Fabio De Nunzio – L’illusione degli specchi

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“Sotto il segno della bilancia”

Sito Web: Sotto il segno della bilancia
Sito Web: Fabio De Nunzio


Guardarsi allo specchio, mentre sentimenti si convertono in parole.. parole che, come lame, tagliano in due cuori, lacerano quel desiderio di alzarsi la mattina e sentirsi amati, mentre ogni giorno diviene sfida. Guardarsi allo specchio e non riconoscersi; scoprire solitudini sorte come albe al mattino mentre il mondo ruota attorno a corpi fragili, mentre sogni di tramonti che danno spazio a nuove luci investono pensieri. Sono spade, quegli occhi, spade che infrangono vetri divenuti anime, e ogni strada diviene ostacolo, ogni sogno diviene incubo, mentre spiriti si trasformano in corpi. E, mentre il mondo continua a ruotare, lo specchio è ancora lì, ogni mattina. Lo specchio è lì quando si posano i piedi per terra, e l’anima diviene invisibile; lo specchio è lì quando si cammina per le strade e si sorride, fingendo che vada tutto bene; ed è lì quando ci si addormenta sullo sfondo di tramonti divenuti buio troppo presto, e i sogni iniziano a ruotare attorno, come mondi che costruiscono solitudini. Lo specchio diviene il protagonista di una vita, protagonista di un’anima fragile, che ha bisogno di guardarsi per convincersi di essere ancora viva, di essere ancora sé stessa. Ma l’anima è invisibile; solo corpi si intravedono in quello specchio, solo corpi che non permettono di accettarsi, solo parole di quei mondi che ruotano attorno, mondi che non accettano, mondi che non capiscono, mondi che non guardano. Come cicuta, le parole.. dividono in due i cuori, lacerano pensieri maturati sulla pelle, entrano in quello specchio e convincono corpi di non essere abbastanza, di dover cambiare, di non poter mai essere come si è sempre sognati. E allora si resta lì, immobile, dinnanzi a quel vetro che guarda corpi divenuti anime, e ogni sguardo, ogni parte di pelle, viene tassellato lì dentro con la convinzione di essere immortale ed eterno. E invece no… sarà solo illusione.

E’ illusione, quello specchio. Lo è quando si posano i piedi per terra, e l’anima è l’unica a rinascere ogni giorno; lo è quando si cammina per le strade e si sorride, fingendo che vada tutto bene, pur non sapendo che in realtà tutto va davvero bene, pur non sapendo che i sorrisi rappresentano forze celate dietro sentimenti deboli; lo è quando ci si addormenta sullo sfondo di tramonti che tramutano in albe, e i sogni iniziano a ruotare attorno, come mondi che si impregnano nella pelle evitando solitudini. E allora specchi diverranno mortali, morendo davvero.. e il mondo ruoterà attorno con la consapevolezza di poter essere abbastanza, di poter essere amati.. perché qualcuno che ama c’è sempre: lo troveremo la mattina, nel Sole che brilla di luce, mentre albe hanno dato il via a un nuovo giorno; lo troveremo nelle strade, quando il nostro sorriso sarà guardato da qualcuno, riuscendo a scorgere cuori mai visti prima; lo troveremo la sera, prima di addormentarci, mentre tramonti danno spazio a luci che non morranno mai per davvero. E allora capiremo che i corpi non hanno importanza se il mondo ci ruota attorno, capiremo che vivere “Sotto il segno della Bilancia” significa pesare i sentimenti di una persona, pesare la sua anima impregnata di debolezze, paure ma soprattutto di forza e coraggio.

E’ questo quello che ci dimostra Fabio De Nunzio, meglio conosciuto come “Il Buon Fabio”. Il suo percorso artistico e professionale è costellato da numerose esperienze: capo animatore nei più importanti villaggi turistici, conduttore radiofonico, presentatore di spettacoli, attore in programmi televisivi di note emittenti del Sud quali Telenorba Antenna Sud. Il più alto riconoscimento arriva nel 1997 quando Antonio Ricci lo sceglie, insieme a Mingo, come inviato del noto tg satirico “Striscia la Notizia”, entrando così nelle case degli italiani. Nel 2013 si cimenta con la stesura del suo primo libro intitolato, appunto, “Sotto il segno della Bilancia”, con la collaborazione dello scrittore Vittorio Graziosi, docente in diversi laboratori di scrittura creativa, presso l’Università Statale di Beirut e l’Università nazionale Taras Schevchenko di Kiev. Nel 2015 egli riceve l’importante riconoscimento di “Ambasciatore di Pace” a Lucera e di “Cavaliere per la Pace” ad Assisi. Fabio racconta il suo percorso di vita trascorso nell’obesità: l’infanzia resa difficile dall’asma bronchiale, l’adolescenza, il primo amore, il successo nel mondo dello spettacolo, e le difficoltà che un “oversize” deve affrontare in una società in cui, spesso, si guardano corpi anziché anime, arrivando alla consapevolezza che per amare gli altri, occorre prima di tutto amarsi, abbandonare gli specchi che ruotano attorno come mondi convertiti in parole, per poter trovare il coraggio di mostrarsi per come si è, e non per come si deve essere.

Ed ora, lasciamo la parola a Fabio, portatore di valori da impregnare in società che ci ruotano attorno senza conoscerci davvero.


D: Da cosa hai attinto ispirazione per la stesura del tuo libro “Sotto il segno della bilancia”?
R: Il libro è stato scritto poiché vi sono tante persone che soffrono di obesità, ma nonostante ciò non si parla mai di questa tematica. Sollecitato da molte persone, quindi ho deciso di scrivere a riguardo, cercando il più possibile di aiutare e svelare quelle che possono essere le problematiche o le difficoltà conseguenti. Il libro è stato scritto con l’importante collaborazione di Vittorio Graziosi.

D: Qual è il messaggio che vuoi trasmettere?
R: I messaggi più importanti sono due, entrambi molto positivi. Il primo è che chiunque non stia bene, che sia dal punto di vista fisico o morale, non deve chiudersi in se stesso, ma contrariamente deve reagire, combattendo a testa alta con la società. Il secondo è che la non chiusura dipende anche dall’atteggiamento altrui, fondamentale è sostenere ed aiutare anche con piccoli gesti chi si trova in maggiore difficoltà.

D: <<Chi è superiore di peso è inferiore di capacità>>. Nel tuo libro scrivi che nella tua adolescenza è stata molto presente questa frase. Dove hai trovato la forza per dimostrare il contrario?
R: Il tutto è iniziato quando un insegnante di educazione fisica voleva farmi salire la pertica, io non ci riuscì. A primo impatto questa cosa mi ha abbattuto, mi ha fatto sentire diverso. Col tempo, pian piano, ho capito che non è il salire una pertica che dimostra il valore di una persona.

D: Come pensi che il tuo peso abbia influito sulla tua vita amorosa? Nel giorno del tuo matrimonio, quali sono state le emozioni che hai provato?
R: Ha influito sicuramente in maniera positiva, poiché molte volte chi ha qualche chilo in più viene subito giudicato simpatico, ovviamente poi sta la persona dimostrare il suo reale valore. Le emozioni sono state tantissime; sicuramente la cosa che lo rende ancora più bello e speciale è far sì che questo sentimento possa poi dimostrarsi duraturo nel tempo.

D: Quali sono per te gli ingredienti della felicità?
R: Credo che in un periodo come quello che stiamo vivendo è difficile trovare gli ingredienti che ci possano rendere felici. Penso che a me basti poco: degli amici o delle persone a cui tengo con cui condividere momenti ed emozioni, lavoro, famiglia e crescita professionale.

D: Che effetto hai avuto nel ricevere un pieno consenso del pubblico per il tuo lavoro tramite un importante riconoscimento ricevuto come quello di “Cavalieri per la Pace”?
R: Tutti i riconoscimenti ottenuti per merito di questo libro sono tutti importanti allo stesso modo, però quelli che mi hanno dato un ulteriore input a comunicare il mio messaggio sono stati quelli come: “Ambasciatore di pace” che ho ottenuto a Lucera, e il riconoscimento come “Cavaliere per la pace” ad Assisi.

D: Dove hai trovato il coraggio per amare te stesso e, conseguentemente, amare gli altri?
R: Penso che la prima regola da seguire per amare gli altri sia quella di amare profondamente sé stessi. Amando me stesso riesco a instaurare un legame con chi mi circonda, e di conseguenza lo apprezzo.

D: Pensi che la stesura del libro ti abbia aiutato a trovare questo coraggio?
R: Il coraggio di apprezzarmi lo avevo trovato già in precedenza, però mi è stato di aiuto per infondere questo coraggio anche ad altre persone.

D: Hai in progetto altre pubblicazioni?
R: Al momento vi è un input su un argomento simile, ma nulla di certo.

D: Qual è il consiglio che vorresti dare a coloro che si sentono a disagio con il proprio corpo?
R: Guardarsi allo specchio e volersi bene, molte volte le persone tendono a trovarsi dei difetti, però molto più importante della bellezza puramente esteriore, superiori sono le qualità interiori. Un metodo per apprezzarsi sicuramente sono i centri estetici che danno una mano ad accettarsi e volersi bene, non solo grazie a massaggi, ma anche attraverso trattamenti alle mani o di make-up, che contribuiscono ad una maggiore accettazione dal lato estetico.


Accettarsi non è semplice soprattutto quando la gente decide di farci sentire diversi, quando ci ferisce e non ci permette di cogliere la nostra vera essenza. Chi siamo davvero lo possiamo sapere solo noi, noi che sappiamo guardarci e non semplicemente scorgerci. Siamo diversi, ogni persona è diversa, con le proprie paure, insicurezze, pregi e difetti. La diversità è un dono, non un difetto. Emergere, distinguersi, rendersi unici rispetto alla massa di chi si sente “uguale”, di chi si limita ad imitare, a guardare la bellezza di chi ci circonda con vaga superficialità.

Imparare ad amarsi per quello che si è alle volte richiede tempo e coraggio. Coraggio come quello mostrato da Fabio De Nunzio che non si è mai arreso, anzi, ha sempre deciso di affrontare la vita e di non lasciarsi soggiogare da chi ci guarda solo dall’esterno, da chi non vuole conoscerci, confrontarsi con noi, lasciandosi sfuggire la possibilità di trovare dall’altro lato qualcuno da cui poter imparare, con cui avere un dialogo, qualcuno che può insegnarci tanto.


Grazie a Fabio De Nunzio per la sua collaborazione e per il tempo che ci ha donato, augurandogli di poter continuare a camminare sulla strada del successo.

 

Recensione a cura di Stefania Meneghella
Intervista realizzata da Manuela Ratti
Conclusione e pubblicazione a cura di Roberta Giancaspro

Published by
Stefania Meneghella