Pianista e compositore
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E’ la meraviglia che ci rende ancora vivi: la meraviglia nelle cose che vediamo, nelle cose che ascoltiamo.
Nelle note.. nella bellezza delle note, e nei viaggi che si compiono per ritornare sé stessi.
Oggi vi invitiamo a compiere un viaggio, un viaggio nella memoria, nel vostro inconscio, nel vostro io più profondo. E’ un viaggio che vi aiuterà a crescere e che vi darà tanto… Tanto, come ciò che custodite nel cuore. Tanto, come ciò che desiderate esprimere. Tanto, come i sentimenti verso quell’unica persona che vi fa stare bene.
Tanto.
C’è solo un modo per compiere questo viaggio, oggi. Chiudere gli occhi e ascoltare. C’è solo una musica che vi farà viaggiare, oggi. Ed è questa qui.
Dardust – Birth
Vi invitiamo a premere Play e lasciarvi andare.
Sono tanti i passi che sta compiendo la vostra anima, tanti i ricordi che state incontrando, tante le persone che vorreste rivedere. Tanti, come i modi che avete per diventare speciali. Tanti, come gli specchi che conservate in casa e nell’anima. Tanti, come i momenti che avete vissuto. Sorrisi, sguardi, carezze, abbracci, voglia di ricominciare. E ancora, sogni, speranze, pianti, rinunce, paure… non potete! Allora.. rialzarsi da terra e tornare a vivere, musica che suona, il potere delle note, la vita che scorre. Come fiumi, i momenti. Vita che va e ritorna, siete voi. Siete forti.
Ad occhi chiusi, la musica continua, la musica vi salva. La musica vi ha sempre salvato. E lo sta facendo anche ora; anche ora che queste note scorrono come gli attimi. Ad occhi chiusi, la vita si trasforma. I passi vanno all’indietro, il Sole tramonta e poi risorge, il vento soffia sugli occhi, le foglie si levano al cielo fino a raggiungere le chiome, amarsi prima di incontrarsi, abbracciarsi prima di sfiorarsi. Vita che scorre, tempo che fugge.
Siete voi, siete forti.
Un pianto vi bagna il viso, delicato e puro. Nella culla, guardate per la prima volta il mondo. Non sapete, non conoscete la bellezza nelle cose, la bellezza nelle note. Ma la musica è lì, colonna sonora dell’anima e della vita stessa.
Viaggio nella meraviglia, viaggio in ciò che avete di prezioso, viaggio nel vostro sguardo.
Aprite gli occhi: musica. Iniziate a correre, il Sole sorge e poi tramonta, il vento vi spinge verso l’infinito, le foglie cadono, amori sbocciati, abbracci voluti. Tempo che fugge, vita che scorre.
Viaggio, viaggio nel tempo, viaggio negli attimi.
Viaggio nella musica di Dardust.
Benvenuti, dunque, in nuovo modo di fare musica, un modo tutto speciale di compiere viaggi nell’anima e nei ricordi di ognuno. Benvenuti nella loro spiccata originalità e determinazione, nell’essenza, nella meraviglia, nella bellezza.
Dardust è il primo progetto italiano di musica strumentale capace di unire il mondo pianistico minimalista all’attuale immaginario elettronico di matrice nord europea. Dario Faini, suo ideatore, pianista e compositore, parte dalla scrittura di temi minimalisti, impreziosendoli con la tessitura di soundscape creati dal trio d’archi di Carmelo Emanuele Patti, Simone Sitta e Simone Giorgini e con il producer e polistrumentista Vanni Casagrande. “7” è il primo capitolo della trilogia discografica: 7 brani strumenti scritti in 7 giorni e prodotti in 7 mesi, in uscita nel 2015 per l’etichetta torinese INRI, in collaborazione con Universal Music Publishing Ricordi.
Non c’è altro da dire: solo continuare a chiudere gli occhi e ascoltare. Ascoltare ciò che sono in grado di esprimere, ciò che la loro musica è in grado di fare. Per ora, aprite gli occhi solo per un attimo e, sempre ascoltando la stessa musica, leggete ciò che Dario Faini in persona ha da dirci. L’abbiamo incontrato e abbiamo compiuto questo viaggio nel tempo insieme.
Buona lettura!
D: Come nasce il progetto di Dardust?
R: E’ nato dalla voglia di fare qualcosa che fosse un’espressione artistica mia personale, senza dover gestire dinamiche, compromessi e dover per forza far riferimento a un contesto dettato da trend e classifiche.
D: Su cosa si è basata la scelta del nome data al tuo progetto?
R: Dardust è l’unione di Dario e Stardust che è un omaggio a Ziggy Stardust. Ovviamente l’immaginario spaziale con il quale siamo partiti è ispirato anche al Bowie del meraviglioso film “L’uomo che cadde sulla terra”.
D: Quali credi siano le caratteristiche essenziali del tuo genere? Come lo descriveresti per chi non lo conosce?
R: E’ un crossover che unisce minimalismo pianistico, un certo tipo di elettronica che viene dal nord Europa, archi e soundscapes infiniti.
D: Quali sono le differenze che hai riscontrato tra la collaborazione per la stesura di testi di canzoni all’idea di Dardust che unisce la musica pianistica all’elettronica?
R: Quando sono un songwriter difficilmente scrivo testi, ma rimango sempre nell’attitudine del composer. La differenza tra i due mondi è ovviamente tanta. In una sono totalmente me stesso; nell’altra cerco di far indossare quello che scrivo ad altri interpreti. E’ la stessa differenza tra musica “assoluta” e musica “applicata” di cui parla il maestro Morricone, ovviamente trasposto nel mio contesto molto più light e “pop”.
D: Hai notato un riscontro diverso del pubblico dall’inizio di Dardust ad ora?
R: Credo si sia ingrandito pian piano. Mi piace questo percorso lento e lontano dalle logiche veloci del mainstream e forse ancora più lento dalle dinamiche di un certo indie legato agli hype e a un numero ristretto di influencer che decidono che un progetto è figo e l’altro no. Non mi importa se ci metterò più tempo. Io mi diverto, mi emoziono e vedo che chi viene ai nostri concerti in un modo o nell’altro rimane colpito. Il nostro pubblico è trasveralissimo: ci sono persone anziane, ragazzi e quarantenni.
D: Ci sono artisti o compositori a cui hai voluto rendere omaggio attraverso questo nuovo genere musicale o che comunque ti sono stati d’ispirazione?
R: Sicuramente oltre Bowie, i Sigur Ros, Sakamoto, Olafur Arnalds e tantissimi altri.
D: Il percorso iniziale di Dardust si sviluppa in una trilogia di dischi che percorrono uno specifico percorso geografico: Berlno, Reykjavík e Londra. Qual è stato il motivo che ti ha fatto fare questo “viaggio nella musica”? Quali sono le caratteristiche che hai riscontrato in queste tre città?
R: Ho scelto tre città che sono state “scena” di un certo movimento in un certo periodo della storia della musica contemporanea. Ogni città ha un mood difficilmente traducibile a parole. Quando sono a Berlino sono Dario in un modo; quando sono in Islanda un altro Dario. Aldilà delle caratteristiche storiche, architettoniche e spaziali dei luoghi, la differenza la fà quello che ci proietti dentro. Se Bowie ed Eno non avessero registrato agli Hansa Studios 3 capolavori come quelli della trilogia, non so se Berlino sarebbe stata uguale per me.
D: Con un progetto innovativo come Dardust ti saresti mai aspettato un consenso così intenso da parte di pubblico e stampa?
R: Credo che si possa fare ancora molto prima di affermare di avere un consenso così intenso da pubblico e stampa. C’è ancora tanto pubblico e tanta stampa da conquistare per quello che mi riguarda.
D: Quale deve essere secondo te la caratteristica che un’artista o in questo caso un musicista non deve mai perdere durante la sua carriera?
R: Il coraggio.
D: Quali sono i tuoi futuri progetti?
R: Vedere che aria tira fuori dall’Italia, a partire dalla Francia, poi Belgio, Germania, fino al Texas dove suoneremo nel 2017 al SXSW. Non vedo l’ora!
Ringraziamo Dario Faini per la sua collaborazione e per il tempo che ci ha donato, augurandogli di continuare a farci vivere, attraverso la sua musica, un viaggio nel tempo e negli attimi.
Recensione a cura di Stefania Meneghella
Intervista realizzata da Manuela Ratti
Pubblicazione a cura di Roberta Giancaspro