Sto parlando di “Viva più che mai” (Garzanti Editore), nuovo capolavoro del celebre scrittore Andrea Vitali. Un romanzo che sa di fresco, nonostante l’ambientazione epocale, nonostante la sua assoluta capacità di narrarsi autonomamente.
Lo stile di Vitali è uno stile che non passa inosservato, ma che ci dona quella consapevolezza di saperci emozionare sempre. E’ un romanzo che resta già dal primo capitolo, quando il ritrovamento di un cadavere su un lago quasi ci costringe a continuare la lettura incessantemente, affamati di sapere, affamati di scoprire. Una storia che potrebbe sembrare un giallo, ma che è in realtà l’esatto opposto.
E’ proprio questo che cattura della narrazione di Vitali: un mix di generi stilistici, di emozioni contrastanti, di tempi presenti e passati, di luoghi e ambientazioni. E’ un romanzo fatto di contrasti: buio e luce, colori e ombre, amore e odio. Di mistero, appunto. E, nonostante la continua ricerca di ciò che è verità, il mistero ha in sé la bellezza della scoperta. La bellezza è nascosta nelle righe delle pagine; il nostro compito è trovarla e farla divenire nostra.
Ho incontrato l’autore a cui ho avuto il piacere di porre alcune piacevoli domande. Lasciamo la parola a lui e.. buona lettura!
D: Come nasce l’idea per “Viva più che mai”? Da dove ha attinto l’ispirazione?
R: Da un fatto molto lontano negli anni di cui sono stato testimone: l’annegamento di un corpo durante una gara di vela, proprio davanti a me. Oltre alla tragedia la cosa che mi è rimasta impressa e che non ho mai dimenticato, è stata la ricerca del corpo nei giorni da parte dei sommozzatori. E’ stato il motivo scatenante dopo anni di raccontare una storia con questa suggestione.
D: Leggendo le sue pagine, a volte si ha l’impressione che si tratti di un giallo, a volte appare come un vero e proprio romanzo. Come è riuscito a conciliare più generi narrativi in un unico libro?
R: Non sono un giallista, pur essendone un appassionato lettore e soprattutto condizionato dall’idea che nei libri gialli il colpevole salta fuori, mentre nella realtà la cosa è molto diversa. Condizionato da questa idea non sono mai stato tentato dall’idea di scrivere un vero e proprio giallo, che può essere un escamotage per raccontare una storia verosimile dove non viene scoperto il colpevole.
D: Il vero protagonista del romanzo lo definirei il mistero, che si incarna in luoghi e persone. Quanto è presente il mistero nella sua personalità e nella sua vita?
R: Con il passare degli anni il mistero e l’enigma sono sempre più presenti. Lo erano quando facevo il medico, e sono attualmente presenti con le domande cosmiche che ognuno di noi si pone. Il mistero è una cosa che mi attrae sempre di più: il mistero fisiologico del nostro cervello, della nostra coscienza, cose piccole e grandi che sono quotidianamente presenti all’interno della mia giornata.
D: Tra i personaggi che descrive, c’è qualcuno a cui è legato particolarmente? Perché?
R: Sono essenzialmente legato a tutti i personaggi, ma in questa storia mi sento particolarmente legato a due personaggi che compaiono subito: l’ambulante e il Dubbio. Sono persone che fanno parte di una periferia umana che ho sempre amato, un po’ sfortunata e condannata all’arrangiarsi, a non avere un futuro predestinato. Ho avuto modo di conoscere persone con vicissitudini simili, e dal punto di vista umano li sento vicini.
D: Interessanti sono anche i salti temporali che ha utilizzato, i passaggi da presente a passato e viceversa. E’ stata una scelta razionale o del tutto istintiva?
R: Razionale, non è la prima volta che la uso. Ciascun personaggio entra nelle mie storie con il suo passato; si devono presentare al lettore con i fatti e le situazioni che li hanno determinati. E’ un modus operandi assolutamente usuale.
D: Quali sono le differenze e le analogie che riscontra tra Dubbio e Riffa?
R: Le differenze hanno la stessa base di partenza, reagiscono alle difficoltà della vita in maniera opposta: il Dubbio è uno che si ritrae, mentre il Riffa cancella la previsione del futuro per cui gode del presente senza porsi il problema di ciò che capiterà.
D: Qual è il messaggio che spera di trasmettere al lettore?
R: Non ho messaggi da trasmettere; ho l’obiettivo di far appassionare il lettore ad una storia, un messaggio deve essere la volontà di ricerca di un lettore.
D: Cosa consiglierebbe agli autori emergenti alle prese con il loro primo romanzo?
R: Per l’esperienza che ho di autori emergenti ancora inediti, il primo consiglio banale ma indispensabile è quello di leggere i libri altrui, e di rileggere molto spesso ciò che si è scritto, perché uno degli errori è quello di credere di aver svolto un lavoro compiuto nella prima stesura; invece, quanto più si rilegge sé stessi più si trova da modificare. Non bisogna mai credere di essere arrivati ad un lavoro compiuto.
Ringrazio Andrea Vitali per la sua collaborazione e per il tempo che ci ha donato, augurandogli di continuare a sorprenderci e a sorprendersi.
Recensione e intervista a cura di Stefania Meneghella