Dopo numerose esperienze televisive, cinematografiche e teatrali, Aurora Peres torna nel piccolo schermo con la miniserie Rai Esterno Notte di Marco Bellocchio: un progetto, questo, che vuole ripercorrere le fasi del caso Aldo Moro. L’attrice interpreta infatti Maria Fida Moro e, con un’estrema cura e delicatezza, rappresenta il dolore di una figlia per la perdita del suo papà. Il progetto andrà in onda su il 14, 15 e 17 novembre su Rai Uno. Ce ne ha parlato in questa intervista, raccontandoci anche i suoi futuri progetti lavorativi.
Com’è nato il tuo primo approccio alla recitazione? Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?
Sono sempre andata in teatro, sin da piccola. Ho avuto subito una propensione verso lo spettacolo, la danza e il canto. Stando a teatro e leggendo moltissimo i testi teatrali, ho avuto infatti il desiderio di fare questo lavoro.
Dal 14 novembre sarai su Rai Uno con Esterno Notte: cosa deve aspettarsi il pubblico da questa serie?
E’ un punto di vista diverso da quello che è stato l’evento del caso Moro; non vengono riportati semplicemente gli eventi storici ma si parla anche di un punto di vista personale. Ogni personaggio ha vissuto personalmente questa vicenda. Questo è fondamentale – in questo momento storico – soprattutto per i giovani che non hanno vissuto direttamente quel momento e che non hanno avuto una vicinanza con la storia di Aldo Moro. Attraverso quello che è successo, si può comprendere profondamente. Questo è per me importantissimo, perché è un esempio di come la memoria sia fondamentale.
Interpreti il personaggio di Maria Fida Moro, ossia la figlia di Aldo Moro. Com’è stato impersonare un ruolo così importante? Cosa ti ha lasciato più di tutto il suo personaggio?
Io ho trattato – così come il regista, gli sceneggiatori e tutta la produzione – con estrema cura il dolore di questa famiglia e il dolore della figlia. Lei ha molto a cuore questo evento, ed è stato per me molto emozionante. Si è lavorato sul tema della giustizia e sulla rabbia di essere impotenti dinnanzi alla verità.
Stai collaborando ormai da tempo con il regista Marco Bellocchio: com’è nato il vostro incontro e cosa ti sta lasciando più di tutto professionalmente parlando?
L’incontro è nato nel 2015, quando ho accompagnato una persona ad un suo provino. Mi ha chiesto chi fossi, mi ha fatto un provino e mi ha preso per il film Il Regista di Matrimoni. Non l’avevo mai incontrato e, quando mi sono presentata per il provino, è stato tutto molto naturale. Lui è diventato un punto di riferimento artistico, oltre che un grandissimo Maestro. E’ uno degli artisti più curiosi, aperti e disponibili che abbia mai incontrato.
Da oggi sei impegnata anche a teatro, nello spettacolo Lamnos: di cosa tratta questo show teatrale e quale sarà, secondo te, la reazione del pubblico?
Lamnos è il nome dell’Isola in cui Filottete è stato abbandonato. Vogliamo raccontare ciò che è successo tra gli anni ’50 e ’70 in Grecia: ci fu infatti l’inserimento del regime fascista in quel periodo. Molti intellettuali – che avevano una fede politica – sono stati portati lì e torturati. L’unico momento di libertà era appunto quello di mettere in scena degli spettacoli, in particolare la tragedia di Filottete. Anche questo spettacolo è per me un risveglio alla memoria, e che ci ha permesso di mettere in scena degli ideali molto importanti.
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Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?
Al momento ci sono dei progetti in sospeso, per cui aspetto una conferma. Saremo sicuramente in teatro con uno spettacolo dedicato a Pasolini.