I Bengala Fire hanno raggiunto la popolarità dopo la loro partecipazione al talent show X Factor (a cui sono arrivati i terzi): da allora, il loro percorso è sempre stato in ascesa. Sono ritornati sulla scena musicale con il nuovo singolo Jack (non sa), un brano cantato interamente in italiano e che ha mostrato sin da subito il loro incredibile talento. Hanno accettato di incontrarci e ci hanno parlato del loro mondo fatto di note, e della loro storia tra passato, presente e futuro.
Com’è avvenuto il vostro incontro? Quando avete capito che avreste potuto diventare una band?
Ci siamo formati 12 anni fa, il lontano 20 aprile 2010. Avevamo 12 anni e, il nostro, era il classico ‘progettino’ nato casualmente. All’epoca eravamo quattro ragazzini e ognuno di noi suonava uno strumento. Abbiamo così pensato di suonare insieme. Fortunatamente c’era una realtà musicale nel nostro paese veneto: una sala prove per i giovani che volevano suonare. Da lì è partito tutto, e negli anni abbiamo iniziato anche a scrivere canzoni nostre. Concerti, festival, locali qui intorno: è iniziato tutto così. Tra alti e bassi, nel 2021 dopo la pandemia, abbiamo poi pensato di iscriverci a X Factor.
Avete raggiunto la popolarità proprio grazie a X Factor. Cosa è cambiato da allora? Quanto si è evoluta la vostra musica?
X Factor è un percorso che mi sentirei di consigliare a tutti gli artisti che vogliono provare a mettersi in gioco. Esternamente si può pensare che è solo un programma televisivo, ma c’è più realtà di quello che si pensa, e si imparano davvero tante cose. Abbiamo imparato il lavoro, cosa significa lavorare nella musica, cosa significa organizzare il proprio lavoro nella musica. Ci siamo sentiti musicisti migliori, e messi nelle condizioni di suonare tutti i giorni e di evolvere la nostra personalità artistica. Grazie al rapporto che abbiamo coltivato con Manuel Agnelli e Rodrigo, abbiamo capito cosa dovevamo fare.
Parliamo del vostro ultimo singolo Jack (non sa): dove nasce l’idea per questo brano?
E’ un’idea che è nata prima di X Factor, era un pezzo buttato giù in inglese. Dopo X Factor, abbiamo però capito che potevamo scrivere qualcosa in italiano divertendoci e sentendo un impatto diverso. Dopo il programma, abbiamo così preso in mano questo pezzo. Il nostro cantante Mattia è diventato positivo al Covid, ha fatto la sua quarantena in un appartamento al mare. Non riusciva a fare niente, si era ripromesso di utilizzare quel tempo per scrivere e comporre. Faceva sempre meno. Ha avvertito questa emozione di alienazione che lo ha poi portato a scrivere questo pezzo, che parla di questo ragazzo immaginario che si chiama appunto Jack. Non riesce a trovare una donna, non va più a scuola, è irrisolto, non ha voglia di fare nulla. Il brano parla proprio di questo.
Il protagonista è appunto Jack, che può incarnare la personalità di ognuno di noi. Quanto c’è di voi in Jack? Qual è il messaggio principale che volete trasmettere?
Un nostro amico ci ha detto di essersi rivisto nella nostra canzone. Stava infatti vivendo un periodo in cui tutto andava male, e si è rivisto in Jack. Non vogliamo lanciare un vero e proprio messaggio, ma vogliamo fare in modo che le persone (in positivo o negativo) si rivedano o rivedano delle persone che loro conoscono. Qualcuno ha sicuramente vissuto quello che ha vissuto Jack.
Il vostro è sicuramente uno stile musicale molto originale. Come vi siete approcciati a questo genere?
Quando eravamo ragazzini abbiamo sposato il rock classico che tutti ascoltano. Alle medie c’è stato però un punto di svolta quando abbiamo scoperto gli Arctic Monkeys. C’è stato così un vero Innamoramento per la musica britannica degli anni 90/2000, che ci ha portato a scoprire i precursori di questo genere (ossia gli artisti degli anni 70/80 da cui molti hanno preso ispirazione). Stiamo cercando ora di tenere questo sound britannico ma utilizzando anche la lingua italiana.
Durante X Factor avete incontrato Manuel Agnelli, con cui avete poi anche lavorato insieme. Com’è stata la vostra collaborazione e cosa vi ha insegnato lui professionalmente parlando?
E’ stata una mano dal cielo. Lui è una grande persona, e con una grande esperienza. Ha vissuto quello che tutti dovrebbero vivere, ossia una grandissima gavetta. Ha fatto un grande percorso. Con noi c’è stato un rispetto reciproco, che è stato importantissimo sin da subito: noi gli abbiamo dato rispetto, e lui lo ha fatto con noi. Questo ci ha permesso di mantenere un rapporto anche dopo la nostra collaborazione. Ci sentiamo spesso per scambiarci idee e opinioni. Ci ha insegnato a vivere in maniera serena; questo è un lavoro che non dà sicurezza ma ipotesi e paure. Lui ci dice sempre di vivere il tutto serenamente: questa è la chiave.
LEGGI ANCHE –> Samuele Proto si racconta in Fragili Rose: “Parlo dei piccoli pensieri” | Il cantautore tra presente e futuro
Quali sono i vostri futuri progetti? Potete anticiparci qualcosa?
Dopo questo nuovo singolo, abbiamo già pronto qualche altro pezzo in italiano che uscirà prossimamente. Stiamo lavorando per l’uscita di un nuovo album: non c’è ancora una data ma sarà sicuramente dopo l’estate.
Intervista a cura di Stefania Meneghella