LETTERATURA

Antonella Matranga: “Gli anni ’80? Oggi non è cambiato molto” | La giornalista debutta con il suo primo romanzo Vite in Tempesta

Antonella Matranga è una professionista della parola e, con le parole, ci ha vissuto sin dal primo momento in cui ha messo piede nel mondo.

Originaria di Bari, scrive su D e DLui (La Repubblica) e The Post Internazionale, e ha inoltre realizzato servizi per Report, France 2 e Rai News 24. Dopo una vita dedicata al giornalismo, arriva nelle librerie nazionali con il suo romanzo d’esordio “Vite in tempesta” (Castelvecchi Editore). Una storia di formazione, che racconta di gioventù e di libertà, ma che svela pian piano anche il ruolo della donna nella società degli anni ’80, che non era poi così diversa da quella attuale.


Questo è il tuo romanzo di esordio, ma hai alle spalle numerose esperienze con la carta stampata, i reportage, i programmi radiofonici e televisivi. Com’è stato passare alla scrittura?

La scrittura ha sempre fatto parte della mia vita, non saprei dire quando ho iniziato a scrivere. Sia come reporter che come autrice e intervistatrice. Il romanzo finalmente mi cambia prospettiva, dato che ho sempre scritto di altro. Solitamente sono sempre stata legata al racconto della vita di una persona, con un mio stile giornalistico. Questa volta ho finalmente potuto essere libera di raccontare, attraverso i miei personaggi, una storia, del vissuto, del non vissuto, emozioni, tematiche. La scrittura creativa è libertà assoluta ed è meravigliosa.

Il tuo libro si chiama Vite in Tempesta, e si rivolge sia ai giovani che agli adulti. Dove nasce l’idea per questo lavoro?

L’idea di questo lavoro nasce da molto tempo, dato che è una storia che ho sempre voluto raccontare. Fino a qualche tempo fa, le storie incentrate sui ragazzi di 19 anni erano quasi impossibili. E’ iniziata poi L’Amica Geniale e diverse serie che hanno riportato all’attenzione di tutti le storie di adolescenti. E’ quindi una storia che parla a tutti attraverso le vicissitudini di questi ragazzi. Provo a parlare a tutti: affronta temi come la crescita, la società, il rapporto con gli adulti, le scelte che in qualche modo riguardano l’età e le epoche. E’ molto moderno, nonostante sia ambientato negli anni ’80, ed è un discorso che si fa a tutti. Ci sono lettori adulti che si sono ritrovati, lettori giovani che si ritrovati anche loro in queste vicende. E’ una storia che cresce: questo è il primo capitolo che avrà altri due più avanti, i quali racconteranno questi ragazzi negli ultimi anni 2000. Ritorneremo poi ai giorni nostri, con una generazione Z e con i figli dei protagonisti.

Antonella Matranga si racconta (foto gentilmente concessa dall’autrice) kosmomagazine.it

La storia ruota attorno al periodo degli anni ’80 nella tua città di origine Bari. Come sono stati i tuoi anni ’80?

E’ ambientato negli anni ’80 perché è un’epoca che rispecchia la mia adolescenza. Quello che racconto è ciò che ho vissuto, visto, sentito, percepito. Gli anni ’80 sono molto simili ad oggi, perché si era arrivati dalla pesantezza degli anni passati ad un totale alleggerimento di qualsiasi cosa. C’era l’ossessione dell’apparenza, dato che sono gli anni in cui nasce la tv commerciale. Tutto questo si sente, ma la differenza che rende questo libro importante è la libertà. C’era una notevole distanza dagli adulti, si viveva per strada, per ore senza un telefono, senza possibilità di sicurezze. Le distanze erano veramente tante, e si era liberi anche di sbagliare. Quello che non è cambiato è il giudizio sulle donne: qualsiasi sbaglio di una donna era pagato sulla sua pelle, ieri come oggi.

Si parla appunto di giovani e dei loro sogni che vengono spesso infranti. Uno scenario, questo, che è molto attuale dato il periodo che stiamo vivendo. L’Antonella giovane cosa consiglierebbe alla Te di oggi? E cosa consiglieresti ai giovani di adesso?

La Me giovane di allora era irrequieta e piena di insicurezze, ma anche estremamente libera ed indipendente. Quello che darei come consiglio è quello di contare solo su sé stesse, soprattutto per noi donne. Non dipendere mai da nessun altro, di non distrarsi, concentrarsi sulla propria persona: non è egoismo, è amarsi e volersi bene, prima di voler bene a qualsiasi altro. Concentrarsi su sé stesse e scegliere solo quello che si vuole per sé.

Antonella Matranga si racconta (foto gentilmente concessa dall’autrice) kosmomagazine.it

Quanto il tuo essere barese e pugliese ha influito nel tuo stile letterario? Cosa rappresenta per te Bari?

Non so se il mio essere pugliese abbia influito nel mio stile. L’essere nata in una città aperta sicuramente ha influenzato la mia personalità. Il mare insegna ad essere liberi, ad adattarsi, a star bene con qualunque persona. Questo me l’ha insegnato anche la politica: all’epoca si faceva molto politica, che era fatta da persone adolescenti e giovani. C’erano poi grandi pensatori che arrivavano a parlarci, e questo apriva assolutamente la mente. Secondo me mi ha insegnato questo l’essere barese: stare bene dovunque e con chiunque, ed essere libero. Ha influito certamente il mio amore per la scrittura, ma anche il fatto che io giro città da 35 anni: ho vissuto a Milano, per più di 10 anni a Parigi, ho insegnato all’Università in Sicilia, adesso vivo a Roma. Sono stata anche un reporter in giro per il mondo, e a fare la differenza è stata anche la mia enorme curiosità.

Quali sono i tuoi futuri progetti?

Oltre all’impegno costante con Repubblica e i settimanali, per cui scrivo interviste e, oltre alla scrittura del soggetto di serie che deriva da Vite in Tempesta, sto già scrivendo la scaletta del secondo capitolo del mio libro. Vorrei inoltre tornare in Puglia dopo ben 35 anni: l’idea è quella di mettere in piede una scuola di scrittura creativa, come quella che ha messo in piedi lo scrittore Dave Eggers in America. Vorrei aprire anche una scuola di lettura e una biblioteca di quartiere, in modo da far incanalare ai ragazzi idee e pensieri attraverso la parola.

Published by
Stefania Meneghella