Intervista Robert Dancs (foto gentilmente offerte dall'uff.stampa Riccardo Ciccarese) - kosmomagazine.it
Il suo volto l’abbiamo visto in molti ed è ancora oggi nella nostra mente: Robert Dancs è stato Nicolò nel film Sole a Catinelle.
Da quei momenti sono trascorsi anni, e lui continua a fare della recitazione il suo lavoro. A Checco Zalone, di certo, deve moltissimo, anche perché fu proprio quello il suo trampolino di lancio per un percorso che continua a dargli soddisfazioni personali. Di recente è tornato sul set insieme al comico pugliese, e hanno girato – con la collaborazione di Vanessa Scalera e la regia di Gennaro Nunziante – il videoclip L’ultimo giorno di patriarcato, in uscita proprio in occasione della Giornata Mondiale della Donna.
Oltre a questo, Robert è un attore maturo e sognatore, che ha saputo trasformare la sua passione in lavoro. Si è perciò raccontato sulle nostre pagine.
L’amore per la recitazione nasce in te sin da piccolo, ma ricordi qual è stato l’esatto momento in cui hai capito che volevi fare questo nella vita?
C’è stato sicuramente un momento di svolta a livello mentale nei confronti di questa professione, ed è stato quando mi sono diplomato. All’inizio avevo messo in stand by per finire gli studi presso l’Istituto Tecnico Aeronautico di Bergamo, dato che sono sempre stato appassionato di aviazioni. In quel momento la presa di coscienza doveva essere più concreta e reale, e il mio cuore mi ha quindi portato a studiare recitazione presso la Milano Acting Lab. Ho messo quindi tutte le mie energie fisiche, mentali e monetarie nella realizzazione di questo mio obiettivo.
La recitazione porta a scoprire e ad entrare nelle storie degli altri, ma cosa c’è dietro la costruzione di un personaggio e quanto ci metti – a livello di tempo e di emotività – nella creazione del ruolo?
Questa professione ti permette delle situazioni che forse non avresti il privilegio di esplorare. Ho sempre un approccio molto serio su qualsiasi personaggio o situazione, e questo è ciò che ho imparato durante il mio percorso di studi. Sole a Catinelle è stata soprattutto un’esperienza quasi spensierata di un bambino di 12 anni, che si stava solo divertendo. In questi due anni, tra alti e bassi, ho però notato che la componente più importante che cerco di mettere nel mio lavoro è proprio il divertimento. Io mi diverto ad affrontare un personaggio e, se non lo faccio, non potrò mai far passare quelle emozioni come vere. Una cosa che mi gratifica molto non è tanto l’emozione che provo io recitando, ma soprattutto vedere che ho scaturito emozioni nell’altra persona. Quando ottengo questo, so che ho fatto un lavoro corretto.
La tua carriera e la tua popolarità inizia appunto con Sole a Catinelle, il film che ti ha visto co-protagonista insieme a Checco Zalone. Eri solo un bambino ma che colpì tutti per il suo talento. Come avvenne l’incontro con Checco e qual è il ricordo più bello che hai di quel film?
Credo che l’incontro con Checco sia avvenuto all’ultimo provino, non ricordo esattamente. Uno dei ricordi più belli è sicuramente la famiglia che si è creata; ho un quaderno con delle piccole dediche scritte da chiunque sul set. Si era creata una famiglia con cui ho condiviso 3-4 mesi, per me è stata un’avventura bellissima, erano tutti super simpatici con me.
Per me è stato spontaneo creare un legame con queste persone, tanto che alla fine delle riprese abbiamo continuato a vederci con Checco e con Gennaro Nunziante a Bari. C’erano delle cose da sistemare sul montaggio e doppiaggio, e sono stato un po’ a casa loro. Mi hanno ospitato ed è stato bellissimo.
Da quel momento sono trascorsi anni e tu hai continuato l’arte della recitazione. Quanto è rimasto di quel bambino in te?
Di quel bambino è rimasto molto in me, dato che quell’esperienza è una parte fondamentale di me ed è stato un punto di partenza che risuonerà per sempre dentro di me. Conservo oggi la coscienza di aver svolto un buon lavoro e di essere stato apprezzato, per qualità recitative e per la mia persona. Mi è rimasto un piccolo Robert che è cresciuto e che vuole ancora entrare nei cuori e nelle case delle persone.
Il tuo metterci sempre divertimento nel lavoro riprende infatti quella parte fanciullesca. Non dovremmo mai perdere quella spontaneità che avevamo da bambini, che tu hai messo nel film di Checco Zalone e che continui a mettere nel lavoro di oggi…
Spesso mi trovo in situazioni nelle quali metto una forte emotività per un ruolo, ma la mia vita mi ha insegnato che, quando sono stato più spensierato e mi sono divertito per far divertire gli altri, il risultato è stato ancora più eccellente. E’ importante affrontare il tutto con leggerezza e come se fosse un gioco, nel quale devo provare io in primis delle emozioni positive per far emozionare chi mi guarda.
Di recente hai tra l’altro partecipato anche al videoclip L’ultimo giorno di patriarcato sempre con Checco Zalone. Com’è stato rivederlo su un set dopo tanti anni e com’è stata per te questa esperienza?
Per me è stata un’emozione bellissima ma particolare. Mi ricordo l’esatto momento in cui ci siamo visti, alla prova costume, ed è stato quasi surreale.
Ci siamo subito abbracciati, ci sono stati 10 minuti di chiacchiere e di racconti, e sembrava che in realtà non fosse mai passato tutto questo tempo. Eravamo super tranquilli e spontanei, ma soprattutto senza nessun tipo di ansie.
Com’è invece il tuo presente e futuro dal punto di vista lavorativo?
Questo videoclip è stata un’evoluzione bellissima, perché mi hanno fatto sentire di nuovo parte di qualcosa di grande. Il progetto di Checco Zalone è stato l’incoronazione di un percorso che, in questo periodo, sta entrando ancor di più nel vivo. Sono anni che faccio questo, e sento oggi di essere sulla strada giusta. Io credo molto nelle situazioni che la vita ci porta ad affrontare e ora come non mai sto ricevendo tantissimi segnali. Sto facendo tantissimi provini che stanno andando molto bene e mi sono trovato anche a fare dei provini in inglese. Ho avuto dei riscontri positivi da Londra, in cui ho avuto dei meeting con degli agenti e ho ottenuto un contratto da parte di un agente molto forte lì. C’è anche un percorso musicale che sto portando avanti in concomitanza con la recitazione. In più sto iniziando a usare i social sotto la direzione di qualche professionista che sa portare avanti questo tipo di situazione.
Il tuo sogno più grande invece? Con chi ti piacerebbe lavorare?
Il mio sogno nel cassetto sarebbe recitare sotto la direzione di Muccino, perché mi piace moltissimo il suo stile. Vorrei portare avanti dei progetti che possano essere d’aiuto alle persone nella loro vita. Mi piacerebbe far parte di lavori più carichi e drammatici, in cui posso raccontare cose negative ma che portano anche a vedere la luce in fondo al tunnel.