Sconfiggere le barriere e gli ostacoli che incontriamo nel nostro percorso di vita. Anzi, trasformare il buio in luce: così tuffarsi in quella luce, e diventarne costruttrice. Costruttrice di luce. Questo è sicuramente il termine più appropriato per definire Arianna Talamona.
Una nuotatrice paralimpica che, prima di tutto, crede in quello che fa. Specializzata nel dorso e nello stile libero, Arianna ha recentemente trionfato alle Paralimpiadi di Tokyo 2020 riuscendo a vincere diverse medaglie. Ma lei non è solo questo: la giovanissima studia anche Psicologia, e riesce a conciliare lo sport con quest’altra parte della sua vita. E’ inoltre attivissima sui social, e pubblica spesso su Youtube filmati durante i quali consiglia sempre di non arrendersi.
Sì, perché se c’è una cosa che la Talamona conosce molto bene, quella è la forza: è affetta dalla Sindrome di Strumpell – Lorraine sin dalla sua nascita, e questa sua disabilità le ha dato ancora di più la spinta per andare oltre i suoi sogni. Arianna è infatti diventata un esempio per chi pensa di arrendersi e non riesce a trovare il coraggio di realizzare i propri sogni. Perciò, “Grazie Arianna“: a nome di tutta l’Italia!
Ciao Arianna, e benvenuta tra le nostre pagine. Partiamo dalla tua più grande passione: il nuoto. Cosa provi quando sei in acqua e qual è la prima sensazione che senti?
Sicuramente, la prima cosa che sento per la Libertà. L’acqua dà sempre una sensazione di volare. Per me, è inoltre sempre stato un posto per riflettere: quando si è in acqua, si è isolati e si ha la possibilità per conoscersi meglio. E’ quindi sempre stato uno specchio importante per me.
Sei sicuramente un esempio per moltissime persone. Qual è il tuo rapporto con la disabilità?
Il mio è un buonissimo rapporto. Sono disabile sin dalla nascita, e questo mi ha sicuramente aiutato a crescere con la mia disabilità e a conoscermi per quella che sono. La disabilità è ormai diventata per me una caratteristica: fa parte di me, ma non mi contraddistingue come persona. Non sono definita dalla mia disabilità.
Hai all’attivo numerose medaglie e hai trionfato anche in occasione delle Paralimpiadi di Tokyo 2020. Come hai vissuto questa magnifica esperienza? Cosa ti ha lasciato professionalmente parlando?
E’ stata un’esperienza molto difficile, ma sono davvero felice di essere arrivata ad una consapevolezza. Non devo più fare le cose per dimostrare qualcosa, ma sono contenta di quella che sono. Ci sono infatti arrivata a prescindere da quello che succede: è stato sicuramente per me un traguardo molto importante.
Ti sei recentemente laureata in Psicologia: come sei riuscita a conciliare lo studio con lo sport? Cosa ti ha avvicinato maggiormente a questo percorso di studi?
Ho potuto conciliare le due cose grazie a tantissima organizzazione: quando si ha poco tempo, l’unica soluzione è appunto essere organizzati. Mi sono avvicinata alla psicologia perché io principalmente sono stata aiutata da una psicologa. Ho avuto quindi io in primis questo desiderio di aiutare gli altri.
Ti rechi spesso nelle scuole per raccontare la tua esperienza: cosa consigli maggiormente ai giovani?
Consiglio soprattutto diverse possibilità di sbagliare: è normalissimo appunto sbagliare, cadere. E’ questo il modo migliore per imparare. Consiglio inoltre di avere pazienza: si pensa spesso che le cose debbano arrivare subito. I risultati si raggiungono solo avendo tanta pazienza.
Qual è invece il consiglio più spassionato che ti senti di dare a coloro che si stanno approcciando per la prima volta al mondo dello sport?
Avere sicuramente molta pazienza, e farlo per il piacere di farlo. Avere una grande passione e trovare qualcosa che vi piaccia. Altrimenti, non ha alcun senso continuare.
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Quali sono i tuoi futuri progetti lavorativi?
Al momento, sto studiando per un Master. Ho però tanti altri progetti in ballo, e spero che si realizzino presto.
Intervista a cura di Stefania Meneghella