
Farmaci dannosi - kosmomagazine.it
La nuova scoperta ha messo in allarme il settore medico, poiché alcuni farmaci aumenterebbero il rischio di sviluppare la demenza.
La demenza, come sappiamo, è una delle malattie più temute da moltissime persone, soprattutto perché rappresenta un vero e proprio ombrello sotto cui rientra un insieme di sintomi. Chi ne soffre inizia, purtroppo, a perdere progressivamente la memoria, la fluidità del linguaggio e la capacità di ragionamento. Tutto questo comincia ad affievolirsi lentamente, come un fiore nei suoi ultimi giorni di vita. Gli scienziati lo chiamano “declino cognitivo”, un fenomeno progressivo e implacabile che, pian piano, ruba frammenti di identità a un individuo, rendendo le sue attività quotidiane un vero e proprio labirinto inestricabile.
Una delle forme più comuni di demenza è senza dubbio l’Alzheimer, che possiamo paragonare a un vento gelido che disperde i ricordi, lasciando un paesaggio desolato e senza vita. La demenza richiede, inoltre, pazienza infinita, grande empatia e un amore che non deve vacillare di fronte all’oblio. La ricerca, però, continua ad andare avanti: i ricercatori continuano infatti a sperimentare nuove cure per dare un raggio luminoso di speranza ai pazienti.
Un nuovo studio, però, afferma che in commercio esistono farmaci che riducono il rischio di demenza e altri medicinali che, invece, lo aumentano.
I farmaci che aumentano il rischio di demenza
Secondo un nuovo studio, pubblicato su Alzheimer’s and Dementia: Translational Research & Clinical Interventions e ripreso anche da Fox News, l’assunzione di alcuni medicinali potrebbe aumentare il rischio di sviluppare malattie neurodegenerative; altri, invece, potrebbero avere un effetto neuroprotettivo. Stando a quanto riportato dal noto canale televisivo americano, i ricercatori dell’Università di Cambridge e di Exeter, che hanno condotto esperimenti scientifici su oltre 130 milioni di pazienti, hanno scoperto che gli antipsicotici, alcuni farmaci per la pressione e per il diabete, le vitamine, gli integratori e gli antidepressivi (come gli SSRI) possono influenzare il rischio di demenza.

“Abbiamo urgente bisogno di nuovi trattamenti per rallentare la progressione della demenza, se non addirittura per prevenirla“, ha affermato nel comunicato il co-primo autore, il dottor Ben Underwood, del Dipartimento di psichiatria dell’Università di Cambridge e del Cambridgeshire and Peterborough NHS Foundation Trust. “Se riusciamo a trovare farmaci già autorizzati per altre patologie, possiamo avviarli alla sperimentazione e, cosa fondamentale, potremmo renderli disponibili ai pazienti molto più velocemente di quanto faremmo con un farmaco completamente nuovo“, ha continuato il dottore.
Il nuovo studio ha inoltre scoperto che antibiotici, antivirali, anticoagulanti e anticonvulsivanti (farmaci usati per prevenire o curare le crisi convulsive) sono tutti associati a un rischio ridotto di demenza. Persino quattro vaccini (per l’epatite A, il tifo, l’epatite A e il tifo combinati e la difterite) e gli antinfiammatori, come l’ibuprofene, sono associati a un minor rischio di sviluppare la malattia.
“Questa scoperta supporta l’ipotesi che le demenze più comuni possano essere scatenate da infezioni virali o batteriche e avvalora il recente interesse per i vaccini, come il vaccino BCG per la tubercolosi, e la riduzione del rischio di demenza“, hanno scritto i ricercatori nel comunicato.
“L’infiammazione è sempre più considerata un fattore significativo che contribuisce a un’ampia gamma di malattie, e il suo ruolo nella demenza è supportato dal fatto che alcuni geni che aumentano il rischio di demenza fanno parte di percorsi infiammatori“, si legge nel comunicato.
Alcuni farmaci, tuttavia, sono stati associati a un aumento del rischio di demenza, tra cui i farmaci antipsicotici. Negli Stati Uniti sono attualmente approvati due farmaci per il trattamento dell’Alzheimer: il lecanemab (Leqembi) e il donanemab (Kisunla). Entrambi sono anticorpi monoclonali somministrati tramite infusione endovenosa. Agiscono riducendo l’accumulo di placche amiloidi nel cervello, ma sono efficaci solo per chi soffre di Alzheimer in fase iniziale e, secondo gli esperti, hanno il potenziale per causare alcuni gravi effetti collaterali.
Il dottor Chris Vercammen, medico internista presso l’Università della California di San Francisco (UCSF), non è coinvolto nello studio, ma ha ugualmente condiviso la sua reazione ai risultati. “Questa revisione identifica classi di farmaci che sono associate a un aumentato rischio di demenza“, ha detto a Fox News Digital Vercammen, specializzato in geriatria e cure palliative.