SCIENZA

ESO: scoperto il primo buco nero dormiente

I telescopi dell’ESO (European Southern Observatory) situati nel deserto di Atacama in Cile, nonché i telescopi più grandi e avanzati al mondo, hanno scovato un buco nero di massa stellare nella Grande Nube di Magellano, una galassia vicina alla nostra.

Inoltre, hanno scoperto che la stella che ha dato origine al buco nero è scomparsa senza lasciare alcun segno di una potente esplosione. Sebbene siano stati proposti altri candidati buchi neri simili a questo, l’equipe è convinta che questo sia il primo buco nero di massa stellare “dormiente” ad essere individuato in modo inequivocabile al di fuori della nostra galassia.

Rappresentazione artistica del buco nero in VFTS 243.
Credits: ESO/L. Calçada

I buchi neri di massa stellare si formano quando le stelle massicce terminano la propria vita e collassano a causa della propria gravità. Il buco nero è “dormiente” se non emette alti livelli di raggi X (in genere i buchi neri vengono rilevati grazie ai raggi X).

I buchi neri dormienti sono particolarmente difficili da individuare poiché non interagiscono molto con l’ambiente circostante.

“Da più di due anni stiamo cercando questi sistemi binari di buchi neri. Ero molto emozionata quando ho sentito parlare di VFTS 243, che secondo me è il candidato più convincente segnalato fino ad oggi.”
Julia Bodensteiner, ricercatrice presso l’ESO in Germania

Per trovare VFTS 243 hanno studiato quasi 1000 stelle massicce nella regione della Nebulosa Tarantola della Grande Nube di Magellano, cercando quelle che potrebbero avere un buco nero come compagna.

Gli astronomi ritengono che un buco nero di massa stellare si formi quando il nucleo di una massiccia stella morente collassa, ma non è ancora chiaro se questo sia accompagnato o meno da una potente esplosione di supernova.

“La stella che ha formato il buco nero in VFTS 243 sembra essere completamente collassata, senza alcun segno di una precedente esplosione. Recentemente sono emerse prove di questo scenario di “collasso diretto”, ma il nostro studio fornisce probabilmente una delle indicazioni più dirette, con enormi implicazioni sull’origine della fusione di buchi neri nel cosmo”.
T. Shenar (Institute of Astronomy, KU Leuven, Belgio, KU Leuven)

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Ingrandendo la galassia “Grande Nube di Magellano” per scovare la “Nebulosa Tarantola”, in cui si trova VFTS 243.
Credits: ESO/Digitized Sky Survey 2/N. Risinger (skysurvey.org)/R. Gendler, ESO/M.-R. Cioni/VISTA Magellanic Cloud survey. Acknowledgment: Cambridge Astronomical Survey Unit. Music: John Dyson

Il buco nero in VFTS 243 è stato trovato grazie a sei anni di osservazioni della Nebulosa Tarantola da parte dello strumento FLAMES (Fiber Large Array Multi Element Spectrograph), installato sul VLT dell’ESO.

Per approfondire la notizia nel dettaglio clicca sui seguenti link: Astronomy and Astrophysics, Astronomical Science

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QUANTI TELESCOPI POSSIEDE L’ESO?

L’ESO è un’organizzazione intergovernativa fondata nel 1962 e supportata da 16 Stati membri (Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito).

Dispone di nove telescopi giganteschi, situati nel deserto di Atacama in Cile, un posto unico al mondo e perfetto per osservare l’Universo. Attualmente è in fase di costruzione il prossimo telescopio più grande del mondo: l’ “European-Extremely Large Telescope (E-ELT)”, il quale avrà uno specchio primario di ben 39 metri di diametro, capace di guardare fino a 380.000 anni dopo il Big Bang. E-ELT potrebbe essere pronto tra il 2025 e il 2027.

Articolo a cura di Fabio Meneghella

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Fabio Meneghella