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L’attore americano Jesse Eisenberg, noto per il suo ruolo di Mark Zuckerberg nel film “The Social Network“, torna alla regia con “A real pain“, un’opera che affronta temi profondi legati alla memoria dell’Olocausto. Presentato nel 2025, il film segue le vicende di due cugini, David e Benji, interpretati dallo stesso Eisenberg e Kieran Culkin, che intraprendono un viaggio in Polonia per onorare la memoria della loro nonna defunta. Questo viaggio, organizzato da agenzie specializzate, ha come obiettivo quello di recuperare le storie di familiari che non hanno superato le persecuzioni naziste.
A real pain: un viaggio nel passato
Il film “A real pain” si presenta come un’opera che, sebbene sembri indipendente, è in realtà prodotta da Emma Stone e distribuita dalla Disney. La trama ruota attorno a David, un cugino che ha scelto di vivere una vita più razionale e meno emotiva, e Benji, un giovane che si trova in una fase di stallo, privo di lavoro e di una direzione nella vita. La nonna, prima di morire, chiede ai due cugini di partecipare a un viaggio della memoria, un’occasione per confrontarsi con il loro passato e con i demoni che li affliggono.
David e Benji, pur essendo legati da un passato comune, si trovano in situazioni molto diverse: mentre David cerca di reprimere le proprie emozioni, Benji si lascia andare a una manifesta inquietudine. Questo contrasto tra i due personaggi offre un interessante spaccato sulle difficoltà di affrontare il proprio passato e le proprie radici. La regia di Eisenberg riesce a catturare le tensioni tra i due, ma la sceneggiatura presenta delle debolezze, con dialoghi che a volte risultano prevedibili. Nonostante ciò, l’interpretazione di Kieran Culkin riesce a dare spessore al suo personaggio, rendendo tangibili le sue fragilità.
Noi e loro: un dramma sociale
Il film “Noi e loro“, diretto dalle sorelle Delphine e Muriel Coulin, affronta la vita di un uomo della classe operaia francese, Vincent Lindon, che si trova a crescere due adolescenti in una Lorena segnata dalla crisi economica. La storia si sviluppa attorno a un conflitto generazionale, in cui uno dei figli abbraccia ideologie razziste e si unisce a gruppi neonazisti, mentre l’altro studia alla Sorbona. Questo scontro culmina in un evento violento che cambierà le loro vite per sempre.
Le sorelle Coulin riescono a gestire con abilità le dinamiche familiari, creando un’atmosfera claustrofobica che riflette le tensioni interne alla famiglia. La recitazione di Lindon, insieme a quella di Benjamin Voisin, offre uno spaccato crudo e realistico della vita di una famiglia in crisi. Il film si distingue per la sua capacità di affrontare temi complessi senza rinunciare alla narrazione cinematografica, lasciando lo spettatore con un senso di angoscia e riflessione.
Diciannove: la confusione della gioventù
“Diciannove“, diretto da Giovanni Tortorici, racconta la storia di Leonardo Gravina, un giovane che ha appena terminato le scuole superiori e si trova a dover decidere del proprio futuro. Il protagonista, interpretato da Mandredi Marini, si muove tra la vita universitaria e le incertezze tipiche della sua età. La narrazione è arricchita da dettagli che ritraggono con realismo la vita degli studenti fuori sede, con un’attenzione particolare alle piccole quotidianità.
Il film si concentra sul viaggio interiore di Leonardo, che, pur vivendo una fase di confusione, ha una sua visione del mondo. La regia di Tortorici, prodotto da Luca Guadagnino, riesce a catturare l’essenza di una generazione che si sente disorientata e alla ricerca di un’identità. Nonostante alcune ingenuità nella recitazione, il protagonista riesce a mantenere l’attenzione dello spettatore, facendo emergere la vulnerabilità e le speranze di molti giovani.
Fiume o morte!: la storia dimenticata
“Fiume o morte!“, diretto da Igor Bezinovic, esplora l’impresa di Fiume di Gabriele D’Annunzio attraverso gli occhi dei giovani di Rijeka, oggi in Croazia. Il regista utilizza materiali d’archivio per raccontare una storia che molti giovani non conoscono, evidenziando la rimozione della figura di D’Annunzio dalla memoria collettiva della città. Attraverso un approccio innovativo, il film riesce a coinvolgere il pubblico, stimolando una riflessione sulla storia e sull’importanza della memoria.
Il risultato è un’opera che non solo intrattiene, ma invita anche a considerare le conseguenze della dimenticanza storica. Bezinovic riesce a creare un legame tra passato e presente, mostrando come le ferite della storia siano ancora vive, anche se spesso ignorate. Il film si distingue per la sua capacità di affrontare temi complessi in modo accessibile e coinvolgente, rendendo la storia di Rijeka un’esperienza condivisa e riflessiva.