
Il consiglio di Martin Scorsese, “Scrivi di quello che conosci“, sembra risuonare con particolare forza nella carriera di Gabriele Mainetti. Il regista, sceneggiatore e attore romano ha abbracciato questo principio fin dall’inizio della sua avventura nel mondo del cinema, realizzando opere che riflettono la sua passione per la settima arte. Con il cortometraggio Basette del 2008, Mainetti ha offerto una reinterpretazione del personaggio di Valerio Mastandrea, mentre nel 2012, con Tiger Boy, ha affrontato il tema del disagio infantile ispirandosi a L’Uomo Tigre. La sua filmografia è un viaggio attraverso riferimenti pop e culturali, sempre al servizio di una visione cinematografica autentica.
La dedizione di Mainetti per il cinema è palpabile e si riflette in ogni progetto che intraprende. Con una visione innovativa, ha creato modelli produttivi inediti per l’industria cinematografica italiana. I suoi riferimenti a maestri del cinema come Steven Spielberg e Zhang Yimou sono evidenti, ma ciò che rende il suo lavoro unico è la capacità di assimilare e adattare questi stili alla cultura e all’immaginario italiano. La sua opera è un connubio tra fantastico e reale, con una forte impronta di Roma, la città che lo ha visto nascere e crescere. I suoi film, da Lo chiamavano Jeeg Robot (2015) a Freaks Out (2021), fino al suo atteso La città proibita, in uscita il 13 marzo 2025, sono tutti ambientati nella Capitale, riflettendo le sue contraddizioni e la sua bellezza.
Lo chiamavano jeeg robot: un cambiamento epocale nel cinema italiano
Il debutto di Mainetti con Lo chiamavano Jeeg Robot ha segnato un punto di svolta nel panorama cinematografico italiano. Questo film, presentato alla Festa del Cinema di Roma nel 2015, ha creato un vero e proprio prima e dopo nel genere dei cinecomic nel nostro paese. Sebbene non sia il primo film di supereroi italiano, come Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores o Il re dei criminali di Paolo Bianchini, Lo chiamavano Jeeg Robot ha rivoluzionato il genere con un approccio originale e innovativo.
Il protagonista, Enzo Ceccotti, interpretato da Claudio Santamaria, è un antieroe imperfetto e complesso, che utilizza i suoi poteri per scopi tutt’altro che nobili. Il suo antagonista, Zingaro, interpretato da Luca Marinelli, non ambisce a conquistare il mondo, ma sogna di partecipare al Grande Fratello. Questa scelta ha reso il film accessibile e vicino alla realtà del pubblico, che ha risposto con entusiasmo. Il passaparola ha contribuito al successo del film, che ha ottenuto un’accoglienza calorosa sia in sala che tra i critici. Mainetti ha dimostrato che si può realizzare un grande film anche senza un budget elevato, puntando su idee creative e su un cast di talenti emergenti.
Il film ha ricevuto riconoscimenti significativi, tra cui 17 nomination ai David di Donatello nel 2016, con ben 8 premi vinti. Questo successo ha rappresentato l’inizio di una nuova era per il cinema italiano e ha dimostrato che il pubblico è pronto ad abbracciare storie nuove e diverse.
Freaks out: innovazione e sfide produttive
Contrariamente a quanto ci si aspetterebbe, Mainetti ha scelto di non seguire il percorso più semplice dopo il successo di Lo chiamavano Jeeg Robot. Con Freaks Out, ha deciso di rimanere a Roma, ma di ambientare la storia durante la Seconda Guerra Mondiale, unendo elementi di cinema neorealista a quelli fantastici. La sceneggiatura, scritta insieme a Nicola Guaglianone, riflette un’ulteriore ambizione e un budget più elevato rispetto al suo esordio.
Il film ha richiesto a Mainetti di affrontare nuove sfide produttive, specialmente nelle scene d’azione. La necessità di ricaricare rapidamente le armi durante le riprese ha portato a innovazioni nel metodo di lavoro, coinvolgendo coordinatori di stunt per garantire che le riprese non subissero ritardi. Negli Stati Uniti, la categoria degli stuntmen è già riconosciuta con premi specifici, mentre in Italia solo recentemente si è iniziato a valorizzare questo lavoro, grazie anche a registi come Mainetti e Sollima.
Nonostante le difficoltà legate alla pandemia, Freaks Out ha trovato una nuova vita in streaming, rivelandosi un’opera complessa e degna di approfondimento, soprattutto per quanto riguarda la sua produzione.
La città proibita: un nuovo orizzonte
In un sorprendente cambio di direzione, Mainetti ha deciso di realizzare La città proibita, un film che inizialmente avrebbe dovuto solo produrre. La trama segue Mei, una giovane cinese esperta di arti marziali che giunge a Roma per cercare la sorella. Mainetti ha scelto di dare voce a Yaxi Liu, una stuntwoman trasformata in attrice, dimostrando il suo impegno per una rappresentazione autentica e dinamica.
Il film presenta coreografie di combattimento straordinarie, con scene che sfidano le convenzioni del genere. La sceneggiatura è frutto della collaborazione tra Mainetti e il duo Stefano Bises e Davide Serino, noti per il loro lavoro in serie di successo. Accanto a Liu, il cast include nomi noti come Sabrina Ferilli e Marco Giallini, che si mettono al servizio di un autore emergente, riconoscendo il suo potenziale nel panorama cinematografico italiano.
Con La città proibita, Mainetti continua a esplorare temi complessi e a offrire al pubblico un cinema che sfida le aspettative, arricchendo il panorama culturale italiano con opere in grado di emozionare e intrattenere.