MUSICA

Davide Locatelli si presenta in This is Dave: “Lì c’è tutta la mia storia” | Poi dice: “Così ho comunicato la Pace”

Davide Locatelli tornerà live dopo due anni di stop causati dall’emergenza sanitaria: il 18 marzo 2022 avrà infatti luogo il suo concerto al Teatro Gavazzeni di Seriate (Bergamo). Per l’occasione, si esibirà presentando al pubblico il suo ultimo lavoro dal titolo ‘This is Dave‘. Un album, questo, che parla soprattutto di lui, della sua storia e di tutto il percorso musicale che ha affrontato.

L’artista ha accettato di incontrarci, e ha così raccontato il suo modo di vedere la musica, i suoi sogni a forma di note e il suo ultimissimo gesto che ha voluto dedicare a tutti coloro che stanno soffrendo a causa della Guerra Russia – Ucraina. Proprio nella mattinata di oggi, 1 marzo 2022, Locatelli ha infatti portato il proprio pianoforte dinnanzi all’Ambasciata Ucraina di Milano e ha suonato dolcemente ‘Imagine‘ di John Lennon. Un inno alla pace, il suo, in un periodo fatto solo di guerre.


Quando hai compreso che la musica sarebbe stata la tua strada? Com’è nata questa passione?

Ho capito che sarebbe stata la mia strada verso i 12-13 anni. Ho iniziato a suonare quando ero molto piccolo, avevo 3-4 anni. Non ero un grande amante del pianoforte ma, verso i 12 anni, ho partecipato a un po’ di concorsi a livello nazionale. Li ho vinti e ho così compreso che avrei voluto investire su questo. E’ stato quello il punto di svolta della mia carriera.

Il tuo ultimo album si intitola ‘This is Dave’. Come nasce l’idea per questo tuo lavoro e qual è il messaggio principale che vorresti trasmettere?

This is Dave‘ è la raccolta di tutta la mia vita: dai momenti in cui postavo i video su Facebook fino alle mie composizioni originali. C’è praticamente tutta la mia storia, la mia carriera come musicista: sono prima partito con le cover e sono poi arrivato a far conoscere i miei pezzi e la mia musica al pubblico.

Il 18 marzo tornerai live dopo due anni di stop a causa dell’emergenza sanitaria. Come hai vissuto il periodo pandemico e cosa ti è mancato più di tutto dei concerti dal vivo?

In questi anni, ho suonato durante qualche evento privato. Il contatto con il pubblico è però un’altra cosa: salire di nuovo su un palco con una platea che è lì, ad ascoltarmi, è molto strano. C’è sicuramente la voglia di ritornare a fare un po’ di aggregazione e di musica. Non vedo l’ora di esibirmi: un po’ l’emozione c’è.

Parliamo di quello che è successo proprio questa mattina: hai portato il tuo pianoforte davanti all’Ambasciata Ucraina di Milano e hai suonato ‘Imagine’ di John Lennon. Ti va di parlarci di questo tuo importante gesto?

Quando c’è da fare del bene, ogni persona deve mettere a disposizione le proprie possibilità per cercare di aiutare il prossimo. Io sono musicista e ho voluto sensibilizzare il momento suonando l’inno della pace di John Lennon. Ho voluto lanciare un messaggio importante: anche grazie alla musica, possiamo fare del bene e trasmettere la pace. E’ nata questa idea per lanciare appunto questo messaggio: io avevo tentato di fare questa cosa domenica scorsa, ma sono stato cacciato. Avevo spiegato loro di essere lì per fare un gesto a fin di bene, ma loro non hanno assolutamente voluto. Io sono però abbastanza cocciuto: oggi ci ho riprovato, non ho chiesto autorizzazioni a nessuno ed è stato sicuramente ancora più bello. Sono usciti tutti i funzionari dell’ambasciata ucraina ed è stato un bel momento.

Il pianoforte è il tuo più grande amico: come descriveresti la sensazione che provi quando ti siedi e suoni?

Ci sono vari momenti della giornata in cui mi siedo e suono, e non sono tutti uguali. C’è un momento nel cuore della notte, durante il quale suono e compongo. Quello è sicuramente un momento più intimo e delicato: riesco a ritagliarmi un po’ di spazio e cerco di tenere allenate le dita. E’ un modo per sfogarmi, soprattutto. Poi ci sono altri momenti (quelli nei quali suono le cover): lì mi esibisco in un modo più energico e d’impatto.

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Il tuo obiettivo è quello di avvicinare i giovani alla musica classica: secondo te, come mai la popolazione giovanile è più restia ad ascoltare questo tipo di musica? Da cosa viene frenata?

Viene frenata dal fatto che è una musica non facile: non è una canzone trap o pop del momento. La musica classica è la ricerca di studio, di interesse, ed è sicuramente usufruibile nel breve periodo. Bisogna amarla un poco alla volta.

Ci sono futuri progetti in ballo? Cosa ti riserva il futuro?

Ho un nuovo pezzo, che è pronto. Sto capendo quando sarà il momento giusto per pubblicarlo. Spero inoltre che, nel periodo estivo, si possa ritornare finalmente live senza restrizioni.

Intervista a cura di Stefania Meneghella

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Stefania Meneghella