Dopo i successi di questi ultimi anni, Andrea Sannino torna sulla scena musicale con il nuovo album Mosaico: un progetto discografico, questo, che vede al suo interno 20 brani e che si divide in due parti. Il disco ha visto la collaborazione di alcuni dei più noti artisti della musica italiana: Clementino, Franco Ricciardi, Gigi Finizio e Mario Biondi. L’artista ce ne ha parlato in questa intervista.
Com’è nato il tuo primo approccio alla musica? Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?
E’ nato molto presto, ero piccolissimo. Papà è un amatore della musica e io lo osservavo spesso: è scattata così la scintilla. Nell’età scolastica, mi accorgevo inoltre che io ero sempre pronto a partecipare alle varie recite scolastiche, a suonare uno strumento, a cantare. A volte penso che sia qualcosa di innato e me ne accorgo anche osservando i miei figli.
Hai raggiunto la popolarità con il brano Abbracciame, che ha ottenuto il disco d’oro nel 2020. Cosa è cambiato da allora e quanto si è evoluta la tua musica?
Napoli è un macro mondo che può regalare la popolarità pur restando legato al mondo locale e napoletano. Fino al 2019, Abbracciame era già molto popolare e mi aveva già cambiato la vita; prima della pandemia, mi esibivo infatti in concerti e avevo spesso la sensazione di essere riuscito a vivere di musica. Quello che è accaduto dopo ha dato una spinta alla canzone, e da lì si è amplificato tutto. Da allora continuo a seguire questa linea.
Parliamo del tuo nuovo album Mosaico: dove nasce l’idea per questo progetto?
Nasce dalla consapevolezza di avere tanti tasselli nel cassetto: c’erano queste canzoni che per me erano diverse le une dalle altre, con sensazioni differenti e che non avevano un filo logico. Ho così compreso che questo è uno specchio di quello che abbiamo vissuto in questo periodo, con tante emozioni altalenanti: paura, tensione, gioia. Questo mi ha fatto pensare a un mosaico gigantesco dove ogni tassello vuole essere al suo posto.
Il disco ha visto la partecipazione di vari artisti molto noti come Mario Biondi, Franco Ricciardi, Gigi Finizio e Clementino. Cosa ti ha lasciato ognuno di loro e qual è l’insegnamento più grande che hai avuto?
Ho capito che la musica è condivisione e che la felicità, quando viene condivisa, dona il doppio. Nel momento in cui ho chiesto loro di duettare con me, si sono subito resi disponibili. Mario Biondi è ad esempio un artista internazionale, e sentirlo cantare nella mia madre lingua è stato qualcosa di sensazionale. Lo ha fatto con un’umiltà e un approccio tali da dimostrarmi sempre più stima, affetto, condivisione. Loro hanno sposato pienamente il concetto di condivisione e di musica.
Cosa c’è di Napoli in te?
C’è tutta Napoli in me, e spero anche io in Napoli. E’ un legame che si instaura dalla nascita; il teatro napoletano è un qualcosa che ti segna da bambino e che non si può togliere dalla propria vita. La musica sei tu, e significherebbe togliere Napoli da te. E’ un vanto, e credo che il concetto di canzone è nato a Napoli: prima c’erano le poesie ma l’abbinamento con la musica è avvenuto in questa Terra. Per me cantare in napoletano sarà un ritorno alle origini.
Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?
Uscirà presto il nuovo singolo che si chiamerà 1985, cioè la mia data di nascita. Negli anni prima ho dedicato un brano alla meravigliosa storia d’amore di mamma e papà, e adesso ho pensato di omaggiare il singolo al momento del mio concepimento. Dal 13 maggio in poi partirà invece il Tour estivo che mi vedrà impegnato nel Sud Italia. Da Dicembre partirà invece un Tour che mi farà esibire nei teatri italiani.