Andrea Scanzi torna in libreria: lo fa stavolta con un volume che entra nella società e la trasforma. Lo fa lentamente, e grazie al ricordo di uno dei più grandi artisti di questo secolo: Franco Battiato. Il cantautore ha saputo trasmettere un mondo diverso, e lo ha fatto in punta di piedi e senza fare rumore. E’ nato così il libro ‘E ti vengo a cercare‘ (Paperfirst editore), con cui Scanzi ha voluto raccontare dolcemente la vita e le opere del grande Battiato. Una vita nel quale l’autore ha saputo immergersi, assaporando – minuto per minuto – tutta la bellezza dei suoi testi e la magia dei suoi brani.
Partiamo subito dal tuo ultimo libro dedicato a Franco Battiato: dove nasce l’idea di creare questo omaggio al grande cantautore?
Questa idea è diventata un’esigenza, soprattutto quando è andato via. L’ho sempre ascoltato e, in particolare, credo nel Battiato che va dal ’78 al ’98. Mi sembrava bello raccontarlo sia a teatro sia in un libro; è stato molto bello ripartire con lui. Questo libro sta avendo già un grandissimo successo.
Cos’ha rappresentato Franco Battiato per te? Se fosse qui, cosa direbbe nel leggere le tue pagine?
E’ stato un compagno di viaggio nei momenti più belli della mia vita. E’ stato un esempio, un rivoluzionario in servizio permanente. Mi ha insegnato che non bisogna mai adagiarsi sul successo, ma bisogna sempre rischiare. Cosa direbbe? Non lo posso dire. Per quanto avessi potuto conoscerlo, non l’ho mai conosciuto. Forse sarebbe stato incuriosito dalla mia pubblicazione e avrebbe scoperto chiavi di lettura critiche. Spero che non l’avrebbe trovato inutile o banale, ma originale.
Qual è il segno maggiore che ha lasciato Battiato nella nostra società? Qual è il ricordo più bello che conserviamo di lui?
In termini artistici, è stata la rivoluzionalità continua e la capacità di unire l’alto e il basso. ‘La voce del padrone‘ sembra ad esempio commerciale e radiofonico, ma contiene in realtà molti riferimenti metafisici, spirituali e filosofici. Lui era in grado di unire la filosofia con il pop. Il ricordo che conserviamo di lui? Ce ne sono due. In primis, il Battiato che faceva videoclip buffi e divertenti: era infatti pop e autoironico. C’è stato poi il Battiato degli anni ’80 e ’90, che lo si trova ad esempio nel video di ‘Povera Patria‘: lì c’è tutto il dolore, la passione civile, la denuncia sociale, la bellezza di un genio.
Nel tuo libro parli dei vari periodi che Battiato ha attraversato e di come le sue canzoni abbiano sempre lasciato un segno nelle varie fasi della storia. Pensi che la bellezza della sua musica e delle sue parole abbiano influito sul percorso di crescita dell’Italia?
Lo spero, ma non ne sono sicuro. Non mi sembra che questo Paese sia cresciuto particolarmente. Temo che questi artisti (come Battiato o Gaber) siano stati conosciuti superficialmente. Bisogna in realtà comprendere a pieno quello che Battiato ha detto; non ci si deve fermare a lui che parla solo di amore, ma ascoltare nel disco quanto lui ami questo Paese, il mondo, il medioriente, la filosofia, la trascendenza. Bisogna crescere con lui, avere la voglia di crescere e studiare. Di Battiato non tutti hanno compreso quello che ha voluto dire: è importante andare a cercare i significati nascosti nel suo testo.
C’è un brano di Battiato che ti è entrato particolarmente nel cuore?
Ce ne sono tanti ma, se devo sceglierne uno, direi ‘Prospettiva Nievski‘: quando la ascolto piango sempre. E’ stata la prima canzone che ho avuto il coraggio di cantare a teatro; durante le prove abbiamo fatto questo brano e ho iniziato a cantarlo come se fossi a casa mia. Mi fa vibrare e mi fa sistematicamente piangere. Mi affascina molto come sia nata questa canzone: lui ha sempre raccontato che è come se gli fosse caduta dall’alto. Gli cadde improvvisamente addosso questa canzone e, nell’arco di 10 minuti, c’era già tutto: musica e parole.
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Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?
Cerco di portare avanti i progetti che ho adesso: faccio tanta televisione, tanto teatro, scrivo libri, scrivo per Il Fatto Quotidiano. Ci sarà un nuovo programma tv, e spero che nel mio futuro ci siano le stesse cose che ci sono adesso. Dal mese di giugno per un anno, farò poi a tappeto molte tappe di questo spettacolo ‘E ti vengo a cercare‘. Vorrei che diventasse un tour con molte date estive e una bella stagione teatrale da Ottobre e Maggio. Raccontare Battiato mi diverte, mi piace e lo trovo necessario. E’ necessario raccontarlo, proprio perché è uno dei più grandi artisti che l’Italia abbia mai avuto nel ‘900 (e non solo nel ‘900).
Intervista a cura di Stefania Meneghella