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Alice Stocchino, dagli esordi a Hoop Music: “Il mio più grande sogno? Il palco di Sanremo” | La cantante si racconta

Alice Stocchino è una degli artisti presentati dalla Hoop Music, il primo network nazionale di formazione, promozione e discografico la cui direzione artistica è affidata a Red Canzian e che è gestito dal vocal coach Giancarlo Genise. La giovane cantante ha quindi presentato il suo nuovo singolo Guardami, e ce ne ha parlato in questa intervista.


Com’è nato il tuo primo approccio alla musica? Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?

Ho avuto la fortuna di essere nata in una famiglia di musicisti e cantanti, quindi l’imprinting con la musica c’è stato fin da subito. Non saprei neanche definire il momento preciso, perché la musica nella mia vita è un po’ come bere l’acqua, un fatto molto naturale e indispensabile e fin da piccina ho iniziato ad appassionarmi al canto. Infatti, circa all’età di 6 anni ho iniziato a cantare sul palco. I primi pezzi che ho cantato ricordo che sono stati Colpo di fulmine e Out Here on My Own. Poi un giorno indefinito, ho deciso di approcciarmi ad uno strumento e ho scelto il pianoforte. Da lì ho iniziato a scribacchiare canzoni, ovviamente essendo bambina, non è che erano un lavoro eccelso, però ho aperto la strada appunto al cantautorato. A 14 anni decido di cambiare strumento: il basso elettrico. A volte mi chiedono il perché di questo interesse e ci sono tre motivazioni. La prima è il pianoforte. La mia insegnante di piano faceva fare spesso ai suoi alunni pezzi a quattro mani e io mi ritrovavo sempre a fare le parti in chiave di basso, le ottave più gravi, ed ero incaricata di dare il tempo: mi piaceva tantissimo. La seconda riguarda la mia famiglia, che spesso mi ritrovavo ad accompagnare in sala prove, poiché suonavano in diversi gruppi e una bambina da sola a casa non la potevano lasciare ovviamente. Lo strumento che mi incuriosiva di più tra tutti era il basso; sentivo proprio un’attrazione nei suoi confronti. La terza motivazione in realtà la racconto sempre perché mi fa ridere: avendo una voce soprano, ho molti acuti e pochi bassi e quindi mi serviva uno strumento per compensare. A 15 anni ho iniziato a suonare e a cantare in un gruppo al femminile in vari locali di Roma, siamo andate anche in Francia. Il momento in cui ho capito che sarebbe stata la mia strada è stato quando alla domanda “Come ti immagini da grande?”, il mio pensiero è ricaduto sul palcoscenico con quello che mi rende libera e felice, ovvero cantando, suonando o entrambe le cose. Non riesco a pensare a me stessa dentro un ufficio o in qualche altro ambiente lavorativo. Il mio primo pensiero ricade sempre sulla musica e se succede questo, può solo significare che è la strada giusta.

Com’è nata invece la tua avventura in Hoop Music e cosa ti sta lasciando più di tutto questa esperienza?

L’esperienza Hoop Music è nata in un periodo un po’ particolare della mia vita. Nonostante la musica sia sempre stata la mia strada e l’abbia sempre sentita come strada, una parte di me ha sempre avuto paura di non esserne all’altezza; ho quindi fatto altro nel frattempo. Ho provato ad entrare al corso universitario di Psicologia, ma non sono riuscita a passare il test. Così ho deciso di entrare nel corso di Sociologia, università che però in tutta sincerità non mi ha mai appassionata, non mi ha mai resa realmente felice, e sentivo che c’era qualcosa che non andava. Nello stesso periodo ho avuto dei piccoli problemi personali di salute che mi abbattevano e – ultima goccia proprio per riempire questo vaso gigantesco – è arrivato il Covid. Tutto bellissimo. Diciamo che dopo tutto ciò, avevo davvero bisogno di provare qualcosa di diverso e ho scoperto sui social Hoop. Ho deciso così di buttarmi in questa nuova esperienza, in questa nuova avventura ed è proprio grazie a questa che ho iniziato ad avere più sicurezza nelle mie capacità musicali e ho capito che volevo dedicarmi al 100% al mondo della musica e che è sempre stata la strada che ho sempre voluto intraprendere. Tant’è che ho preso una decisione: ho lasciato l’università di Sociologia e mi sto dedicando totalmente a questo mondo.

Parliamo del tuo nuovo singolo Guardami: dove nasce l’idea per questo brano?

Guardami è un grido di battaglia. Dice basta a stereotipi, discriminazioni di genere, molestie e violenza sulle donne. Il brano è stato pensato già da un po’, quando stavo ancora al liceo e iniziavo da ragazza a diventare donna; quindi mi ritrovavo a ricevere commenti poco carini, anche sui social, frasi non molto piacevoli da sentirsi dire. Anche quando vado in giro, ci sono ammiccamenti e commenti non richiesti. In più molto spesso succede che quando vado a suonare e a cantare, si avverte sempre un’aria di supponenza. Sei una ragazza, automaticamente non sei capace; quindi c’è una svalutazione nel mio ambiente lavorativo, poi magari si ricredono, ma all’inizio partono molto male. E ogni donna vive nella sua esperienza questo tipo di situazioni, c’è anche chi si ritrova a viverne di molto più gravi. In un momento di rabbia ho scritto così Guardami ed è un grido di battaglia, perché vuole dire che noi donne siamo molto forti, più forti di quello che crediamo, siamo capaci, potremmo sconfiggere eserciti o governare nazioni e quindi Guardami è un grande urlo che dice basta a tutto ciò e che dice invece “Guarda chi sono io e guarda quanto valgo, perché io valgo”.

Come ti sei approcciata a questo genere musicale? Chi sono stati i tuoi maestri musicali?

In riferimento al mio inedito, il rock è il genere che prediligo di più. Ho ascoltato sempre tanti generi musicali: musica classica, lirica, musical, pop, metal, epic metal, heavy metal, hard rock, gothic metal, funky e ovviamente rock. Anche grazie ai miei genitori, ho potuto scoprire tutti questi generi e sentivo che il rock si avvicinava maggiormente a quella che era la mia personalità e dava un senso di libertà. Quando ascoltavo musica rock ero semplicemente felice e così ho iniziato a suonarla. Quando suono rock sul palcoscenico è pazzesco, ti dà la carica, ti dà vita, anche quando suoni un pezzo che è triste. Ho tratto molta ispirazione dai Queen, dai Pink Floyd, dai Deep Purple, dagli Iron Maiden, dai Nightwish e dai Within Temptation.

Il tuo vocal coach è Giancarlo Genise: cosa ti ha insegnato lui più di tutto?

Giancarlo Genise è l’amministratore di Hoop Music e vigila sulla mia preparazione attraverso la mia vocal coach diretta, Anna Siesto, da lui selezionata tra 100 e oltre vocal coach che fanno parte di questo progetto di formazione discografica. Ovviamente Giancarlo è un professionista, tra i migliori in Italia e pretende giustamente la stessa preparazione dai vocal coach che seleziona per seguirci in tutto il Paese. Segue passo passo la nostra crescita artistica e anche personale, sostenendoci anche e soprattutto nei momenti di difficoltà. L’insegnamento più grande che mi ha dato è sicuramente quello di credere in me stessa, in primis, e che se voglio vivere di musica e con la musica, ci sono tante strade da poter percorrere. Ovviamente se si ha il coraggio di perseguire certi obiettivi, questo implica grandi sacrifici.

Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?

Ora come obiettivo a breve termine, ho intenzione di pubblicare nuovi brani inediti, cercando di farmi conoscere sempre più come artista e far conoscere la mia musica che parla di me, Alice Stocchino, continuando comunque a suonare un po’ in giro per l’Italia. Obiettivo a lungo termine, che si spera sia breve e il prima possibile in realtà, è il palco di Sanremo e tra adesso e questo sogno chi sa cosa può accadere…

Published by
Stefania Meneghella