Nelle abitazioni potrebbe infiltrarsi il cosiddetto gas Radon, un elemento radioattivo molto pericoloso che tutti dovrebbero conoscere.
Il radon è purtroppo un gas radioattivo difficilmente rilevabile, poiché è incolore, inodore e insapore. Per rilevarlo, è quindi indispensabile l’utilizzo di strumenti specifici, capaci di rintracciare la radioattività. Si tratta inoltre di un elemento che deriva dal decadimento radioattivo dell’uranio, il cui gas è in grado di penetrare persino nelle abitazioni attraverso fessure nel pavimento o altre aperture. La sua inalazione, soprattutto se è prolungata nel tempo, può aumentare il rischio di sviluppare il cancro ai polmoni: il Radon, essendo un gas nobile, tende infatti ad accumularsi negli ambienti chiusi, come ad esempio le case o le scuole.
Dove possiamo trovarlo allora? Secondo gli esperti, questo pericoloso gas radioattivo è principalmente concentrato nelle zone con terreni ricchi di uranio. Per proteggerci, qualora abitassimo in queste aree, dovremmo ovviamente cercare di ridurre al minimo l’esposizione.
Come rilevare la presenza del gas Radon nelle case
L’esposizione al radon può essere ridotta misurando i livelli di questo gas nelle proprie abitazioni, attraverso un apposito rilevatore di radon. È inoltre importante ventilare regolarmente gli ambienti, soprattutto scantinati, garage e seminterrati, aprendo frequentemente le finestre o utilizzando sistemi di ventilazione meccanica. Per ridurre al minimo le infiltrazioni di radon dall’esterno, è inoltre consigliabile sigillare le fessure presenti nei pavimenti e nelle pareti. Per quale motivo allora è consigliabile monitorare i livelli di questo gas radioattivo nelle nostre case?
Innanzitutto, le sue particelle hanno la capacità di “attaccarsi” ai polmoni, aumentando le probabilità di sviluppare un cancro. Secondo i dati dell’INAIL, il radon presente negli ambienti domestici è infatti la seconda causa di tumore ai polmoni, dopo il fumo del tabacco. Ricordiamoci che questo pericoloso gas è soprattutto presente in alcune tipologie di suolo vulcanico, in alcuni materiali da costruzione (come il granito e il tufo) e persino nell’acqua, qualora ci fossero delle infiltrazioni. Il radon, essendo diffuso soprattutto nel suolo, riesce infatti ad entrare nelle nostre abitazioni infiltrandosi nelle crepe, facendosi anche aiutare dalla differenza di pressione e di temperatura presente tra l’ambiente esterno e quello interno.
Le regioni italiane che hanno una maggiore concentrazione di gas radon – secondo l’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (ISPESL) – sono la Lombardia e il Lazio. Queste regioni sono poi seguite dal Friuli-Venezia Giulia, dalla Campania e dall’Abruzzo. Gli esperti affermano inoltre che la concentrazione di radon è soprattutto legata alla presenza di una catena montuosa o di un substrato di rocce vulcaniche.
Per quanto riguarda i limiti di radon da non superare, in Italia dobbiamo rispettare la Direttiva 2013/59/Euratom, recepita dal D.Lgs. 101 del 31 luglio 2020 (in vigore dal 27 agosto 2020). Quest’ultima stabilisce che quando la concentrazione media annua di gas radon supera i 300 Bq/m3 è obbligatoria la bonifica dell’ambiente. Tutte le nuove costruzioni, a partire dal 1° gennaio 2025, dovranno inoltre rispettare un limite di concentrazione media annua di 200 Bq/m3.