Il caffè è una delle bevande più amate e consumate al mondo, simbolo per eccellenza di convivialità e inizio di una giornata produttiva.
Non tutti i caffè sono creati uguali. Un recente test condotto dalla rivista tedesca Öko-Test ha messo in luce alcune verità poco piacevoli riguardo a diverse marche di caffè espresso in chicchi. Il test ha valutato 22 marche, esaminando non solo il gusto e l’aroma, ma anche la presenza di sostanze nocive e le condizioni di produzione, rivelando che solo pochi prodotti emergono come scelte sicure e sostenibili.
Quali sono i pericoli nascosti
Una delle principali preoccupazioni emerse dal test riguarda la presenza di acrilammide, una sostanza chimica che si forma durante la tostatura del caffè ed è nota per il suo potenziale cancerogeno e genotossico. Tutti i marchi testati contenevano acrilammide, ma otto di essi presentavano livelli particolarmente elevati, superiori alla metà del valore soglia stabilito dalle normative europee. Tra questi, spiccano nomi noti come Segafredo Zanetti Intermezzo e Lavazza Espresso Cremoso, che sono risultati tra i peggiori per quanto riguarda il contenuto di questa sostanza.
La presenza di acrilammide non è l’unico problema riscontrato. Anche la trasparenza dei fornitori e le condizioni di produzione sono state messe sotto la lente d’ingrandimento. In particolare, Lavazza è stata criticata per la mancanza di trasparenza riguardo alle sue pratiche di approvvigionamento e alle condizioni di lavoro dei suoi fornitori. L’azienda non ha fornito risposte soddisfacenti alle domande poste da Öko-Test, suscitando dubbi sulla sostenibilità sociale ed ambientale dei suoi processi produttivi.
Accanto all’acrilammide, un’altra sostanza osservata è il furano, che è anch’esso prodotto durante la tostatura. Sebbene volatile, il furano può rappresentare un rischio potenziale per la salute se presente in quantità significative. Fortunatamente, una volta che il caffè è stato preparato, le tracce di furano risultano significativamente ridotte, ma la sua presenza iniziale resta un fattore di cui tener conto.
In termini di gusto, il test ha rilevato che quasi tutti i caffè hanno ottenuto buoni risultati, ad eccezione dello Starbucks Espresso Dark Roast, che non ha superato la prova di assaggio. Tuttavia, il gusto non è l’unico criterio di valutazione per un consumatore sempre più attento anche agli aspetti etici e ambientali del prodotto.
Per quanto riguarda la sostenibilità, solo due marche di caffè biologico, Gepa Organic Espresso e Rapunzel Gusto, sono risultate positive anche sotto questo aspetto. Questi marchi hanno dimostrato una trasparenza totale nella loro catena di approvvigionamento, rispettando i criteri del commercio equo e solidale e garantendo che i lavoratori ricevano un compenso giusto. Tuttavia, anche in questi casi, non è stato possibile garantire completamente l’assenza di deforestazione per fare spazio alle piantagioni di caffè.
Un altro punto critico toccato dal test è l’uso di pesticidi tossici, che rappresentano un pericolo non solo per l’ambiente, ma anche per la salute dei lavoratori coinvolti nella coltivazione. Mentre gli standard di certificazione come UTZ e Fairtrade cercano di limitare l’uso di queste sostanze, il biologico resta la scelta più sicura e sostenibile.