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Perché sono tutti innamorati di Lucio Corsi (foto ig) kosmomagazine.it
Lucio Corsi ha stravolto il Festival di Sanremo e lo ha fatto senza pretendere nulla in cambio. Ecco perché sono tutti innamorati di lui.
“Volevo essere un duro, che non gli importa del futuro“, inizia così il brano che ha portato sul palco dell’Ariston e con cui è arrivato in seconda posizione. Un mondo nuovo, quello costruito dal cantautore, che ha saputo trasformare la propria dimensione in un’immagine onirica e da cui è ormai impossibile fuggire via. L’arte di Corsi ha rappresentato sin da subito un momento di svolta per la musica italiana, quella stessa svolta che avvenne – anni fa – con i due Lucio che hanno contribuito a rendere la nostra Italia un posto bellissimo.
Lucio Dalla e Lucio Battisti sono ancora oggi ricordati per aver dipinto i nostri pensieri con le note e con quelle parole che non sono mai fuggite, nemmeno dalla nostra testa.
Lucio Corsi ha affascinato tutti, ecco perché
Forse ci sono pochi cantanti – o artisti – che riescono a buttarsi a capofitto nei sentimenti e a trasformare ogni attimo in poesia. Serve passione, lavoro, immensità ma serve soprattutto bellezza. “Vivere la vita è un gioco da ragazzi, me lo diceva mamma ed io cadevo giù dagli alberi“, recita così il brano di Lucio Corsi, che parla di chi ha “troppo amore intorno o troppo Sole negli occhiali“. Del resto, basta solo chiudere gli occhi per respirare quell’amore incondizionato di cui è fatto il cantautore e che ha voluto trasmettere a noi, semplici spettatori in attesa di dolcezza.
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La verità è che l’arte di Lucio Corsi è proprio ciò di cui avevamo bisogno in questo periodo. Ma è soprattutto quello che avevamo chiesto a gran voce da anni. Ci servivano parole, ma ci servivano soprattutto persone in grado di raccontare i nostri pensieri in frasi, in grado di tradurre. Lucio Corsi è stato capace, sin dal primo ascolto, di trasformare tutto questo caos che è nella nostra testa in poesia, e non l’ha fatto solo suonando. Lo ha fatto mettendosi completamente a nudo ed esprimendo quella personalità che ormai non si vedeva più da tempo. Che non si riusciva nemmeno a scorgere tra la folla, perché troppo potente l’apparenza di cui siamo fatti.
“Non sono altro che Lucio“, dice alla fine del brano. Quanto sarebbe bello guardarci allo specchio e dire sorridendo: “Non sono altro che io“. Allora spogliarsi di tutti i pensieri, le ansie, il caos di chi ci opprime, i futuri prescritti, i destini sognati. Togliersi tutto e affidarsi alla libertà. Sarebbe magico, e sarebbe anche un miracolo. La musica va al di là di tutto e, alla fine, quello che resta siamo noi con i nostri battiti e la nostra pelle. Niente di più. Grazie Lucio, perché ancora una volta sei stato degno del tuo nome e ci hai insegnato a credere nelle ali che non cascano mai. E che continuano a farci sognare.