Dopo il film Ghiaccio realizzato con Fabrizio Moro, Alessio De Leonardis torna nelle vesti di regista con il nuovo documentario “Sarò Franco – Una vita un po’ porno“, un progetto che racconta la vita dell’ex porno attore Franco Trentalance ma con una chiave di lettura che si basa soprattutto sul concetto di libertà. Il film prodotto da 102 Distribution, è disponibile su Prime Video e su CG Tv (la piattaforma streaming di Cecchi Gori). Il regista ci ha incontrato raccontandoci i suoi progetti tra presente e futuro.
Com’è nato il tuo primo approccio al cinema e alla regia? Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?
E’ successo ai tempi del liceo quando, durante l’ora di religione, guardavamo dei film. Dovevamo votare per quale film guardare, e una volta un mio amico propose un film che in realtà non esisteva. Mi costrinse così a girarlo e, una volta pronto, ho pensato che sarebbe potuto diventare qualcosa in più. Ho così iniziato a studiare, e da lì ha avuto inizio l’avventura.
Sei stato il co-regista del film Ghiaccio insieme a Fabrizio Moro, e questa esperienza ti ha fatto vincere il Ciak d’Oro 2022. Com’è stato lavorare con Moro e cosa hai provato nel ricevere questo importante riconoscimento?
Io e Fabrizio siamo grandissimi amici, questo ha sicuramente aiutato anche se generalmente si dice che non si lavora con gli amici. Ho diretto alcuni suoi videoclip e, il nostro, era inizialmente un rapporto professionale. Poi siamo diventati amici e abbiamo trovato il modo di unire amicizia e professionalità. Abbiamo pensato a questo progetto durante il lockdown; avevamo questa idea da un po’ di tempo ma i nostri impegni ci impedivano di pensarci. E’ così nato questo film, l’abbiamo scritto in poco tempo e abbiamo pensato di curare noi la sceneggiatura. Una serie di fortunate coincidenze ci hanno portato ad avere numerose soddisfazioni. Il Ciak d’Oro è stato inaspettato e anche sperato in qualche modo. Ghiaccio è infatti stato un film molto amato dal pubblico, e quel premio è stata la la chiusura di un cerchio molto bello.
Il tuo nuovo progetto si chiama invece Sarò Franco, ed è un omaggio a Franco Trentalance. Dove nasce l’idea per questo documentario?
Questo documentario è nato durante il lockdown, ma i produttori li conosco da un bel po’ di tempo. Era da tempo che mi dicevano di voler raccontare la vita di Franco; ci siamo così incontrati e io ho cercato di capire la motivazione. Conoscendo Franco, ho compreso che avrebbe potuto diventare una cosa che va al di là della pornografia. Ho così trovato in Franco un complice: molto spesso la ricerca della propria libertà può passare attraverso cose che vengono giudicate sbagliate. E’ un lavoro strano, particolare, proibito. Il suo percorso è questo e lui si è realizzato in quell’ambito lì. Il suo sogno era quello di fare il pornoattore e ci è anche riuscito arrivando a livelli importanti. In questo progetto abbiamo così raccontato ed esplorato il concetto di libertà, svelando anche le difficoltà di questo mestiere e di inseguire questo tipo di sogno. La vita privata sicuramente ne risente.
Lui è conosciuto per essere stato un attore pornografico, ma cosa c’è dietro il suo lavoro? Chi è Franco umanamente parlando?
Mi viene da dirti che Franco è una persona molto curiosa, e questo l’ho scoperto conoscendolo. Prima di iniziare a girare, gli sono stato accanto e ho capito quali potessero essere gli aspetti che andassero oltre la professione. E’ una persona colta, conosce arte, libri, autori. E’ divertente perché puoi parlare con lui di qualsiasi cosa. E’ un arciere, fa il coaching, fa tante cose e questo lo rende curioso. E’ inoltre un personaggio che si lascia raccontare con estrema difficoltà. Gli piace raccontare le sue realizzazioni personali e professionali, ma in realtà è ben corazzato.
In questo progetto si parla anche dell’importanza della libertà, che ci permette di guardare oltre i pregiudizi e gli stereotipi che la società imprime. Cosa rappresenta per te la libertà?
La libertà è innanzitutto quella cosa che cerchiamo di inseguire ma è poi difficile riconoscere: è un concetto molto grande che si trova però anche nelle piccole cose. La nostra cultura ci ha inculcato determinati aspetti come il senso di colpa, che è un qualcosa per cui vale la pena combattere per sentirsi liberi. La libertà è un punto di arrivo ma che passa attraverso un percorso molto complicato, di gestione e di conoscenza di sé stessi. Ti senti libero quando sei in pace con la coscienza, quando fai quello che ti serve per te e per gli altri. Essere liberi significa vivere la propria vita senza giudicare quella degli altri, concedere alle persone la libertà di essere sé stessi. Se ti senti libero, rendi libero anche gli altri.
Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?
Stanno per iniziare le riprese di un altro documentario di cui non firmerò la regia, ma sono un autore insieme ad Anselma Dell’Olio. Abbiamo scritto questo progetto, e io curerò con lei la produzione artistica. Inoltre, io e Fabrizio Moro stiamo scrivendo un nuovo film.