Ancora meno di due settimane e cambierà il mondo dei disoccupati italiani. Ecco tutte le novità apportate alla Naspi
Dal 2025, un’importante modifica ai requisiti per ottenere la Naspi, l’indennità di disoccupazione, potrebbe complicare la vita a molti lavoratori. Un emendamento presentato dai relatori della Manovra in Commissione bilancio alla Camera prevede che chi si dimette volontariamente da un lavoro a tempo indeterminato e trova poi un nuovo impiego, dovrà soddisfare requisiti più severi per poter accedere all’assegno di disoccupazione.
L’intenzione alla base di questa modifica è di ridurre le disoccupazioni “strategiche” e garantire che i fondi pubblici destinati alla Naspi vengano utilizzati in modo più efficiente. Secondo i detrattori, la modifica rappresenta un’ulteriore “mazzata” per i lavoratori, in un periodo in cui il mercato del lavoro è già fragile e instabile. La capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Lavoro, Valentina Barzotti, ha denunciato la proposta come un attacco diretto ai diritti dei lavoratori, chiedendo chiarimenti sul futuro della Naspi e ribadendo la necessità di proteggere i lavoratori disoccupati.
Naspi: i nuovi requisiti
Attualmente, per ottenere la Naspi, è necessario trovarsi in uno stato di disoccupazione involontaria e avere accumulato almeno 13 settimane di contributi nei quattro anni precedenti il licenziamento. Inoltre, l’indennità scatta a partire dall’ottavo giorno dopo l’inizio della disoccupazione, a condizione che il lavoratore dichiari la propria disponibilità a un nuovo impiego. In particolare, se il nuovo lavoro termina con un licenziamento, il lavoratore dovrà avere maturato almeno 13 settimane di contributi nel nuovo impiego per poter richiedere la Naspi.
Questa novità ha suscitato un acceso dibattito, poiché mira a contrastare il fenomeno dei cosiddetti “furbetti della Naspi”, ovvero quei lavoratori che approfittano delle dimissioni volontarie per poi beneficiare del sussidio di disoccupazione dopo un breve periodo di rioccupazione. Per comprendere meglio le implicazioni di questo cambiamento, è utile esaminare la situazione attuale e analizzare le possibili conseguenze per i lavoratori e per il mercato del lavoro.
Il cambiamento previsto dall’emendamento rappresenta una vera e propria inversione di rotta. Infatti, dalla data di entrata in vigore, i lavoratori che si dimetteranno volontariamente per cercare nuove opportunità, ma che poi verranno licenziati entro un anno, non potranno più contare sull’aiuto economico della Naspi se non hanno accumulato i requisiti richiesti. Questo significa che molti di coloro che, per scelta o necessità, decidono di lasciare il proprio lavoro potrebbero trovarsi in difficoltà economica se il nuovo impiego non dovesse andare a buon fine.
Le nuove regole potrebbero avere un impatto significativo sulla vita di molti lavoratori. In un contesto economico instabile, dove le opportunità di lavoro possono essere limitate e i contratti a tempo indeterminato scarseggiano, la possibilità di dover affrontare un licenziamento senza avere diritto alla Naspi potrebbe spingere molti a rimanere nel proprio lavoro, anche se insoddisfacente o poco remunerativo. Questo scenario potrebbe portare a:
- Aumento della precarietà lavorativa.
- Maggiore difficoltà di mobilità nel mercato del lavoro.
- Influenza negativa sui datori di lavoro, che potrebbero essere meno inclini ad assumere lavoratori provenienti da un impiego a tempo indeterminato.