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Come una luce accesa quando le mani raccoglievano giochi e non amori, i piedi rincorrevano palloni e non persone. Come una luce che ancora oggi conserva quella scintilla pronta a non spegnersi. L’infanzia. Per noi che siamo già nella ventenne età, l’infanzia ha solo un sinonimo: Cristina D’Avena. Le sue canzoni e le sue sigle hanno abbracciato le mura delle nostre case, fino ad entrare in modo prepotente nella nostra memoria. Eravamo lì, sedute su un divano e alla tv c’era la sua voce, sempre. Mondi adulti che ruotavano, fallimenti tra i banchi di scuola, giochi rubati, ginocchia sbucciate, primi pianti sinceri. Ma a noi sembrava non importare nulla se, appena tornate a casa dopo scuola, accendevamo la tv e iniziavamo a cantare.
La conosciamo tutti, e tutti hanno almeno un ricordo legato alle sue sigle. Non ha bisogno di altre presentazioni, lei è Cristina D’Avena e questa è la nostra infanzia
D: Come ti avvicini al mondo dello spettacolo e della musica?
R: Io ho iniziato da piccolissima, a tre anni con “Il walzer del moscerino”, partecipando allo Zecchino d’Oro, e sono stata nel “Piccolo Coro” per otto anni, nel quale ha partecipato anche mia sorella. A 16/17 anni ho invece iniziato a cantare le sigle dei cartoni animati; la prima è stata “Bambino Pinocchio” e da lì siamo giunti fin qui.
D: Cosa ricordi della tua iniziale gavetta? Quali sono i ricordi o i progetti ai quali sei stata più affezionata?
R: I miei ricordi più belli sono legati ai primissimi tempi, quando mi affacciavo a questo mondo meraviglioso in maniera curiosa ed emozionante. Poi il maestro Giordano Bruno Martelli mi ha scritto le canzoni come “Kiss me Licia”, “Magica Amy” e “L’incantevole Creamy”, arrivando poi ai telefilm. Il telefilm di Licia è stato molto importante per la mia carriera, e ha permesso di farmi conoscere al grande pubblico. Ho conosciuto tanti attori di teatro, ho imparato tanto e ho ottenuto molte soddisfazioni.
D: Sei una donna molto versatile. Ti sei districata in vari ruoli: da attrice, conduttrice, cantante fino ad autrice di testi. Quali sono gli aspetti di queste differenti vesti che hai maggiormente apprezzato?
R: Per quanto riguarda il canto, amo cantare e mi sento a mio agio quando lo faccio. Fare l’attrice è un’altra forma d’arte che mi piace, è un’altra parte di me che se stimolata viene molto naturale. Per la conduzione ho co-condotto molti programmi come “Lo Zecchino D’oro”, “La sai l’ultima?”, “Sabato al circo”, “Buona domenica”, e anche lì mi sono molto divertita. Sono tre forme di arte molto importanti che mi piace sperimentare. Faccio anche molto doppiaggio che è una buona espressione d’arte; ho doppiato per “Il trenino Thomas” e, per il film de “I puffi”, il personaggio di Mirtilla.
D: Molti bambini sono cresciuti con il ritmo delle tue sigle. Che bambina era Cristina D’Avena? Quali sono gli aspetti che secondo te i milioni di bambini hanno apprezzato delle tue canzoni?
R: Io sono stata una bambina tranquilla, giocosa, solare, alla quale piaceva canticchiare e ballare, anche le canzoni dei Festival di Sanremo. Il pubblico ha seguito con me il cambiamento delle sigle, della società, rimanendo sempre al passo con i tempi, quindi il pubblico segue con me il tempo che cambia ed è una cosa meravigliosa.
D: Qual è la sigla che più hai apprezzato interpretare? A che personaggio dei cartoni animati ti piace associarti, o con quale personaggio credi di avere delle similitudini?
R: Sicuramente Licia, sia perché l’ho interpretata, ma anche perché è un personaggio semplice, dolce, romantico, e io penso di essere così, quindi mi ci ritrovo parecchio.
D: Qual è secondo te il segreto per tenere costantemente vivo il bimbo, o meglio la parte fanciullesca, presente in ciascuno di noi?
R: Per tenere vivo il fanciullo che c’è in noi bisogna cercare di essere positivi e affrontare la vita con leggerezza, cercando di far uscire questa parte di noi in maniera naturale. Uno dei punti fondamentali è proprio la solarità e la positività; in questo modo il mio Peter Pan esce spesso.
D: Come credi Cristina d’Avena sia cambiata dagli inizi della sua carriera?
R: Sono cambiata diventando più forte ed adulta, credo di essermi rafforzata nel carattere, essendo prima più piccola ed ingenua. Credo che le esperienze, come sempre accade, mi abbiano temprata.
D: Qual è la soddisfazione più grande che hai raggiunto? Se dovessi fare un bilancio della tua carriera quale sarebbe?
R: Una delle soddisfazioni più grandi è che il pubblico mi segue dopo 35 anni e quindi penso sia una gioia immensa. Un’altra cosa è stato il Forum d’Assago e i due Palatrussardi, tutto a scopo benefico per il cancro; sono venute quattordici mila al Forum e dodici tredici mila al Palatrussardi, con gente fuori dai cancelli. La soddisfazione più grande è aver raggiunto questo obiettivo da sola devolvendo una grande somma.
D: Quali sono i progetti a cui ti sei più dedicata in questi ultimi anni più lontana dagli schermi televisivi?
R: Ho fatto tantissimi concerti, ho scritto fiabe per adulti “Le fiabe di fata Cri”. Durante le date ho tanto pubblico che mi ama, e io cerco di infondere il mio desiderio di cantare.
D: Quali sono i tuoi futuri progetti?
R: Non posso rivelarne molti, sicuramente tanta buona musica. È appena uscito il nuovo singolo “L’estate migliore che c’è” scritto con Andrea Papazzoni e Ariana Bereu, diventato la sigla ufficiale del Padova Pride. È un singolo molto solare e leggero con tanta voglia di divertirsi, sorridere, e ballare in riva al mare.
Ringraziamo Cristina D’Avena per la sua collaborazione e per il tempo che ci ha donato, augurandole di continuare a sorprenderci e a sorprendersi.
Recensione a cura di Stefania Meneghella
Intervista realizzata da Manuela Ratti