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Chiara Canzian – “Camelie e Margherite“
La musica, a volte, rappresenta purezza nell’anima. Delicatezza, piuma che si posa lentamente su pelli fragili, mondi che ruotano nel modo più dolce che esista. La musica, a volte, è questo: occhi che sorridono, gesti piccoli e cuori grandi, l’essenza nello spirito, l’essenza in ciò che vediamo, in ciò che cantiamo, in ciò che rappresenta infinito. La musica è come una donna che, nella tenerezza di uno sguardo, esprime tutto il suo essere, tutto il suo pensare, tutto il suo sognare.
La musica di Chiara è una musica basata sulla ricerca di sé stessa, sulla scoperta della propria essenza e sulla trasmissione della sua anima al pubblico che, impassibile, non fa altro che ascoltare. Le sue note sono impregnate di femminilità e sensibilità, mescolate con la dolcezza necessaria nella musica. La musica è come una donna, e Chiara Canzian ne è la dimostrazione, mentre ci porta a comprendere che la piuma che si posa delicatamente su pelli fragili non è altro che il tocco del suo essere con il nostro.
Lasciamo ora la parola a Chiara, che ci parlerà non solo della sua musica leggera e delicata, ma anche della cucina, sua seconda passione. Le auguriamo di persistere in questo cammino e nella sua continua scoperta di sé stessa.
D: Come si sviluppano in te due passioni diverse come la musica e la cucina? In che modo riesci a conciliare entrambe?
R: Sono due passioni che si sono sempre sviluppate parallelamente fin da quando ero bambina. La musica sicuramente coadiuvata da mio padre che mi portava con sé in tournée sin dalla tenera età e la cucina ispirata da mia mamma che se la cava davvero bene. Le concilio abbastanza facilmente in quanto non penso che una persona debba necessariamente limitarsi a fare una sola cosa… ci sono giorni in cui cucino e giorni in cui canto, giorni in cui sono cuoca e lavoro 13 ore dentro una cucina e giorni in cui vesto i panni della cantante sotto i riflettori su di un palco. Sono due lati di me, del mio carattere.
D: Hai da poco aperto un ristorante chiamato Buns gourmet burger. Descrivici questo tuo nuovo progetto.
R: Ho aperto un ristorante due anni fa, assieme ad altri 4 ragazzi; attualmente non sono più a Verona e conseguentemente non riesco ad averne la gestione che è invece in mano ad uno dei miei soci. E’ stata una bella avventura, mi ha sicuramente dato la possibilità di crescere e di capire quale fosse la mia strada e una delle cose che ho capito è che in cucina io non posso limitarmi, voglio crescere e fermarmi tutta la vita in un unico posto mi sembra riduttivo.
D: Ci sono progetti in corso?
R: Assolutamente si, grazie a Dio non mi fermo mai e non mi faccio scoraggiare (almeno non troppo) dalle avversità inaspettate della vita. Sono tornata a vivere a Treviso dove sto crescendo molto come cuoca. Lavoro in tanti ristoranti, in particolare nella Marca Trevigiana, che mi richiedono come Chef per fare eventi in cui presento la mia cucina o semplicemente come creativa per portare nuove idee nei loro menù. I prossimi saranno il 15 Luglio alle TRE PANOCE di Conegliano, il 23 Luglio a CAVIN DE CONFIN a Breda di Piave e il 29 Luglio a La Spezia. Sto inoltre iniziando due importantissime collaborazioni con due ristoranti rinomati di Treviso… non posso ancora svelare nulla ma diciamo che in uno è stato inventato il Tiramisù.
D: Ora passiamo al tuo lato artistico, più di preciso alla tua carriera musicale. Parto da una domanda di rito.. Come è essere figlia d’arte? E’ tuo padre che ti ha trasmesso la sua stessa passione?
R: Essere figlia d’arte ha dei lati positivi e dei lati più complessi. Mio papà mi ha trasmesso il grande amore per la musica, la passione, la perseveranza, l’entusiasmo, la cocciutaggine e la voglia di farcela da soli… quest’ultimo aspetto ha condizionato molto le mie scelte in quanto non ho mai voluto sfruttare il nome di mio padre per arrivare prima degli altri, anzi, ho sempre tentato di percorrere le strade più lunghe per dimostrare che meritavo di essere considerata una cantautrice, al di là del mio cognome. Ho fatto tanta fatica per mostrarmi come Chiara e non come “la figlia dei Pooh”: ho iniziato a 14 anni a scrivere canzoni facendo concerti tutte le sere nei bar di Jesolo nella stagione estiva, ho cantato (spesso) davanti a 3 persone ma anche davanti a 40.000, quasi sempre senza prendere un Euro perché era più importante pagare la mia band e reinvestire nella musica; insomma mi sono voluta fare le ossa, ma ad un passo dal far uscire il mio terzo disco (finito e tutt’ora chiuso in un cassetto) ho deciso di prendere una pausa per ricaricare un po’ le energie e… ho iniziato a fare la cuoca.
D: Raccontaci della collaborazione con Giuliano Sangiorgi, cantante dei Negramaro, avvenuta per la stesura del tuo brano portato a Sanremo dal titolo “Prova a dire il mio nome”.
R: Con Giuliano siamo poi diventati amici, ma tutto è nato nel 2005, quando io ho iniziato a intrufolarmi nei loro backstage e chiedergli di scrivermi un testo per quella musica che avevo scritto e nella quale credevo. C’è voluto un po’ di tempo, ma alla fine nel 2009 sono riuscita a cantarla a Sanremo. E’ stata un’esperienza piuttosto traumatica, in quanto essendo molto emotiva avevo la febbre a 39 e la tonsillite. E’ stata una prova mentale che mi ha fatto crescere molto, mettendomi davanti agli occhi i miei limiti e le mie possibilità. Un primo grande scoglio che ha segnato un forte cambiamento nella mia identità artistica.
D: Come è stato prendere parte ad un progetto benefico come “Amiche per l’Abruzzo” a favore degli abitanti della città de L’Aquila colpiti dal terremoto?
R: Oltre ad essere stato chiaramente un onore ed un orgoglio per lo scopo benefico, è anche stata una delle esperienze più belle, forti e positivamente emozionanti della mia vita. Non ci sono parole per descrivere 40.000 persone che si sviluppano in altezza lungo i vari anelli di San Siro. Sono finita in un turbine di stupore e ci sono uscita solo diverse settimane dopo ma quando ne parlo mi viene ancora la pelle d’oca.
D: Come pensi la tua vita da musicista sia cambiata in questi anni?
R: E’ cambiata completamente considerando che attualmente sono cuoca. Sono molto cresciuta, molto cambiata. Ho sviluppato una consapevolezza che riconosco essere più adulta, mi rendo conto che il mondo della musica in questi anni è tanto diverso dal mondo di cui mi parlava mio papà. Chi inizia ora deve cedere a troppi compromessi per i miei gusti, strizzare l’occhio a talent e scorciatoie e non è proprio il mio modo di intendere la musica… non sono cresciuta così, non ce la faccio. Quando riprenderò a scrivere e suonare lo farò con un unico intento: essere sincera con me stessa, coerente con ciò che sento e che voglio comunicare, senza preoccuparmi di cosa vuole il mercato.
D: In cosa ti senti più ristoratrice e in cosa più musicista? Ci sono caratteristiche che secondo te possono rendere queste due arti affini?
R: Sono due arti molto affini: in entrambe io gioco il ruolo di creativa, nel senso che in musica mi scrivo le canzoni e in cucina mi creo i piatti e le ricette. In ogni caso cerco di donarmi nel modo più sincero e vero possibile. Nella cucina, come nella musica, bisogna veramente mettersi in gioco, sporcarsi le mani, lavorare sodo per ottenere dei risultati. Dietro un piatto di alta cucina o dietro una bella canzone c’è spesso un lavoro di mesi, un grande pensiero, una ricerca, tanta sperimentazione. La mia attitudine nel fare cucina e musica è praticamente identica.
Ringraziamo Chiara Canzian per la sua collaborazione e per il tempo che ci ha donato, augurandole di persistere in questo cammino e nella sua continua scoperta di sé stessa.
Recensione a cura di Stefania Meneghella
Intervista realizzata da Manuela Ratti
Pubblicazione a cura di Roberta Giancaspro