ARTE

Anna Maria Saponaro e Fabio Meneghella, a Bari si inaugura la Bi-Personale: quando la famiglia diventa arte

Anna Maria Saponaro e Fabio Meneghella sono mamma e figlio che, in tutta la loro vita, hanno conosciuto un solo sinonimo di bellezza: Arte.

È stato così che abbiamo conosciuto le loro opere e i loro valori, sempre presenti ad ogni pennello. Entrambi hanno inaugurato la loro prima Bi-personale “L’essenza dei legami” presso la Galleria Art and More di Bari. La critica d’arte è stata curata dalla giornalista Stefania Meneghella.


L’essenza dei legami è quello che è stato costruito anno dopo anno, quando decenni fa Anna Maria Saponaro ha creato un mondo attorno a sé. Si è approcciata all’arte nell’infanzia e non ha più smesso, tanto da diventare lei stessa Arte. Ha rappresentato la propria dimensione interiore sulla tela, facendo tesoro di ogni esperienza vissuta, di ogni gioia e di ogni dolore. Tutte emozioni, queste, che ha accumulato con il tempo e che possiamo leggere e ascoltare semplicemente guardando una sua opera. Diplomata al Liceo Artistico, ha collezionato varie collettive d’arte e ha vinto diversi premi che le hanno permesso di arricchire sempre di più la sua carriera.

Nel 2012 inizia a lavorare per la Galleria Arte&Co Gallerie con sede a Lecce, Milano e Napoli, ma i suoi lavori sono stati presenti anche su vari editoriali come Art Expo di Monaco e Ibiza, nel numero speciale Art Expo esposto al Carrousel du Louvre di Parigi, nella rivista Expo Art di Arte Padova e nel catalogo Lo Stato dell’Arte ai tempi della Biennale di Venezia. L’artista ha inoltre collaborato con la Galleria d’Arte Il Melograno di Livorno e con Lojelo Art Gallery di Volterra. Nel corso degli anni, ha partecipato alla Mostra Internazionale d’Arte Contemporanea “Inside Art” presso la Galerìa Aragò di Barcellona e ha vinto il Premio England Award – Premio Ducato di Cornovaglia Town Hall Looe (Cornwall). È stata presente in diversi festival e manifestazioni culturali, e le sue opere sono oggi custodite in gallerie pubbliche in tutto il mondo, come l’Accademia di Belle Arti in Luxor (Egitto) e in quelle private di vari paesi come Canada, Tunisia, Francia, Stati Uniti, Belgio, Svezia e Portogallo.

La Bipersonale di Meneghella e Saponaro – kosmomagazine.it

Nel corso di tutti questi anni, Saponaro ha trasmesso la sua arte anche nella sua vita privata, tanto che la famiglia che ha costruito è sempre stata immersa in tutta questa bellezza di cui sono fatti i suoi lavori. Il figlio Fabio Meneghella, anche lui artista, ha infatti conseguito una laurea in Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Bari e, anche lui, non ha mai smesso di dipingere. Amante del mondo dell’arte, della scienza e dell’ingegneria, ha sempre fondato la sua arte su questi principi trasformando ogni lavoro in storia da raccontare. Nel corso della sua carriera, ha partecipato all’asta della casa d’Aste Gigarte, ha esposto alla Fiera Internazionale d’Arte ArtePadova e ha collaborato con Onart Gallery di Firenze, con il Melograno Art Gallery di Livorno e con Lojelo Art Gallery di Volterra (Pisa). Le sue opere sono state inoltre esposte in vari paesi del mondo come Roma, Innsbuck (Austria), Barcellona e Palermo, e si trovano ora in diverse collezioni private in Italia e nel mondo tra cui Finlandia, Belgio, Spagna, Stati Uniti, Norvegia e Austria.

Due mondi diversi, quelli di Saponaro e Meneghella, ma che si uniscono dal legame che li lega. Che si uniscono da un unico scopo, quello del sogno per l’arte pura, semplice e fatta di una sensibilità sopraffine che non ha limiti.

L’opera di Anna Maria Saponaro

In una società in cui vige soprattutto l’apparenza e la distanza da tutto ciò che è sensibile, l’arte di Anna Maria Saponaro riprende – inconsciamente – il mondo raccontato dallo scrittore e poeta ottocentesco Paul Valéry. Quest’ultimo è infatti stato, forse, il primo che ha unito la filosofia all’arte della danza e che, in una collettività fatta di spensieratezza ed euforia, è andato oltre il pensiero trasformandolo nel bisogno di movimento e libertà. I tradizionali “filosofi – poeti” intuirono infatti una sorta di unione tra poesia, danza e filosofia, viste come dimensioni differenti ma che si alleavano in un unico scenario. Anna Maria Saponaro ha quindi rappresentato, su tela, questa unione e l’ha fatta sua. Partendo dai concetti filosofici dei grandi pensatori classici – come quelli di Platone, Socrate, Aristotele – ha fuso il proprio pensiero all’importanza e alla necessità della danza, trasformando i protagonisti dei suoi lavori in grandi pensatori. Si susseguono così i valori della libertà, dell’individualità, della ricerca della propria metà, del bisogno di prendere le distanze da tutto ciò che è superfluo ed egoistico.

In un viaggio un po’ auto-biografico un po’ introspettivo, l’artista ha quindi rappresentato la propria idea di maternità nell’opera “Legami”, da cui inizia tutto il nostro percorso. I legami – quelli eterni – sono per lei un modo tutto speciale per unire cielo e terra, per trasformare il senso di vuoto in una pienezza che solo alcuni riescono a provare. Il senso è tutto lì: in quel bambino che nasce, e che porta vita anche dove si vede solo morte. A dimostrarlo è quell’albero che fa da sfondo a tutto lo scenario e a cui lo spettatore non può fare a meno di assistere. Al centro dell’opera c’è una macchia nera, che finisce per diventare azzurra e che non può mai esistere senza la speranza di chi crede davvero nell’eternità dei sentimenti.

Lo stesso si può vedere in “Contrasto d’ali”, che è una sovrapposizione di personaggi e di sogni. Quella di Saponaro diventa un’arte fatta di contrasti, un’arte in cui l’uomo è alla costante ricerca della sua identità: a farne da specchio è l’intensità della fede, che si allontana dal mondo odierno. Umiltà e sfarzo diventano cornice di tutto il lavoro e, in basso, ci sono due anime che non hanno la forza di scoprire la verità e solo chi avrà il coraggio di guardare la sua vera essenza riuscirà a volare. Nell’intera opera si scopre una visione platonica e dantesca, così come la consapevolezza di restare intrappolati in un mondo fatto di acciaio. Durante il viaggio che ci porta alla scoperta della verità, c’è finalmente qualcosa di bello e sono gli occhi di un bambino. Nascono così “Pensieri trasparenti” e “L’arte è l’infinito guardare” che, nella loro semplicità, raffigurano una dolce fanciulla con occhi sinceri e, appunto, trasparenti. Un arcobaleno accarezza il volto della prima, mentre la seconda vive solo d’arte, come per far intendere che la felicità sta davvero nella propria parte fanciullesca e mai cresciuta. Lo stesso si può dire di “Profumi di fanciulla” e di “Piume di sogni”, che non ha bisogno di parole ma solo di sguardi pieni di colori.

L’arte di Anna Maria Saponaro non è però solo dolcezza e sensibilità, ma anche forza e coraggio. I suoi danzatori mostrano i propri muscoli, con cui dimostrano l’importanza di quella forza fisica – e psicologica – necessaria per affrontare tutti i momenti della vita. La piena dimostrazione la si ha in “Aimant” e “La vita è come una corda”, il cui titolo già spiega quello che l’artista ci consiglia di fare per prendere a morsi la propria esistenza. Esistere nonostante le difficoltà, e vivere anche al di là di quello che c’è in superficie. Tra le altre opere non possiamo inoltre non menzionare “Ricostruire”, volto proprio a sanare quello che si è rotto. La danza e la voglia di libertà servono infatti a dare una nuova vita a ciò che è morto già in partenza. Per trasformare quello che ci circonda e per trasformarci, non possiamo infatti perdere di vista il concetto del tempo. È ciò che si può vedere nell’opera “Le ali del tempo”: un tempo che c’è e che esiste in ognuno di noi, ma che può volare via all’improvviso e di cui può restare solo un ricordo. Per affrontarlo, questo tempo in bilico, si deve solo usare tutta la forza che abbiamo in corpo e spogliarci di tutte le paure e di tutti i pensieri che non ci fanno respirare. Un tempo, quello raccontato da Saponaro, che spesso viene anche atteso: “La forza dell’attesa” ci spiega infatti quanto l’aspettare quello che ci fa stare bene possa essere frustante e anche quanto si debba accettare questa condizione per riuscire ad afferrare ciò che si è a lungo atteso e che, spesso, viene chiamato sogno.

Quello che però ci rasserena e, spesso, rassicura è proprio l’arte che ha il potere di farci credere, ogni giorno di più, nella bellezza dell’attesa. La musica è un tema molto importante per l’opera di Anna Maria Saponaro, come si denota nell’opera “Infinito viaggiare”, che le sole corde del violino permettono quindi di viaggiare in posti ignoti ma comunque bellissimi. Nel lavoro “Maschere e volti”, l’artista ha inoltre inserito ognuno di questi temi e li ha trasformati in capolavoro. Danza, libertà, forza, coraggio, sguardi trasparenti, contrasti, speranze, ma soprattutto maschere. La bellezza ha diversi volti, per Anna Maria Saponaro, ma anche diversi colori. “Definire il bello è facile: è ciò che fa disperare”, diceva Paul Valery in un suo scritto. La bellezza ha infatti tante sfaccettature, e bisogna coglierle tutte per scoprire sé stessi. E per farci trasportare da tutto ciò che ci allontana dal superfluo e dall’esteriorità di cui è spesso fatto il mondo.

L’opera di Fabio Meneghella

Dai legami che ha costruito Anna Maria Saponaro, ne sono nati altri molto diversi ma comunque carichi di potenza e intensità. L’arte di Fabio Meneghella si basa su temi scientifici e, per questo motivo, ricorda molto il pensiero dello scrittore, chimico e partigiano Primo Levi. Delle parole, le sue, che sono state spesso rivolte alle anime fragili appartenente a una società che ha dovuto subire la Seconda Guerra Mondiale. Non è però questo che mi ha sempre attirato di questo autore, bensì il suo modo di guardare le cose da un punto di vista ben diverso da quello a cui il popolo era stato abituato.

Laureato in chimica e da sempre appassionato di metodi scientifici e di nuove invenzioni, lo sguardo di Levi era infatti sempre filtrato mediante la scienza e questo è stato un elemento che lo ha sempre contraddistinto. Le sue tematiche mi ricordano infatti – e non poco – l’intento e il modo di dipingere dell’artista Meneghella che, nella sua voglia di surreale, ci fa comprendere che il reale esiste ed è ovunque intorno a noi. Che anche un solo sguardo può essere fatto di vetro e che, nella trasparenza delle nostre anime, riusciamo sempre a guardare da altre prospettive.

L’arte di Fabio Meneghella è però anche un richiamo alle emozioni nascoste, che permette di vedere in trasparenza ciò che non si immagina con gli occhi. Un esempio lo si trova in “Teoria dei codici”, che vuol essere un inno alle diverse personalità. Quasi come un approccio fantascientifico, l’uomo in primo piano rispecchia in pieno i pensieri dello spettatore e resta in equilibrio tra due mondi, vivendo all’unisono con i propri pensieri. Vengono così trasmessi tutta la sua concentrazione e il suo restare individuo pensante. Dietro di lui ci sono invece quei codici che rappresentano l’emblema della sua stessa vita e la base di tutto quello che ha costruito.

L’albero della Vita di Fabio Meneghella (opera in esposizione nella Galleria Art and More durante la Bi-Personale) kosmomagazine.it

L’artista fuoriesce però, improvvisamente, fuori da quella realtà e si sofferma sulle teorie astronomiche. Lo fa con l’opera “Per Aspera Ad Astra” (“Attraverso le asperità sino alle stelle”), in cui l’unico protagonista è quel cielo notturno che spesso ci soffermiamo a guardare. Il corpo si divide in due e, slanciandosi completamente da terra, vola verso il cielo come per dimostrare la necessità di avere le stelle nella propria vita. Il cielo è l’unico luogo in cui potersi rifugiare quando gli ostacoli si presentano all’improvviso, e l’opera di Meneghella è la prova di come tuffarsi completamente nelle stelle possa essere spesso una fonte di salvezza. Solo chi ha conosciuto il potere delle stelle, può infatti aggrapparsi con tutte le forze alla vita.

È quello che ci dimostra il lavoro “L’albero della vita”, considerato un libro colorato, le cui pagine sono da sfogliare attentamente e senza farsi distrarre. L’albero è dietro di noi e ci sorveglia sempre, tanto da farsi trasparente e dalle linee indiscrete e invisibili. Noi siamo lì, di spalle a lui, concentrati sulle nostre paure e fragilità, mentre cerchiamo di dare un pugno artificiale a chi cerca di farci del male. Come un braccio bionico, abbandoniamo infatti la nostra natura per cercare qualcosa che vada oltre: i timori, i momenti di pianto, i dolori, cacciamo tutto attorno a noi. La serenità è quello che ci resta ed è quello che resta negli occhi dei bambini e delle donne dipinti da Meneghella che, con una sensibilità che non ha eguali, riesce a catturare appieno la dolcezza di chi crede ancora nella bellezza dei valori. Nascono così “Harmony”, “Mondo quantistico, Entanglement”, “Mondo Quantistico, effetto Tunnel” e “Princess Marie”.

Nel corso degli anni, l’artista si è inoltre tuffato spesso in un viaggio onirico che ha dato vita a un’arte fatta di profondità e meno artificio. Un esempio lo si ha nell’opera “Illusione onirica. Realtà nella Mente”, che è un vero e proprio viaggio nel cervello umano. La realtà che viviamo è come un mondo colorato, fatto di danzatori e sguardi ciechi. Per questo i nostri corpi si incrociano tra di loro, intrecciandosi e diventando un unico essere. Gli occhi dell’uomo si fanno bianchi, proprio per farci capire che nel sogno non servono gli occhi per vedere, ma solo un’anima per immaginare. L’arte di Fabio Meneghella va insomma guardata ad occhi chiusi, perché solo in questo modo si può riuscire a percepire tutta la sua essenza. Messaggi nascosti, l’umanità che va oltre la Terra, lo sguardo rivolto al cielo: pochi elementi ma che compongono tutto il mondo di cui sono fatte le sue opere.

Vincere la materia è comprenderla, e comprendere la materia è necessario per comprendere l’universo e noi stessi”, disse Paolo Levi in uno dei suoi lavori. Fabio Meneghella lo ha compreso appieno, ed è per questo che la materia la vediamo stampata sulle sue opere e, guardandola, riusciamo a guardare meglio noi stessi. E a farci coinvolgere da ciò che non vediamo ma che, ogni notte, abbiamo ancora la forza di sognare.

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Stefania Meneghella