Per la prima volta nella storia, un team di ricercatori cercherà di trivellare un vulcano per convertire il suo calore in elettricità.
Se tutto andrà come previsto, i vulcani non saranno più percepiti esclusivamente come strutture geologiche pericolose e ad alto rischio, ma diventeranno anche un simbolo di rinascita e di riscatto. Secondo alcuni vulcanologi ed esperti geotermici, le nuove tecnologie potrebbero infatti permetterci di ricavare energia geotermica direttamente dal magma dei vulcani. E non solo: in base agli ultimi calcoli, potremmo addirittura risolvere uno dei problemi più importanti del nostro pianeta: l’inquinamento.
Come sappiamo, una buona parte dell’elettricità viene attualmente prodotta dai combustibili fossili, i quali inquinano quotidianamente la Terra. Se riuscissimo quindi a produrre un’energia illimitata in modo pulito, sfruttando ad esempio i vulcani, elimineremmo la maggior parte delle sostanze inquinanti rilasciate dai combustibili fossili.
Energia illimitata dal magma dei vulcani
Un sistema vulcanico islandese si è recentemente risvegliato dopo un sonno durato circa 800 anni e, di conseguenza, il suo magma in risalita sta purtroppo costringendo migliaia di persone ad abbandonare le proprie case. Tuttavia, un team di scienziati e di ingegneri, situati in un’altra parte dell’Islanda, spera però di sfruttare l’immensa potenza del magma per ricavare energia elettrica illimitata. Ricordiamoci che l’isola islandese, oltre ad essere geologicamente giovane (ha “solamente” 20 milioni di anni), è anche ricchissima di vulcani: ce ne sono più di 130 tra attivi e inattivi. E non solo: sotto l’isola potete trovare ben 30 sistemi vulcanici ancora attivi, che eruttano periodicamente da almeno 10.000 anni.
Si tratta quindi di un luogo ideale per poter ricavare energia dal calore del magma, visto che alcuni suoi vulcani si attivano all’incirca ogni 10 anni. L’Islanda – come ci insegnano gli esperti – è infatti caratterizzata da un territorio formatosi quasi esclusivamente dalla lava, dal vapore e dal calore. E’ inoltre un’isola “spaccata” in due, poiché è attraversata da un’enorme spina dorsale montuosa che separa le due gigantesche placche tettoniche: la placca Nord Americana e la placca Eurasiatica. Come riusciranno allora i vulcanologi e gli ingegneri a convertire il calore del magma in elettricità? innanzitutto, l’idea degli esperti geotermici è quella di convertire l’immenso calore e la pressione in una nuova forma “illimitata” di energia geotermica. Si stima infatti che circa 800 milioni di persone, in tutto il mondo, vivano in un raggio di 100 km da un vulcano attivo.
Ciò significa che un numero enorme di esseri umani avrebbe la possibilità di produrre l’energia elettrica di cui ha bisogno in modo pulito, senza inquinare le loro città e il pianeta. Tuttavia, non sarà facile trivellare in profondità fino alla camera magmatica e, soprattutto, far lavorare le macchine ad una temperatura di circa 1.000 gradi Celsius. I ricercatori, nonostante le innumerevoli sfide, non vogliono però mollare l’ambizioso progetto. Se tutto andrà secondo i piani, il primo foro di trivellazione dovrebbe quindi essere completato nel 2027. Dopodiché, si cercherà di capire tutti i segreti del magma: come si muove attraverso la crosta, il suo calore, la sua pressione, le sue caratteristiche chimiche ecc.
Il secondo step, che prevede un’altra trivellazione, è invece previsto nel 2029: in quell’anno, i ricercatori tenteranno di convertire per la prima volta il calore del magma in energia geotermica. Si stima che la trivella si spingerà in profondità fino a circa 6.857 piedi (quasi 2 chilometri): si tratta di un’altezza pari a 2,5 volte quella del Burj Khalifa di Dubai, che è l’attuale grattacielo più alto del mondo. I vulcanologi e gli esperti geotermici sperano che questo ambizioso progetto possa essere realizzato anche in altri paesi della Terra che possiedono un vulcano attivo, come ad esempio Napoli con il suo Vesuvio. Se desiderate approfondire la notizia, vi consigliamo di leggere l’articolo pubblicato su cnn.com (lo travate QUI).