Anna Gargano ha il fuoco del cinema dentro di sé e si racconta in questa intervista prima di sbarcare al cinema con Michele Placido.
L’attrice ha alle spalle già diverse esperienze in ambito teatrale e cinematografico, e di recente ha sfilato sul Red Carpet durante la Festa del Cinema di Roma. Proprio in quella occasione, è stato presentato il film Eterno Visionario di e con Michele Placido, che racconta la storia del grandissimo autore Luigi Pirandello.
La Gargano si è quindi raccontata in questa intervista, svelandosi sulle pagine di Kosmo Magazine.
Presto sarai al cinema con Eterno Visionario e alle tue spalle ci sono anche altri film a cui hai preso parte, ma quando è nata questa fiammella per la recitazione?
Da quando sono bambina, è sempre stato quello che volevo fare. Inizialmente era per me un gioco, ma andando avanti ho capito che sarebbe stata questa la mia strada. All’età di 18 anni, ho provato per la prima volta a convincere i miei genitori. Io vengo da un paesino del barese, e convincerli è stato un po’ difficile, non perché loro non volessero appoggiarmi ma per paura. Vedevano questo mondo così ignoto e volevano per me un percorso più semplice. Nonostante tutto, ho scelto di seguire questa passione e a 23 anni ho lasciato tutto e mi sono trasferita a Roma. Ho iniziato con il teatro, e poi crescendo ho partecipato a diversi spettacoli. Ho però sempre sognato il cinema, che è sempre stato il mio habitat, non perché io disdegni il teatro. Per me fare teatro è come fare il militare e insegna il rigore: ogni attore dovrebbe fare teatro e non lasciarlo, però sicuramente se mi si chiede quale sia stato il mio primo amore rispondo sicuramente il cinema.
Qual è stata la prima sensazione che hai provato quando sei arrivata su un set?
Tremavo ed ero veramente confusa. Magicamente, durante le riprese, ero già qualcos’altro. Ciò che mi piace è che in quei momenti si annulla tutto e si finisce in una bolla, e c’è l’occasione di essere qualcun altro nel bene e nel male. Dopo c’è stata una forte adrenalina: ricordo che la prima notte non ho dormito, perché volevo fare sempre di più. La magia del cinema è proprio qui, che quei momenti non si ripetono e che c’è tutto in quella volta. A me fa uscire il massimo e diventa un’esperienza molto più intensa.
Al Festival del Cinema di Roma è stato presentato il film Eterno Visionario di e con Michele Placido.
E’ stata un’esperienza stupenda, anche perché anche lì c’è sempre un brivido dell’ignoto per qualcosa di mai affrontato. Questi eventi sono un contenitore molto alto, ed essere lì con Michele Placido mi ha regalato quella magia unica. Affronto tutto di questo lavoro con estrema umiltà e gratitudine assoluta, e voglio sempre portare sullo schermo chi sono io realmente.
Ricordi com’è avvenuto il provino per questa parte?
Solitamente Michele Placido chiede, nei provini, di portare una sola scena che è per noi rappresentativa. Io ho quindi portato un’interpretazione tratta da un film che io adoro e, dopo questo provino, avrei dovuto fare un’attrice della compagnia di Pirandello ed era un ruolo di 4/5 scene. Hanno però sostituito l’attrice principale poiché era incinta, e hanno in seguito dovuto trovare anche una nuova attrice che interpretasse la sorella della protagonista e che le assomigliasse anche fisicamente. Una settimana prima dell’inizio delle riprese mi ha quindi chiamato il mio agente avvisandomi che avevano scelto me. E’ quindi stata una doppia sorpresa, sono stata felice anche perché è un ruolo che ho adorato sin da subito. Una presenza così forte come Pirandello ha portato alcune fragilità nella sua famiglia, e questo mi ha permesso di disegnare un personaggio nell’ombra ma non vittima dell’ombra. Spesso essere sotto i riflettori ti porta ad essere in un modo specifico, e invece nell’ombra non ti vede nessuno. Ho quindi disegnato un personaggio libero e senza pressioni, anche a livello sessuale, dato che rappresento un personaggio fluido.
Cosa ti ha insegnato più di tutto il tuo ruolo?
Sicuramente ad uscire dagli schermi e anche la bellezza di essere libera. Spero che mi abbia insegnato ad essere più indifferente: questo è un argomento che mi sta a cuore proprio perché il film parla della fragilità umana e della consapevolezza di sentirsi fragili, che è il primo passo per stare meglio. Voler essere chi non si può essere non è positivo.
Si parla della storia di Luigi Pirandello, un autore che ha lasciato il segno nel mondo della letteratura ma anche in quello del teatro. Pensi che la cultura italiana sarebbe stata la stessa oggi senza la sua influenza artistica?
Lui ha voluto sempre rappresentare il vero ed è quasi cinematografico teatralmente; rompe queste maschere e raffigura persone. Il suo fascino è quello: nei Sei personaggi in cerca d’autore, dà il vero per ciò che è e all’epoca creò uno scalpore incredibile. Senza giri di parole, porta quello che avviene nella vita: lo sporco, il non detto, il non visto vengono messi in scena. Pirandello era un vero e proprio avanguardista, perché nessuno avrebbe avuto una mente così geniale come la sua.
Quali sono le vostre aspettative sull’uscita del film?
Io sono convinta che il pubblico si emozionerà a vedere questo film, perché quello che avviene in casa avviene in casa di tutti. Ci si ritroverà a pensare sul suo vissuto, e credo che sarà umanamente importante vederlo.
Com’è stato lavorare con Michele Placido?
Più che un regista, è un attore ma è anche una persona molto disponibile, generosa, umile. Ci lascia liberi e, qualora tu non abbia inquadrato delle cose, ha una sensibilità tale che ti ci porta. Mi sono trovata benissimo con lui, anche se ero avvantaggiata perché conoscevo il suo stile, dato che ero stata anche nel suo film su Caravaggio. Ci ha fatto sentire tutti a nostro agio, e per me è un artista molto generoso.