Cenere sono un duo bolognese composto da Sara Fornito, ex cantante di Diva Scarlet e Decana, e Rebecca Dallolio, violinista di formazione classica. Le due sono infatti tornate sulla scena musicale con il brano A Testa in Giù, che rappresenta un vero proprio inno alla libertà: il singolo è inoltre un unione tra sonorità pop e rock, che insegna a prendere in mano la propria vita e ad avere il coraggio di sfogarsi per catartizzare le difficoltà vissute.
Com’è nato il vostro incontro e perché avete deciso di chiamarvi Cenere?
Io e Sara ci conoscevamo già da parecchio tempo, abbiamo lavorato insieme con i suoi gruppi. Ho inciso in studio per loro e ho partecipato a vari live delle loro band. Qualche anno dopo, ho chiesto a Sara di fare qualcosa insieme ed è nata Cenere. Il nome è nato in un secondo momento, ed è stato scelto come simbolo di rinascita e di resilienza a causa di questo ultimo periodo che abbiamo passato.
Parliamo del vostro nuovo singolo A testa in giù: come nasce l’idea per questo brano?
Il brano è nato in seguito a un altro brano: abbiamo infatti fatto il primo singolo con cui abbiamo vinto il premio Suoni d’Ambiente. Per questo, abbiamo vinto un weekend in una località a nostra scelta: abbiamo così pensato bene di andare in Trentino, un luogo immerso nella natura. Siamo andati lì il giorno in cui hanno riaperto i confini dopo il lockdown. Siamo fuggite da quello che avevamo vissuto durante il covid, e abbiamo scritto questo pezzo in quei giorni lì durante le nostre tante camminate in montagna.
Questa canzone è un inno alla libertà. Secondo voi, qual è il segreto per raggiungere la tanto amata libertà? Esiste un modo per liberarsi dalle oppressioni che spesso la società ci imprime?
Mi sento di dire che la libertà sta un po’ nella nostra mente; non è tanto come liberarsi dalle oppressioni ma avere una mente che si sente comunque libera all’interno di quello che ci viene imposto. Senza pregiudizi, senza regole imposte da altri che non condividiamo. E’ bello essere sempre coerenti con noi stessi.
Il videoclip è molto originale, dato che reinterpreta il linguaggio dell’arte e alcune opere: come nasce l’idea di associare la musica all’arte?
Per il videoclip, abbiamo preso delle immagini di opere d’arte. In tutte queste immagini, ci sono gesti che non si compiono normalmente e abbiamo così voluto animarle. Noi tutti ci siamo ritrovati a stare chiusi in casa per due mesi, e chiunque ha cercato di inventarsi qualcosa: ci sono gesti particolari che sono stati utili per combattere la noia. Il video è stato girato in due case, che appartengono a Sara e a cui lei è molto legata.
Com’è nato invece il vostro approccio a questo genere musicale? Chi sono stati i vostri maestri musicali?
Rebecca: Io e la musica conviviamo da quando ero piccola; ho sempre avuto questa passione. Cantavo e ballavo in continuazione. Crescendo ho deciso di intraprendere questo percorso sia di studi che lavorativo. Ho sempre avuto una formazione classica, ma mi sono capitate varie occasioni che mi hanno fatto sperimentare sonorità nuove. Con il passare del tempo, ho infatti approfondito lo studio di altri strumenti musicali.
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Quali sono i vostri futuri progetti? Potete anticiparci qualcosa?
Abbiamo un po’ di pezzi nuovi, che non vediamo l’ora di far uscire. Non sveliamo niente, ma possiamo dire che arriveranno. Ci sarà qualche data, e speriamo che diventino sempre di più. Ne sentiamo il bisogno.
Intervista a cura di Stefania Meneghella