
Il regista Silvio Soldini ha presentato ieri sera, 15 maggio 2025, l’anteprima del suo nuovo film “Le assaggiatrici” presso il cinema Anteo di Milano, dopo aver debuttato al BIF&ST – Bari International Film & TV Festival. Questa pellicola, che arriverà nelle sale italiane giovedì, segna un’importante tappa nella carriera di Soldini, che per la prima volta si cimenta con un film d’epoca.
Il legame con il romanzo
Soldini ha spiegato il suo profondo legame con il romanzo di Rosella Postorino, evidenziando come la scrittura abbia saputo catturarlo fin dalle prime pagine. Il personaggio principale, Rosa, viene descritto come una figura complessa, forte e ricca di contraddizioni. La storia si concentra su un gruppo di dieci donne, le assaggiatrici, che hanno il compito di testare i piatti di Hitler per verificarne la presenza di veleni, una situazione che Soldini ha definito una vera e propria “roulette russa”. Il regista ha cercato di dare a ciascuna delle assaggiatrici una personalità unica, contribuendo così a rendere il racconto ancora più avvincente.
La sfida del film in costume
La realizzazione di un film in costume ha rappresentato per Soldini una sfida significativa. Il regista ha espresso il timore che la storia potesse risultare artificiale, un rischio che ha cercato di evitare prestando particolare attenzione ai dettagli storici, dai costumi all’ambientazione. La sua ambizione era quella di far vivere autenticamente le emozioni delle protagoniste, rendendo la storia non solo un ricordo del passato, ma anche un monito per il presente.
La scelta della lingua tedesca
Un aspetto interessante del progetto è la scelta della lingua tedesca. Soldini ha sottolineato che, per raccontare una storia ambientata nel 1943 in Germania, era fondamentale utilizzare il tedesco per conferire autenticità al racconto. Nonostante non conosca la lingua, ha trovato attori e attrici straordinari, pronti a immergersi completamente nei loro ruoli. La comunicazione durante le riprese è stata facilitata dall’uso dell’inglese come lingua ponte, permettendo al regista di sentirsi parte della storia.
Un momento toccante
Un momento toccante della serata è stata la dedica a Antonella Viscardi, direttrice di produzione recentemente scomparsa, con la quale Soldini aveva iniziato a lavorare al film. La sua assenza è stata avvertita profondamente, e il regista ha riflettuto sul significato della frase che lei gli aveva detto: “Questa è una grande storia… che devi dipingere con un piccolo pennello”.
Un nuovo capitolo nella carriera di Soldini
Il film rappresenta un nuovo capitolo nella carriera di Soldini, che ha visto passare quarant’anni dai suoi primi documentari e venticinque da “Pane e tulipani“. Con “Le assaggiatrici“, il regista ha creato un’opera che esplora il tempo e le emozioni, seguendo il percorso di Rosa attraverso le stagioni e le sue esperienze in un arco di un anno, il tutto realizzato in sette settimane di riprese.
La percezione del pubblico
Durante l’anteprima, un commento ricorrente tra il pubblico è stato che il film non sembra un prodotto italiano. Soldini ha commentato questa osservazione, sottolineando che è una percezione che lo accompagna da anni, forse a causa della sua formazione cinematografica influenzata da opere di cinema internazionale, in particolare tedesco, che lo hanno profondamente ispirato.
Condivisione dell’esperienza
Infine, il regista ha condiviso la sua esperienza con il pubblico, sottolineando l’emozione di ricevere un lungo applauso finale, che ha sorpreso gli attori tedeschi non abituati a simili manifestazioni di apprezzamento. Inoltre, Soldini ha intrapreso un nuovo progetto educativo all’Università IED Cinema, dove insegna ai giovani cineasti, un’esperienza che considera arricchente e stimolante, sia per lui che per gli studenti.