e sofferenze, dolori, aspirazioni, ambizioni, tutto ciò che mi appartiene.
Per la realizzazione di questo disco, hai collaborato con Vicio dei Subsonica e con Giovanni Versari. Com’è nato il tuo incontro con loro e cosa ti hanno insegnato più di tutto?
Io arrivo da Vicio con un rapporto che dura da anni; tra di noi c’è una stima umana e professionale totale da parte di entrambi. È un connubio perfetto, è tutto stimolante ed è così come dovrebbe essere. Lui mi ha cucito il vestito addosso, colora quella parte mancante e quindi ha dato sicuramente modo di farmi suonare esattamente così come sono. Abbiamo lavorato molto insieme. Nel caso di Varsari, è tutto mestiere. Ha il gusto della professionalità.
Come ti sei approcciato a questo genere musicale? Chi sono stati i tuoi maestri musicali?
Non saprei identificare il mio genere, faccio questo lavoro per condividere le mie sensazioni e i miei sentimenti. Ci sono milioni di sfaccettature e faccio quello che sento. Ho imparato da chi ho ascoltato: non ho mai avuto degli idoli. Ho ascoltato tanto e ho preso ispirazione da moltissimi artisti.
Hai avuto numerose esperienze musicali, ma c’è stata una in particolare che ti è rimasta impressa più di altri?
Sono servite tutte e sono tutti piccoli mattoncini che costruiscono il mio Palazzo. Ci sono state tantissime situazioni, dal locale del piano bar all’esibirmi di fronte 5000 persone. E’ sempre un’emozione salire sul palco, e c’è sempre quell’adrenalina sana. Non c’è droga che possa sopperire all’adrenalina di un palco vero. E’ una droga, quando si è lì sopra. Non si pensa alla performance, ma io mi estraneo completamente e mi godo quel momento.
Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?
Adesso la priorità sono i live; proprio qualche giorno fa ho registrato a Bologna una live session che è uscita oggi. Sarà da domani online per questo contest, e registrerò a Torino con la mia band un’altra live session.