Gli Accordi Disaccordi hanno alle spalle più di 10 anni di carriera, e hanno collezionato ben 3000 spettacoli e diverse esperienze in tutto il mondo. La loro musica ha infatti attraversato l’Europa, gli Stati Uniti, l’Australia e gli Emirati Arabi. La band torna adesso con il nuovo album Decanter, e ce ne ha parlato in questa intervista.
Com’è nato il vostro incontro e quando avete capito che avreste potuto lavorare insieme?
Ho conosciuto Dario Berlucchi (sono Alessandro Di Virgilio che scrive) al DAMS Musica di Torino. Ci divertivamo a suonare un pò di blues insieme. Ma l’incontro con Django e la nascita di Accordi Disaccordi sono nati da una curiosa coincidenza. Andai al cinema a vedere il film “Midnight in Paris” di Woody Allen e rimasi incantato dalla colonna sonora del film. Ovviamente si trattava del genere jazz manouche. Da appassionato di chitarra jazz, conoscevo Django, ma non benissimo. Da quel momento mi innamorai della sua musica e dopo aver studiato alcuni brani tipici di questo genere, chiamai Dario e iniziammo a suonare questa musica. Dal quel momento possiamo dire che nasce ufficialmente Accordi Disaccordi (ovviamente anche il nostro nome, non a caso, fa riferimento alla traduzione italiana del film sul jazz manouche di Woody Allen “Sweet and lowdown”). Iniziammo a suonare in strada in due, come artisti di strada, e capimmo da subito la potenzialità di questo progetto. Poco dopo, sentimmo la necessità di introdurre il contrabbasso, definendo così la tipica formazione del trio jazz manouche. Abbiamo trovato il connubio perfetto con l’inserimento di Dario Scopesi ed eccoci qua.
Parliamo del vostro nuovo album Decanter: dove nasce l’idea per queto progetto?
“Decanter” ha richiesto una gestazione di circa tre anni per vedere la luce. L’idea che ne è alla base nasce da un progetto ambizioso, di una nuova ricerca musicale, che ha voluto estraniarsi dal tradizionale jazz manouche, genere con cui siamo nati. Melodie classiche, suoni latini, virtuosismi chitarristici, influenze blues e ballad dai suoni cinematografici, influenzano ciascun brano di questo album, donando ad esso una nuova e ricercata sonorità acustica. In copertina infatti, abbiamo scelto la realizzazione di un piccolo mappamondo, simbolo di come la musica possa essere trasversale ed arrivare a tutti, ma proprio a tutti, non solo ad intenditori ma anche a orecchie profane.
Come vi siete approcciati a questo genere musicale? Chi sono stati i vostri maestri musicali?
Sicuramente Django Reinhardt, l’inventore di questo genere. Inizialmente ascoltavamo tanto jazz manouche (da Django a Bireli Lagrene, da Angelo Debarre a Stochelo Rosenberg) ma pian piano ce ne siamo distaccati. Continuiamo ad amarlo, certo, ma ascoltiamo tanta musica diversa e ci piace farci influenzare dai diversi mondi musicali. Infatti uno dei nostri musicisti più influenti è il chitarrista argentino Gonzalo Bergara, con cui abbiamo avuto il piacere e l’onore di suonare in tour e registrarci insieme un disco in studio (“Live tracks”).
Nel mese di maggio, ci sarà la presentazione live del vostro disco in Germania. Quali sono le vostre aspettative in merito a questo evento e quale sarà secondo voi la reazione del pubblico tedesco?
Siamo sempre curiosi nell’osservare la reazione del pubblico. Abbiamo già suonato diverse volte in Germania e abbiamo avuto a che fare sempre con un popolo caloroso ed accogliente. Siamo sicuri sarà cosi anche questa volta. Non vediamo l’ora di partire in tour!
Avete vissuto diverse esperienze in vari posti del mondo, ma c’è una che vi è rimasta nel cuore più di altri?
Effettivamente portiamo nel cuore tante esperienze varie. Tra le più singolari sicuramente il concerto di qualche anno fa a Magadan, nell’estremo oriente russo. Ricordiamo ancora la temperatura che ci segnalava il taxi, poco prima di arrivare in teatro…-42°! Un altro concerto incredibile, con temperature decisamente diverse, è stato quello di Dicembre a Dubai, che si è svolto al tramonto in pieno deserto. Anche il viaggio a Los Angeles per suonare all’istituto di Cultura Italiana è stato emozionante. Lo diciamo sempre; siamo nati grazie al cinema di Woody Allen e all’ascolto delle sue colonne sonore ispirate al gipsy jazz. Suonare nella capitale mondiale del cinema, per giunta in un vecchio cinema ora adibito a teatro… beh è stato magico.
Quali sono i vostri futuri progetti? Potete anticiparci qualcosa?
Assolutamente si. Dopo una breve tappa in Germania per i primi di maggio, suoneremo in Italia nel nostro tour che stiamo organizzando insieme a Barley Arts. Segnaliamo alcuni dei primi appuntamenti. Ci esibiremo il 26 maggio per il festival èStoria di Gorizia, il 14 giugno al PercFest di Laigueglia (SV) e il 27 giugno a Milano per il Blue Note Off al Diaz 7.