In base agli ultimi studi, eseguiti su uno dei vulcani più potenti e pericolosi al mondo, ci sarebbero dei segnali di risveglio.
Sulla Terra, come sappiamo, ci sono circa 1500 vulcani potenzialmente attivi, la maggior parte dei quali (circa il 75%) si trova nel famoso “Ring of Fire” (l’anello del fuoco). In questa specifica zona, che si estende per 40.000 km attorno all’Oceano Pacifico, possiamo quindi trovare le strutture geologiche più pericolose e potenti della storia del nostro pianeta. Il 18 maggio del 1980 ci fu ad esempio l’eruzione più spettacolare e violenta del XX secolo: il drammatico evento, che causò la morte di 57 persone, cambiò per sempre la vulcanologia.
Stiamo parlando del famoso Monte Saint Helens, uno stratovulcano situato nello Stato di Washington (USA), la cui altezza raggiunge i 2.549 metri sul livello del mare. Gli esperti – in base ai nuovi studi – ritengono che il gigantesco vulcano si starebbe risvegliando.
Il vulcano più pericoloso al mondo
Nello Stato di Washington, precisamente a 83 km da Portland e a 158 km da Seattle, si trova quindi uno dei vulcani più temuti del nostro pianeta: il Monte Saint Helens. Quest’ultimo, che il 18 maggio 1980 liberò un’energia equivalente a circa 26 mila bombe atomiche, è uno stratovulcano risalente a circa 275.000 anni fa. Dobbiamo inoltre ricordare che prima del 1980 il vulcano ha attraversato almeno altri 4 periodi eruttivi, caratterizzati da eruzioni esplosive, da periodi di quiescenza e da attività effusive (fuoriuscita di lava). Quali furono allora i primi segnali di risveglio negli anni ’80? Secondo i vulcanologi, tutto iniziò il 16 marzo 1980, quando gli strumenti registrarono un’intensa attività sismica: centinaia di terremoti furono poi seguiti da un insolito rigonfiamento del fianco nord della montagna. Era la prova che il magma si stava progressivamente accumulando sotto la superficie.
Circa 11 giorni dopo ci fu la prima eruzione, chiamata “freatica”: nacque grazie all’interazione tra acqua superficiale e magma, la cui energia scagliò in aria una grande quantità di roccia e massi. Tutto questo si protrasse fino al mese di aprile, precisamente fino al giorno 22. Il 7 maggio, però, le scosse sismiche ritornarono con molta più frequenza (fino a circa 10.000 al giorno), allarmando ulteriormente i vulcanologi e tutti gli abitanti delle città limitrofe. Il 18 maggio, alle ore 8:32, un violento terremoto di 5.1 causò purtroppo una frana dal volume complessivo di circa 2,3 km cubici. Quest’ultima, che depressurizzò immediatamente il magma, sprigionò detriti e gas alla velocità di 1.000 km/h dopo una forte esplosione laterale.
E non solo: la colonna eruttiva, che si formò subito dopo, raggiunse i 25 chilometri di altezza. La gigantesca eruzione del Monte Saint Helens, che si verificò il 18 maggio 1980, provocò quindi 57 morti e distrusse 200 abitazioni e 200 km di strade e ferrovie. Oggi, dopo 44 anni, il temibile vulcano si starebbe “ricaricando”. Secondo l’US Geological Survey (USGS), il Monte Saint Helens ha recentemente mostrato importanti segnali di attività. Per la precisione, dall’inizio di febbraio 2024 gli esperti hanno registrato circa 350 terremoti, di cui 38 solamente nella prima settimana di giugno.
Si tratta quindi di una delle attività sismiche più intense dal 2008, cioè quando si verificò l’ultima eruzione. Dobbiamo però ricordare che l’evento verificatosi 16 anni fa fu relativamente modesto, rispetto a quello del 1980. I vulcanologi hanno inoltre rivelato che le sequenze di piccoli terremoti, come quelle che si stanno verificando in questo momento, ci dicono solitamente che il vulcano sta iniziando a pressurizzare il magma. Tuttavia, per il momento non si registrano rischi imminenti. L’articolo ufficiale pubblicato dalla US Geological Survey (USGS) lo travate QUI.