Il 7 gennaio 2025, l’INPS ha annunciato di aver completato le verifiche relative alle indennità una tantum erogate nel 2022.
Queste indennità, ammontanti a 200 e 150 euro, erano state introdotte per sostenere i pensionati durante un periodo di aumento dei costi energetici. Le verifiche effettuate a dicembre 2024 hanno rivelato discrepanze che hanno portato l’INPS a decidere di recuperare le somme erogate a coloro che non ne avevano diritto.
Le verifiche dell’INPS si sono concentrate sulle indennità concesse a pensionati i cui redditi personali, calcolati sul reddito imponibile Irpef 2021, non superavano i 35.000 euro per il bonus da 200 euro e i 20.000 euro per quello da 150 euro. Queste soglie erano state stabilite per garantire che solo i pensionati con redditi inferiori alla media potessero beneficiare di un aiuto in un momento di particolare difficoltà economica. Alcuni pensionati hanno ricevuto il bonus senza avere i requisiti necessari.
In questi casi, l’INPS ha inviato comunicazioni di indebito tramite la propria piattaforma digitale, informando i pensionati che dovranno restituire le somme percepite. Questo recupero avverrà attraverso trattenute mensili a partire da giugno 2025, con un massimo di 50 euro al mese prelevati dall’assegno pensionistico.
La decisione dell’INPS di attuare trattenute mensili per recuperare le somme è un passaggio significativo. A partire da metà del 2025, i pensionati inadempienti verranno informati dell’importo che sarà sottratto dalla loro pensione. Se non sarà possibile effettuare il recupero tramite trattenuta, l’INPS procederà con l’invio di un avviso di pagamento tramite il sistema PagoPA. Questa modalità di recupero è volta a garantire trasparenza e informazione sui pagamenti da restituire.
Cosa prevedevano i bonus bollette da 200 e 150 euro
I bonus bollette da 200 e 150 euro sono stati concepiti come misure temporanee per affrontare l’inasprimento della crisi energetica. Introdotte dal governo di Mario Draghi, queste indennità avevano lo scopo di alleviare le difficoltà economiche dei pensionati più vulnerabili, in un contesto di crescita dei costi dell’energia e dell’inflazione. Le indennità avrebbero dovuto rappresentare un sostegno immediato per chi si trovava in difficoltà.
La scelta di limitare l’accesso a queste indennità a pensionati con redditi sotto le soglie stabilite mirava a concentrare le risorse su coloro che ne avevano realmente bisogno. Tuttavia, errori nel sistema di verifica e concessione delle indennità hanno compromesso il raggiungimento di questo obiettivo.
L’anomalia nella concessione dei bonus bollette ha messo in luce vulnerabilità nel sistema di verifica dell’INPS. L’agenzia ha dovuto affrontare la verifica delle dichiarazioni dei redditi e la gestione dei dati provenienti dall’Agenzia delle Entrate. In alcuni casi, informazioni non aggiornate o errate hanno portato a errori nell’accertamento dei diritti.
Inoltre, il sistema di comunicazione tra le diverse agenzie fiscali e previdenziali potrebbe non aver funzionato in modo ottimale, rendendo difficile per l’INPS identificare tempestivamente i beneficiari non idonei. Questo solleva interrogativi sulla necessità di un’integrazione più efficace dei dati e di un miglior coordinamento tra i vari enti coinvolti nella gestione delle prestazioni sociali.
Per i pensionati che devono restituire i bonus ricevuti, la situazione rappresenta un ulteriore onere economico in un periodo già difficile. Molti si trovano a fronteggiare aumenti dei costi della vita e potrebbero non avere la liquidità necessaria per affrontare queste trattenute. Questo potrebbe portare a una situazione di stress economico e psicologico, aggravando ulteriormente le difficoltà esistenti.
È fondamentale che l’INPS e il governo considerino l’impatto di queste misure sui pensionati, in particolare su quelli con redditi già limitati. Potrebbe essere necessario esplorare soluzioni alternative per il recupero delle somme, come piani di pagamento più flessibili o esenzioni per i pensionati in condizioni economiche difficili.
Le notizie sul recupero delle somme hanno suscitato reazioni contrastanti tra i pensionati. Alcuni hanno espresso frustrazione per la situazione, sentendosi penalizzati per errori amministrativi. Altri comprendono la necessità di garantire che le risorse pubbliche siano utilizzate in modo corretto.