Boosta è il co-fondatore e tastierista dei Subsonica, ed è anche un compositore che mette tutto sé stesso in ogni angolo di musica. Ce ne ha parlato in questa intervista, spiegandoci tutti i suoi progetti presenti e futuri e raccontandoci di come il palco riesca – in ogni modo e in ogni dove – ad essere esattamente quello di cui ha bisogno. L’artista ha recentemente fatto uscire il suo nuovo progetto da solista dal titolo Post Piano Session, che lui stesso sta portato in giro con un tour – prodotto da Kasmir – che prevede i seguenti appuntamenti:
Le prevendite sono disponibili qui bit.ly/Tour-Boosta
Hai alle spalle numerosi successi musicali, ma com’è nata questa fiammella per la musica? Quando hai scoperto che sarebbe stata la tua strada?
Ero piccolo. A 6 anni ho chiesto, in una famiglia di non musicisti, di imparare a suonare il pianoforte, ho sempre voluto suonare. Ho fatto innumerevoli concerti chiuso in camera duramente le elementari sognando un palco e un pubblico. Ho avuto il primo gruppo e suonato dal vivo nel 1989, a 14 anni, e da lì non mi sono più fermato. Non ho mai pensato di potere essere e fare altro. Sono stato molto fortunato. Ho realizzato quello che sentivo di essere.
Hai presentato la prima parte del tuo nuovo progetto da solista Post Piano Session: dove nasce l’idea per questo lavoro?
L’ambizione di tutti noi è quella di crescere e, in qualche modo, completarci. Così vale per l’espressione musicale. Non possiamo pensare di essere sempre quelli che siamo stati e non possiamo permetterci di vivere girando intorno a quello che abbiamo già fatto. È un processo evolutivo. È una dichiarazione di onestà: non ho voglia di canzoni, ho desiderio di comporre musica. Ho voglia di esplorare, libero, quello che ho dentro, senza chiedermi quale spazio possa avere quello che faccio. Come si fa a rendere omaggio alla possibilità di fare quello che si ama?
Il nuovo Tour è iniziato il 14 ottobre da Torino. Cosa ti aspetti da questi appuntamenti? Quale è stata la reazione del pubblico?
Il concerto è un piccolo viaggio. La colonna sonora del silenzio di chi lo ascolta. Mi piace pensare che quello che suono possa perdere i confini della composizione e trasformarsi in uno strumento utile al tempo di qualcun altro. Questo è quello che facciamo. Noi musicisti mettiamo a disposizione strumenti per tradurre, guidare, allontanare o avvicinare sensazioni e pensieri. La gioia di ascoltare il silenzio delle persone è un regalo incredibile. Vale quanto e più di un applauso.
Post Piano Session è formato da 6 suite di elettronica e pianoforte, che includono sicuramente il valore della libertà musicale. Cosa rappresenta per te la libertà?
La parte più bella della composizione è l’urgenza. Scoprirsi ancora nel bisogno di scrivere musica è una sensazione preziosa perché mi rimette al posto giusto nel mondo, mi dà uno scopo, mi rende capace di continuare a crescere. Essere liberi è un privilegio, lo vediamo ancora oggi quanto la lotteria della vita non sempre ce lo consenta. È dovere degli artisti, per quello che possono e un po’ di più ancora, essere liberi di esplorare ed esporre. L’arte è una delle pochissime scale mobili sociali che sono rimaste perché regala la possibilità di esplorare con l’immaginazione mondi diversi e lontani e, eventualmente, desiderarli così fortemente da provare a raggiungerli.
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I Subsonica hanno terminato da poco l’Atmosferico Tour 2022: qual è il ricordo più bello che conservi di questa avventura?
La consapevolezza che ancora, quel palco, è quello che chiamo casa. Un posto in cui sto bene e mi sento felice di vivere.
Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?
Mi sono iscritto al conservatorio. Torno a scuola, e mi appassiona l’idea di ricominciare a studiare. Continuo a scrivere e dedicherò sempre più tempo alla composizione perché di questo ho bisogno.