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Edoardo Florio Di Grazia “indossa il mare” nel nuovo singolo: il cantante si racconta

Edoardo Florio Di Grazia è un artista originario di Napoli, e torna adesso sulla scena musicale con il nuovo singolo Indossare il Mare. Il brano è stato pubblicato dall’etichetta francese e vede la collaborazione dei Voilaaa.


Com’è nato il tuo primo approccio alla musica? Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?

Quando avevo 4 anni sapevo già che avrei fatto musica, era una necessità. La musica è un mezzo magico per accettare, convivere e divertirsi con il mistero.

Parliamo del tuo nuovo singolo Indossare il Mare: dove nasce l’idea per questo brano?

Non ho una casa da molti anni ma ne ho tantissime da sempre. Mi sembrava interessante approfondire il concetto di ritorno a casa, di riparo, e di ballarci sopra. Ho provato a realizzare questa idea grazie all’aiuto dei Voilaaa.

Sei originario di Napoli ma vivi in Francia da molto tempo, e questo brano l’hai pubblicato proprio con un’etichetta francese. Cosa ti manca di Napoli e quanto ha influito la cultura napoletana nella tua musica?

Io sono nato a Firenze, ma da famiglia quasi interamente napoletana. Mi sento napoletano a Firenze e fiorentino a Napoli. Sicuramente però Napoli é la città che mi rappresenta di più e che quindi mi ha influenzato di più. Penso che se hai Napoli dentro dopo poco tempo ti manca, ne hai bisogno. Mi mancano: la bellezza enorme ed intimidatoria del Vesuvio sul mare, il suono della città, il contrasto tra basso e divino che si può ritrovare in ogni angolo. La condivisione totalizzante e aperta, la sensazione di vivere in un luogo senza tempo e molte altre cose.

Edoardo Florio Di Grazia (kosmomagazine.it)

Come definisci invece il panorama musicale francese? Riscontri delle differenze rispetto a quello italiano?

Tantissime. Io posso parlare solo del panorama parigino che è aperto verso il mondo. La quantità di input e possibilità sono infinite. Possono essere destabilizzanti ma se sei curioso che qui puoi scoprire dei mondi che non credevi possibili. Molto probabilmente, è la condizione di straniero che ti permette di avere degli occhi diversi, di metterti più in gioco. Quello che è sicuro e che in Francia esiste uno Stato, pur con tutte le sue contraddizioni, che investe e crede che la cultura, in ogni sua forma, sia una risorsa da preservare. Non mi sembra che accada la stessa cosa nel nostro Paese.

Come ti sei approcciato a questo genere musicale? Chi sono stati i tuoi maestri musicali?

Il concetto di genere musicale nella sua essenza mi sfugge veramente, la musica del futuro integra tante culture, tante sonorità. Ho cercato di far questo collaborando con i Voilaaa. Una lista di maestri è impossibile; so però che ci sono degli artisti che mi hanno segnato per esempio il lavoro di Fela Kuti con Tony Allen che ho avuto la fortuna di conoscere, oppure Damon Albarn e Roberto Murolo. Insomma mari e monti tra Nigeria, Londra e Napoli. La lezione arriva dove meno te l’aspetti.

Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?

Quello di pubblicare il mio primo disco, imparare a filmare in pellicola e scrivere un libro.

Published by
Stefania Meneghella